“DOVESSIMO ANDARE IN GUERRA NON VINCEREMMO” - 3/4
“Al fatto che nessuno si indigna più di tanto, nessuno protesta credo accada perché non c’è il senso di unione con una ideologia e delle radici culturali da difendere. Ognuno per svariati motivi, arriva a sera e dice tra sé e sé ‘speriamo vada meglio’. Basta, fine, chiusura delle trasmissioni. Quindi siamo in presenza di gruppi che si sciolgono piano piano strada facendo. Cioè si parte in gruppo poi ognuno se ne va per i cazzi suoi. Non c ‘è più il senso di dire ‘cazzo! Questa cosa che sta succedendo è una cosa grave! Porco il demonio, facciamo sentire, ma tutti insieme!’. L’unica cosa che mi ha dato l’idea di compattezza è stata la protesta degli agricoltori, ma poi nulla più. Penso ai nativi indiani un popolo così bello e così ‘puro e genuino’. Hanno perso la battaglia contro i bianchi perché si sono disuniti. Non sono riusciti a riunirsi in una grande tribù, le tribù si comandavano tra di loro. Agli attivisti contro il cambiamento climatico dico ‘ok volete imbrattare, fatelo’, ma non andate in tre dovete essere in centomila. Imbrattate con le parole, sfondate muri, fatevi ascoltare… Invece anche qui partono magari in cento poi rimangono in tre perché non c’è una ideologia di fondo. Molti seguono, invece, la moda. Quindi alla prima soffiata di vento o al primo freddo si rinchiudono in casa. Se dovessimo andare in guerra. e spero di no, non la vinciamo più.
Non siamo più in grado di vincere la guerra, perché non c’è più un fronte e un ideale comune.