Prima la vittoria di Trump, poi l’invito del segretario generale della Nato Mark Rutte ad alzare fino al 2% del Pil i budget militari per venire incontro ai desiderata del prossimo presidente americano. Da due giorni per i costruttori europei di armi è festa in borsa. La tedesca Rheinmetall, che costruisce tra l’altro i carri armati Leopard, ha chiuso la seduta odierna con un rialzo del 9%, portando il guadagno delle ultime 48 ore vicino al 14%.

Andamento non troppo diverso per l’italiana Leonardo (che con Rheinmetall ha da poco creato una joint venture) che in due sedute ha portato a casa un rialzo del 10%. Le azioni della francese Thales sono salite giovedì del 4% e di quasi l’8% negli ultimi due giorni. L’inglese Bae System ha fatto poco meglio: + 10% tra mercoledì e giovedì. Non molto tempo fa una stima di Bloomberg aveva quantificato in 10mila miliardi in 10 anni la spesa che i paesi del G7 dovrebbero sostenere per riportare i budget per la difesa sui livelli del periodo della guerra fredda.

Chi beneficia nell’immediato di questi rialzi? Il principale azionista di Leonardo è il governo italiano che detiene una quota del 30%. I primi azionisti di Rheinmetall sono invece i colossi della finanza statunitense Capital Research (5%), Fidelity (3%) e Wellington (2,9%). Thales appartiene per il 26% al governo francese e per un altro 26% al gruppo Dassault. Primo azionista di Bae System è invece, di nuovo, l’americana Capital (9%).

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