Vale mille e quattrocento miliardi di dollari (10mila miliardi di yuan) il maxi piano di sostegno all’economia e alle finanze dei governi locali, varato da Pechino. La misura principale riguarda l’aumento del tetto del debito per i governi locali di 6.000 miliardi di yuan, pari a 840 miliardi di dollari. I finanziamenti dureranno fino al 2028. In questo modo, sarà liberato lo “spazio per i governi locali allo scopo di sviluppare meglio l’economia e di proteggere i mezzi di sostentamento delle persone”. In sostanza il governo centrale si farà carico di parte delle passività delle municipalità, ripianando parte dei debiti ma non iniettando direttamente denaro nell’economia.

Una linea che, nonostante l’ammontare complessivo del piano nella fascia alta delle attese, ha in parte deluso gli investitori che speravano in misure di stimolo diretto all’economia più energiche. Sulle prospettive dell’economia cinese pesa anche il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca con il probabile inasprimento delle barriere commerciali (quelle introdotte nel mandato 2016-2020 sono state comunque tutte confermate dall‘amministrazione Biden). In vista dei futuri scenari avversi, Pechino cerca di risollevare la domanda interna.

Gli enti locali, per fronteggiare l’aumento dei passivi, e con entrate in calo, hanno ridotto gli stipendi dei dipendenti pubblici e accumulato debiti con finanziatori privati. Queste passività verranno ora convertite in debiti con il governo. La crisi debitoria degli enti locali ha comportato una riduzione degli investimenti nell’economia reale a alimentato le pressioni deflazionistiche. Ha pesato molto la crisi dell’immobiliare, visto che le entrate degli enti locali erano in larga parte alimentate dalle aste per l’assegnazione di terreni a scopo residenziale.

Il ministro delle Finanze Lan Foan ha affermato che sono in arrivo ulteriori misure di stimolo. Misure che dovrebbero riguardare soprattutto il settore immobiliare. Il ministro ha accennato ad incentivi per l’acquisto di elettrodomestici ed altri beni. Alla fine dello scorso settembre Pechino aveva varato una serie di interventi per cercare di ridimensionare la crisi dell’immobiliare e il peso dei mutui che grava sulle famiglie riducendone la capacità di spesa per i consumi.

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