Una residenza universitaria (già abitata) e due palazzi in costruzione, il cosiddetto progetto Scalo House, sono stati sequestrati a Milano nell’ambito di una nuova inchiesta sulla gestione urbanistica della città. Quattordici le persone indagate: oltre a costruttori, progettisti e funzionari e dirigenti comunali, anche l’attuale assessore all’Urbanistica a Torino Paolo Mazzoleni, in qualità di ex componente della Commissione paesaggio e anche come firmatario del progetto, e Giovanni Oggioni, ex direttore dello Sportello unico edilizia. Tra i reati contestati nell’inchiesta: abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falso. Questo “sistema di illegalità manipolatoria e di falsificazione ideologica dei titoli edilizi e alterazione del procedimento”, scrive il gip Mattia Fiorentini nel decreto di sequestro, di cui l’ultimo caso “è solo uno dei fulgidi esempi”, non “accenna ad arrestarsi e sembra anzi avere subito un’accelerazione ed essere diventato ancora più pervasivo“. Si tratta del terzo sequestro negli ultimi mesi di cantieri di edifici in costruzione dopo i casi del ‘Giardino Segreto’ in Isola a maggio e delle Residenze Lac di via Cancano affacciate sul Parco delle Cave a luglio.

L’area sequestrata e gli indagati – L’intervento del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano è avvenuto, su richiesta della procura, sull’area all’angolo tra via Valtellina e via Lepontina a Milano. Il progetto in corso di realizzazione presenta, secondo chi indaga, “violazioni della normativa urbanistica, con conseguente quantificazione sottostimata degli oneri di urbanizzazione e un illecito aumento delle superfici e cubature realizzabili”. Personale della Guardia di finanza ha fatto inoltre perquisizioni personali e locali nei confronti di alcuni funzionari e dirigenti comunali e componenti della Commissione per il paesaggio indagati per falso ideologico in atto pubblico e false dichiarazioni sulla identità o su qualità personali proprie o di altri.

Tra gli indagati figurano anche Marco Stanislao Prusiki, “presidente della commissione per il paesaggio, nella seduta del 9 novembre 2019”, quando iniziò il progetto, Ombra Katina Bruno, progettista dello studio Bruno Mazzoleni associati, Andrea Viaroli, dirigente comunale e responsabile del procedimento. E ancora Francesco Mario Carrillo, altro dirigente comunale, Riccardo Rinaldi, tecnico comunale, così come Nicoletta Carriero. Poi, Marco Natale, “legale rappresentante della Lepontina Gestioni srl, proprietaria dell’area fino alla compravendita” con “l’acquirente Green Stone”, Domenico Cefaly e Anselmo De Titta della Green Stone e Alessandro Boe, direttore lavori. Perquisita, ma non indagata anche l’ex assessora all’urbanistica del Comune di Milano e avvocato Ada Lucia De Cesaris. In particolare, la perquisizione “presso terzi” su De Cesaris è relativa ad un’altra indagine, come si legge negli atti, sul progetto immobiliare di via Lamarmora, uno dei tanti al centro delle inchieste della Procura di Milano.

“Operazione di mera speculazione edilizia” – Il gip, sempre nel decreto di sequestro, mette sotto accusa le carenze dell’amministrazione comunale. Al di là della “dichiarazioni di intenti delle circolari numero 3 e 4 di marzo del 2024, dei direttori e dei dirigenti degli uffici dell’edilizia di Milano”, scrive il giudice, “non risulta che nel presente caso e in altri enunciati (via Crescenzago, cortile di via Compagnoni, torre di via Stresa, via Anfiteatro, via della Zecca Vecchia etc.) il Gruppo di lavoro del Direttore e dirigenti abbia rivisto le pratiche e compiuto istruttorie, attenendosi alle indicazioni date dal gip, come era stato, appunto, dichiarato che avrebbe fatto”. Non è dato sapere, si legge ancora, “nemmeno, ad esempio, quali siano state le iniziative del Gruppo in ordine ai numerosissimi casi di costruzioni in cortile, su cui questa Procura aveva chiesto formalmente di essere informata”.

Sul progetto Scalo House, dato che lo studentato è stato già realizzato e sono pure entrati già anche i primi affittuari, il gip ha prima disposto un decreto di sequestro impeditivo, su richiesta dei pm, e poi un altro decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca. L’allarme “specifico”, scrive il giudice, “sta nel fatto che la costruzione di quegli impattanti edifici“, ossia due torri con appartamenti ancora in fase di costruzione, se “portata a compimento, peggiorerebbe ulteriormente la qualità della vita degli abitanti“. La previsione “dell’insediamento nei previsti 65 appartamenti, ancora in corso di costruzione, di circa 180 abitanti, che si aggiungono agli ospiti dei 122 posti letto dello studentato, offre con ancora maggiore immediatezza la dimensione dell’impatto e del carico urbanistico che si avrebbe, qualora venisse consentito il compimento dell’opera e soprattutto se gli abitanti vi si insediassero”. Si tratta, si legge ancora, “di un’operazione di mera speculazione edilizia, la cui unica ragione è la prospettiva della lucrosa rendita che ne sarebbe derivata, ai danni del territorio, degli interessi della comunità dei residenti e del rispetto delle regole che li tutelano“.

