Sono due le caratteristiche che connotano il moralismo più bieco e dannoso. La prima riguarda quella che viene chiamata la “doppia morale”, per cui una élite è esclusa dal giudizio rispetto alle norme moralistiche sulla base delle quali viene biasimato tutto il resto del popolo. La seconda concerne una sorta di sindrome paranoide per cui il moralista forma dei giudizi a partire da una costruzione mentale arbitraria (chiamasi anche ideologia). Due episodi tratti dalla cronaca di questi giorni esemplificano alla perfezione a mio avviso le due caratteristiche di cui sopra, e riguardano una sinistra democratica che – non a caso – sta perdendo le elezioni un po’ in tutto il mondo occidentale.
Il primo episodio riguarda il docente e scrittore Christian Raimo, sospeso dall’insegnamento per tre mesi poiché in una manifestazione pubblica ha apostrofato il ministro dell’Istruzione Valditara come “lurido”, “cialtrone” e anello debole della destra di governo, per questo meritevole di essere “colpito” politicamente. Poco tempo prima lo stesso Raimo, parlando stavolta a degli studenti, aveva pronunciato scempiaggini irresponsabili sulla falsariga per cui è giusto e opportuno bastonare i fascisti. Quindi, da una parte si biasima il linguaggio violento, offensivo e irresponsabile di una certa destra, dall’altra decine di intellettuali e artisti – tutti di cultura democratica – intervengono in difesa di Raimo che sarebbe vittima di un regime intollerante della libertà di pensiero e liberticida.
Cosa più triste, ma comprensibile, è che a unirsi alle proteste in difesa dello scrittore siano anche gli studenti della scuola in cui questi insegna. “Non si può venire sospesi per un’opinione”, è il succo della motivazione per la loro protesta. Ma se quell’opinione è violenta, offensiva e irresponsabile (forse la più grave delle imputazioni ascrivibili a un docente, per giunta moralista), come la mettiamo? Condanna senza appello per chi proviene da Destra e assoluzione aprioristica per chi giunge da Sinistra? Se non è doppia morale questa, anche tenendo conto che la libertà di pensiero è cosa nobile, ma nulla ha a che vedere col pensiero in libertà…
Il secondo episodio riguarda la pugile algerina Imane Khelif, medaglia d’oro alle ultime olimpiadi di Parigi in una categoria femminile ma oggetto di molte polemiche perché accusata di avere le caratteristiche cromosomiche, e quindi fisiche, di un uomo.
Queste caratteristiche erano oggettive anche al solo sguardo, ma poiché perfino l’oggettività – o forse proprio questa – sfuma in epoche sciagurate e nichilistiche (“Non esistono fatti, ma solo interpretazioni”, scriveva Nietzsche, maestro del nichilismo contemporaneo), buona aperte della cultura democratica ha voluto cedere alla sindrome paranoide. Quella di chi, in nome di una ideologia cieca di fronte ai dati della realtà, ha esaltato la pugile Khelif e festeggiato per la sua medaglia d’oro in nome dell’emancipazione femminile (sic).
Il guaio, però, è che un articolo recente ha riferito di rapporti e studi in base ai quali la pugile Khelif sarebbe affetta da “5-alpha reductase deficiency”, un disturbo dello sviluppo che colpisce soltanto soggetti biologicamente maschi. Insomma, buona parte della galassia democratica – per altri versi solerte a condannare soprusi, violenze e discriminazioni compiuti da un etereo “patriarcato” contro il genere femminile – si sarebbe battuta animosamente per riconoscere il diritto di un uomo (Khelif avrebbe cromosomi XY, testicoli deformati e soprattutto caratteristiche testosteroniche e fisiche tipiche di un maschio, secondo le fonti e rivelazioni di “Reduxx”, rivista che si definisce femminista) a prendere a pugni delle donne e a sfruttare la propria forza fisica superiore per distruggere i sogni che delle sportive hanno portato avanti a suon di sacrifici.
Soltanto una forma ideologica e distorta potrebbe concepire un abominio del genere – oppure un fattore di business come le Olimpiadi -, una contraddizione talmente grave (se fossero confermate le rivelazioni di “Reduxx”) da far dubitare seriamente della sanità mentale di una società in cui le immagini finte e ritoccate della realtà virtuale hanno compromesso anche la capacità di molte persone di vedere la verità, perfino quella che si presenta con i lineamenti più chiari e definiti.
Queste distorsioni moralistiche della sinistra democratica, è bene però sapere, comportano un prezzo politicamente molto alto: quello per cui il popolo decide di votare a destra, in Europa come negli Stati Uniti (da cui peraltro provengono certe stupidaggini ideologiche che hanno puntualmente contaminato la veltroniana cultura democratica). Essì, perché finché la Sinistra sarà dominata da una cultura “woke” pronta a negare il principio di realtà nonché a esaltarsi per battaglie tanto irrealistiche da reclinare nella contraddittorietà, risultando per altri versi incapace e irrilevante rispetto ai gravi problemi economici e sociali che flagellano una fascia sempre più ampia del popolo, quest’ultimo voterà la Destra. Anche la peggiore.
Se non altro perché una brutta realtà risulta sempre più credibile di una magnifica fantasia.