“Credo che il più grande talento di Jannik sia l’abilità di processare informazioni e trasformarle in azioni. Impara in fretta. Ci sono giocatori conservativi, che non amano cambiare il proprio tennis per la paura di fare passi indietro. Lui è l’opposto: non teme di perdere un paio di match nel tentativo di implementare il suo gioco. In questo ambiente è raro, mi creda”. Queste sono state le prime parole del coach di Sinner, Darren Cahill, intervistato dal Corriere della Sera a un paio di giorni dall’esordio dell’altoatesino alle Atp Finals di Torino. “Il suo superpotere è non aver timore di migliorarsi. Oggi sa giocare in 5-6 modi diversi, sa chiudere il punto col servizio, a rete, giocando sulla riga e dietro la riga, sa usare il drop shot, lo slice, il back. Non sa solo picchiare forte: lo sa fare con intelligenza“, ha aggiunto l’allenatore.

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Sulla programmazione per il 2025: “Cambieremo qualcosina. Il passaggio Miami-terra quest’anno è stato troppo brusco, lo prepareremo meglio, anche per non rischiare infortuni. Tutto continuerà a ruotare intorno agli Slam. L’Atp non ci facilita la vita allungando i Master 1000: alcuni durano due settimane. Così non è facile riposarsi: faremo delle scelte. Jannik deve anche completare la crescita fisica. C’è da dire che si fida molto di me e Simone Vagnozzi”.

Riguardo a chi abbia suggerito a Sinner di partecipare al Six Kings Slam in Arabia: “Quando Jannik ha detto che non è andato a Riad per soldi, è stato frainteso. O forse non si è spiegato bene. La verità è che non aveva mai giocato un’esibizione: si è sempre concentrato sul miglioramento del suo tennis. Conosce le sue priorità. Poi è arrivata un’offerta da Six Kings Slam, con i migliori sei del mondo e molto denaro. Ci siamo consultati come team: perché no? E ha accettato”.

L’australiano è poi tornato sul caso Clostebol: “Dopo quello che ha attraversato, ha capito che nella vita potrà sopravvivere a tutto: nulla può più fargli paura. Due Slam, la stagione chiusa da numero 1: Jannik è d’ispirazione anche per me, che pure sono un coach navigato. Tutti parlano del team che lo circonda, quanto siamo importanti per lui. Ma è vero anche il contrario: il leader è lui, è lui che traccia la via. E se ne è capace, è perché sa di essere innocente: non ha fatto nulla di male. Certo la Wada ha fatto ricorso, dobbiamo attendere la sentenza del Tas. È un argomento serio, non ci scherziamo sopra. Jannik va avanti a testa alta, intanto”. Il coach ha proseguito: “Affronteremo l’appello Wada con uno spirito sereno. Se c’è qualcosa di positivo in questo nuovo processo è che la Wada non ha messo in dubbio che Jannik sia un giocatore pulito e per noi è la cosa più importante. L’ha detto la Wada stessa, appellando: la sostanza trovata nelle urine di Jannik non ha a che vedere con il doping che altera le performance. Non è in discussione la ricostruzione di come sia potuto risultare positivo: un errore di un paio di ex membri del team, senza alcuna responsabilità del giocatore”.

“Sappiamo che la squalifica è una possibilità, ma non c’è nulla che noi si possa fare per cambiare questa situazione. Quindi ci concentriamo sul lavoro quotidiano. Qualsiasi cosa succederà, Jannik l’affronterà con la solita maturità e compostezza. E noi faremo di tutto per proteggerlo“, ha garantito Cahill.

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