La Procura di Macerata ha riaperto a distanza di 44 anni il fascicolo sulla scomparsa di Jeannette Bishop, l’ex baronessa Rothschild, e della sua assistente Gabriella Guerin, sparite nel nulla nel 1980 sui monti Sibillini. L’ipotesi di reato è quella di omicidio: i pm e i carabinieri del Ros stanno ascoltando decine di testimoni nella […]
La Procura di Macerata ha riaperto a distanza di 44 anni il fascicolo sulla scomparsa di Jeannette Bishop, l’ex baronessa Rothschild, e della sua assistente Gabriella Guerin, sparite nel nulla nel 1980 sui monti Sibillini. L’ipotesi di reato è quella di omicidio: i pm e i carabinieri del Ros stanno ascoltando decine di testimoni nella caserma di Tolentino. Venerdì è stato il turno di Domenico Panunti e Corrado Ermini, i due cacciatori che il 27 gennaio del 1982 trovarono i resti delle due donne in un bosco tra il lago di Fiastra e l’eremo di san Liberato. Panunti è stato protagonista anche di un momento di tensione con i cronisti presenti all’esterno della caserma: alla richiesta di un commento, ha inveito contro la troupe della trasmissione Mediaset Quarto grado, che ha anticipato la notizia della riapertura dell’indagine e stasera andrà in onda con una nuova puntata di approfondimento della vicenda.
Oltre a Panunti ed Ermini sono stati ascoltati anche Antonio Porfiri, figlio del proprietario della casa acquistata dalla baronessa a Sarnano (frazione del comune di Schito), e Gianni Bianchelli, dipendente di un negozio di materiali per l’edilizia, l’ultimo ad aver parlato con le due donne nel pomeriggio del 29 novembre 1980, giorno della scomparsa. Giovedì erano già sfilati in caserma Nazzareno Venanzi, il geometra che aveva ristrutturato la tenuta, sua moglie Maria Francesca Carducci e il cugino Angelo Venanzi. “Abbiamo pensato che questo poteva essere l’ultimo momento per cercare di arrivare alla verità, alla ricostruzione di quei fatti che sono rimasti sospesi. Più passa il tempo e più le persone che potevano essere implicate in questa storia, o esserne a conoscenza, sono destinate a scomparire“, ha spiegato la settimana scorsa all’Ansa il procuratore di Macerata Fabrizio Narbone. “Abbiamo riletto tutti gli atti, andando a vedere se c’erano spiragli per valutare l’esistenza di contraddizioni e abbiamo ritenuto che ci fosse una possibilità di arrivare a trovare la soluzione. I tempi saranno ragionevolmente brevi”, ha promesso.