“I CANTANTI DEI TALENT, STAR IN UNA NOTTE” - 2/4
“Per quanto ne so io ai miei tempi non succedeva che un cantante si fermasse per la salute mentale, ma c’è da dire che in America il sistema è diverso perché è proprio una lotta all’ultimo sangue. Avere successo vuol dire rimanere al top. Non parliamo dei vari o Bob Dylan, ma delle nuove generazioni gli artisti medi… Loro vendono l’anima al diavolo, la moglie, i figli, la madre, il padre, pur di rimanere là, sono macchine da guerra. Per restare in vetta si ammazzano, vivono male a ritmi che io non sopporterei, di uno stress tale… Questo succede perché c’è tanta concorrenza specie tra le donne artiste che vivono, quantomeno quelle che si misurano sulla bellezza o sull’essere più o meno nude e allora bisogna alzare l’asticella per superare la concorrenza. Si punta al target. In Italia succede un po’ meno perché il mercato è più circoscritto, quindi c’è meno competizione, anche se per i talent va fatto in discorso a parte. Lì ci sono cantanti che vanno perché sanno che possono diventare star in una notte. Poi vinci, ti fanno fare un disco e ti promuovono in giro tra radio e tv, senza che tu abbia alle spalle alcuna gavetta. Ti insegnano solo come diventare una icona stando attenti all’abito o al trucco che metti. Ma l’icona non si vede da queste cose. ma dal fatto che hai due coglioni così.
Una volta tutto questo non c’era perché c’era meno competizione e si veniva da una gavetta lunga. In questo modo si sapeva gestire il successo da Guccini a De Andrè, fino a Celentano. Tutta gente che ha suonato nei club con l ‘orchestrina, cantando anche ‘Besame Mucho’. C’era un po’ più di sostanza… Tornando all’oggi c’è un battuta che ho coniato ma che mi fa ridere: per certi giovani il tempo è solo un fatto metereologico e gli accordi sono delle semplici strette di mano!”.