“Finanziamento occulto dell’intervento” – Secondo l’accusa, nell’operazione c’è stato un calcolo al ribasso su oneri di urbanizzazione e relativa “monetizzazione”, che ha “comportato un indebito vantaggio all’operatore privato che si sostanzia in una forma di finanziamento occulto dell’intervento”, scrive ancora il gip Fiorentini. Anche in questo caso, come in altri, per costruire sarebbe stata usata la Scia, ossia un’autocertificazione di inizio lavori con tanto, poi, anche di convenzione firmata dai dirigenti comunali e non passata per il Consiglio comunale o la Giunta. Sarebbe mancato, dunque, un piano attuativo che tiene conto di tutti i servizi per la cittadinanza nelle aree in costruzione. Il giudice nel provvedimento evidenzia quanto sia “distante” il valore “stabilito di 428,38 euro al metro quadro” rispetto “ai valori di mercato delle aree fabbricabili” di “1.167,29 euro al metro quadro delle aree per zone residenziali (con permesso di costruire)”. Valore “di gran lunga superiore a quello applicato per la monetizzazione delle aree a standard passato da 346,71 mq del 2010 a 428,38mq del 2022”.

“Gruppi di pressione lucrano sull’edilizia” – Dalle inchieste milanesi sull’urbanistica, scrive ancora il gip, sono emersi “gruppi di pressione che controllano le operazioni immobiliari più lucrative, e che operano attivamente per assicurare il mantenimento di tale sistema”, escludendone “chi non vi appartiene”, e per “impedire che l’azione del Comune venga ricondotta sui binari del rispetto del territorio e della legalità”. E tra gli “appartenenti a tali gruppi non si ha difficoltà a riconoscere l’ex direttore del Sue”, lo Sportello unico edilizia, Giovanni Oggioni, ora vicepresidente della Commissione comunale paesaggio. Il gip Fiorentini spiega anche che la “commissione comunale per il paesaggio” è “espressione di professionisti (architetti) spesso” tra loro “legati”, a cui è stato “attribuito illegittimamente il potere di concedere scostamenti dalle norme del Pgt”, il piano di governo del territorio.

Si tratta di una commissione che, osserva ancora il gip, “non garantisce indipendenza, in quanto organismo composto da professionisti nominati direttamente dal Sindaco, che esercitano la libera professione a Milano, i cui progetti vengono sottoposti alla valutazione della stessa Commissione in osmosi col Sue”. I verbali di staff del “direttore Oggioni”, si legge ancora, “mettono pure in luce” come “operasse contemporaneamente all’interno del Sue e all’esterno, prendendo parte la mattina alle riunioni di staff e alle riunioni dell’Area urbanistica, che lo impegnava nell’elaborazione delle norme della Variante al Pgt del 2012, e al pomeriggio alle riunioni del ‘tavolo c’è Milano da fare’, composto dal medesimo, in qualità di direttore del Sue, da progettisti, in qualità di rappresentanti dell’Ordine degli architetti, da rappresentati di avvocati delle società immobiliari e da imprenditori del settore immobiliare”. Ciò, stigmatizza il giudice, “in un perenne conflitto di interessi, reso evidente sia dalle interpretazioni date da Oggioni ‘contra legem’ e sempre a favore delle maggiori quantità di cubatura da realizzare”.

La “demolizione virtuale” dello studentato – Nell’istruttoria per arrivare a realizzare il maxi progetto immobiliare Scalo House, a Milano, è stata usata, evidenziano i magistrati, anche la curiosa espressione di “virtualmente demolito” per segnalare la costruzione di uno studentato su un edificio che già c’era, in zona scalo Farini. Edificio che, scrive il gip Fiorentini nel decreto di sequestro, “non è stato affatto demolito, bensì totalmente recuperato e trasformato in un lucrativo studentato“. E’ solo uno dei dettagli che emergono dalle oltre 100 pagine del decreto in cui si descriveno passo passo i cinque anni di istruttoria “in tre fasi”, dal 2019 in avanti, su quella “lottizzazione abusiva cartolare, posta in essere per camuffare l’omissione del piano attuativo e la violazione di tutte le norme” e per “conseguire abnormi volumetrie con minimi oneri”. Una operazione di “maquillage giuridico”. I due “nuovi abnormi edifici residenziali”, ossia le torri vicino allo studentato di 13 e 8 piani rispettivamente di 45 e 31 metri, “che hanno riempito il cortile di via Valtellina 38, non potrebbero mai essere considerati una ristrutturazione edilizia”. E hanno pure “beneficiato di un rilevante ampliamento del volume, grazie al riconoscimento alla società operatrice della possibilità della ‘traslazione'” del volume “dell’edificio di via Lepontina, adibito a studentato” col “riconoscimento della pubblica utilità del servizio”. In questo caso, tra l’altro, la Commissione paesaggio aderì alla relazione “del progettista Paolo Mazzoleni” e “dichiarava falsamente che il progetto era adeguato al contesto e ‘che lo spazio aperto preesistente all’intervento non si configurava storicamente come cortile'”. Agli oneri di urbanizzazione del costruttore, inoltre, fu applicato, sempre stando agli atti, uno sconto del 60%.

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