Ogni volta che si sta per aprire la stagione venatoria, è uno dei principali bersagli dei cacciatori: “Lì dentro ormai sono tutti animalisti (più spesso, “animalari”, in senso dispregiativo, ndr)”. Ma l’Ispra ultimamente è bersaglio anche di una certa parte politica. Senza ricorrere ai retroscena, è sufficiente prendere le dichiarazioni di esponenti di Lega e Fratelli d’Italia, anche dentro il Parlamento. E se proprio vogliamo andare al di là di ciò che si mette nero su bianco, non è un mistero che da quando si è insediato il governo Meloni due ministeri (Agricoltura e Ambiente) stiano manovrando per condizionare il più possibile l’istituto di ricerca indipendente.
Ma quando si parla di Ispra in relazione alla gestione della fauna selvatica le cose, se possibile, peggiorano ulteriormente. Lo sa chi mesi fa ha chiesto un’intervista ai responsabili dell’istituto proprio sulla caccia e sui rischi, per la tutela della biodiversità, rappresentati dal disegno di legge del Carroccio che intende liberalizzare l’attività venatoria: intervista mai concessa e interlocutori spariti. E lo sa chi in Ispra ha lavorato o, per il ruolo che ricopre, si occupa da sempre di mondo animale. È così che alcuni docenti ed esperti del settore hanno inviato una lettera alla presidente del Consiglio per denunciare come mai come in questi ultimi anni, “Ispra stia subendo attacchi sempre più pressanti e ingiustificati”. Da parte di chi? Del mondo venatorio e armaiolo e della politica che di questi mondi cura gli interessi. La capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, è intervenuta presentando un’interrogazione a Meloni.
Gli scriventi manifestano “una sincera e profonda preoccupazione” e chiedono a Meloni di intervenire. “In premessa – scrivono – vogliamo ricordare che l’Istituto ha seguito una costante e coerente linea direttrice: la caccia è un’attività consentita e regolamentata dalle norme nazionali, europee ed internazionali quale forma di gestione della fauna compatibile con la conservazione di questa risorsa naturale rinnovabile purché rispetti il principio di precauzione ed adotti modalità adeguate. L’Istituto, nelle sue successive denominazioni, non ha mai avuto un atteggiamento ideologico e men che meno penalizzante nei confronti del prelievo venatorio, come è facile constatare dalla lettura delle linee guida, dei piani d’azione, dei documenti tecnici che ha prodotto negli anni e degli stessi pareri forniti alle Amministrazioni nazionali, regionali e locali. Contrariamente a quanto suggerisce una vulgata artatamente diffusa tra i cacciatori, negli ultimi anni in ISPRA non vi è stata alcuna ‘involuzione animalista’”.
Per quanto riguarda i calendari venatori, la loro stesura ha dato luogo “a pesanti quanto ingiustificate critiche da parte di associazioni venatorie e aziende di settore sui pareri rilasciati dall’ISPRA. Si tratta di critiche non basate su un’analisi oggettiva dei dati scientifici che l’Istituto utilizza a supporto dei propri pareri, ma che partono dal presupposto che gli stessi pareri siano viziati da un atteggiamento anticaccia. Duole evidenziare che questi attacchi all’ISPRA sono caratterizzati non già dalla volontà di migliorare la gestione venatoria, in sintonia con i principi della conservazione delle risorse naturali e nell’interesse dell’intera collettività, ma da una sorta di pulsione revanscista in appoggio alle istanze della parte più retriva del mondo venatorio. La cosa più preoccupante è che queste posizioni, visto l’atteggiamento ambiguo quando non di appoggio dichiarato di quasi tutte le associazioni venatorie, invece di essere relegate in un angolo di marginalità risultano maggioritarie”.
Il documento tratta anche, dal punto di vista tecnico, le date di termine del periodo riproduttivo e di inizio della migrazione prenuziale degli uccelli cacciabili, i cosiddetti Key Concepts fissati dall’Unione europea e che condizionano i calendari venatori.
La lettera è firmata da: Silvano Toso, già direttore dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica; Alessandro Bratti, già direttore generale dell’ISPRA; Luigi Boitani, professore onorario, Sapienza Università di Roma; Angelo Giuliani Betti, faunista; Paolo Lanfranchi, già docente Università degli Studi di Milano; Pier Giuseppe Meneguz, docente Università degli Studi di Torino; Gabriele Sperandio, già responsabile comitato scientifico ARCI Caccia; Enzo Valbonesi, già presidente di Federparchi e del Parco nazionale delle foreste Casentinesi; Osvaldo Veneziano, già presidente ARCI Caccia.
Sulla questione, come detto, è intervenuta la deputata Zanella (Avs): “L’Ispra è sotto attacco da tempo. Per di più, le proposte che tendono a demolire la legge 157/92 prevedono anche l’indebolimento del ruolo decisivo dell’istituto. Ricordo che sono aperte procedure di infrazione dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia per il mancato allineamento alle direttive Ue in materia di caccia e di protezione delle specie di uccelli selvatici. Crediamo fortemente nel ruolo e nella professionalità del personale di Ispra e riteniamo che tocchi alla presidente Meloni tutelarli”.
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