L’esito delle Regionali in Liguria agita il centrosinistra in Emilia-Romagna. E a preoccupare di più non è la sconfitta del “campo largo” – arrivata sul filo di lana – ma l’astensionismo: per scegliere tra Giovanni Toti e Andrea Orlando è andato alle urne meno del 46% degli elettori, un’emorragia che ha penalizzato in particolare i progressisti. “Ovviamente sono dispiaciuto per il risultato del centrosinistra”, dice Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e candidato della coalizione a succedere a Stefano Bonaccini, eletto europarlamentare. “Però”, nota, “la Sardegna era stata vinta per uno zero virgola e sembrava il più grande successo della storia della sinistra mondiale, la Liguria è stata persa sempre per uno zero virgola e non è la fine della sinistra mondiale. L’unica cosa che preoccupa del risultato della Liguria è il dato dell’affluenza”, ammette.
In questi ultimi dieci giorni di campagna elettorale, dunque, la paura più grande del Pd – che rimbalza dai circoli fino al palazzo della Regione – è una partecipazione al voto simile a quella delle Regionali 2014, le prime vinte da Bonaccini. In quell’occasione a recarsi alle urne fu appena il 37,7% degli emiliano-romagnoli, un flop di affluenza mai visto nella roccaforte rossa del centrosinistra. A esprimere il timore in modo chiaro, nei giorni scorsi, è stato lo stesso De Pascale: “Dieci anni fa l’affluenza alle urne alle regionali è scesa sotto il 40%, cinque anni fa, invece, era al 68%. Io temo che la situazione sia più vicina a quella di dieci anni fa” ha detto ospite della Uil, chiedendo a tutti di promuovere il voto. “Anche i sondaggi più favorevoli, quelli commissionati dal Pd, non prevedono più del 55% di affluenza: rischiamo grosso perché l’astensionismo penalizzerà più noi che il centrodestra” ragionano i dem fuori microfono. In pochi credono nel superamento del 50% di votanti: “Il pericolo più grande”, ammettono dal partito, “è che non vadano a votare tutti i cittadini di centrosinistra arrabbiati per via delle alluvioni. Non daranno mai il voto alla destra, ma potrebbero restare a casa”. In particolare, l’ondata di maltempo a Bologna ha scioccato i residenti, convinti da sempre che sotto le Due torri non sarebbe mai potuto capitare un disastro del genere. Nel capoluogo, ammettono dal Pd, “il rischio che l’affluenza crolli è concreto”.
Un altro fattore che fa temere un calo dei votanti è lo scarso appeal della campagna elettorale, una delle più piatte mai viste: l’effetto è una bassissima consapevolezza dell’appuntamento da parte dei cittadini. Rispetto alle ultime Regionali, il livello di scontro è minimo e i confronti praticamente inesistenti, visto anche il rifiuto della candidata civica sostenuta dal centrodestra, Elena Ugolini, a partecipare a un faccia a faccia con lo sfidante. I big nazionali, poi, sono apparsi abbastanza defilati, a differenza di quanto successe nel 2020, quando la campagna per la conquista della Regione lanciata dal leader leghista Matteo Salvini aveva acceso i riflettori sul voto e innescato, in risposta, il fenomeno di piazza delle Sardine, che contribuì in modo decisivo alla conferma di Bonaccini.
A esternare in modo palese la sua preoccupazione in questo senso è “Emilia-Romagna futura“, lista di ispirazione riformista a sostegno della candidatura Di de Pascale, formata da Azione, Partito socialista, +Europa e Partito repubblicano. “Siamo molto preoccupati per il rischio di astensionismo”, ha dichiarato Marco Lombardo, senatore bolognese di Azione. “Non diamo nulla per scontato, perché se le elezioni di cinque anni fa erano caratterizzate dalle Sardine, queste sono un po’ in sordina. Vuoi perché manca il confronto col centrodestra che fa fatica a mettere in campo idee e progetti, vuoi per l’arrabbiatura delle persone che, a causa dell’alluvione, potrebbero decidere di non andare a votare”. E un appello al voto, non certo il primo, è arrivato anche dalla segretaria dem Elly Schlein: “È indubbio che l’astensionismo colpisca di più la sinistra“, ha detto ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, “ma se vogliamo far sì che l’interesse di tutti prevalga su quello di pochi, sempre gli stessi, bisogna che tutti vadano a votare”.