Si sono conclusi i due giorni di approfondimento sulla Rai, voluti fortemente dalla presidente della commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, per approfondire i temi inerenti la prossima riforma che riguarderà la tv di Stato alla luce del Media Freedom Act, che dovrà essere recepito entro il prossimo 8 agosto, pena una procedura d’infrazione che, sottolinea la senatrice 5 stelle Dolores Bevilacqua, “verrà pagata come al solito dai cittadini italiani”.
“Il cambiamento richiede di evitare di riproporre una logica del passato qual è la contrapposizione tra chi parla di occupazione e chi risponde ad essa con la lottizzazione” è l’auspicio del ministro Urso, che però non dice come superare i vecchi metodi utilizzati dai partiti. E il presidente del Senato, Ignazio La Russa, rivendica “che in passato il pluralismo lo si voleva garantire dando una rete ad uno, una rete ad un altro e la terza rete agli altri e chi non stava tra quei tre si grattava. Io mi sono grattato per tanti anni”.
Floridia ha riunito a Palazzo Giustiniani, per due giorni, professionisti dei media, dirigenti Rai, ministri, esperti internazionali, ma le distanze tra i partiti restano quelle che hanno preceduto l’evento. Ovvero distanze notevoli. Soprattutto per Fratelli d’Italia “il tema della modifica della governance non è la priorità” come afferma la vicepresidente della commissione di Vigilanza, Augusta Montaruli. Sistema di governance che invece per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Alessandro Morelli “è da cambiare”. Il tema del servizio pubblico, il valore del giornalismo all’interno della Rai, gli investimenti, sono stati al centro dei tavoli e dei dibattiti. Ma mentre Noel Curran, direttore dell’European Broadcastin Union mostrava come il canone Rai è tra i più bassi d’Europa, così come gli investimenti complessivi, i partiti di maggioranza dibattono sulla proposta della Lega di ridurre il canone Rai da 90 a 70 euro. Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, non mostra preoccupazioni perché “tanto se il canone si riduce di 20 euro, alla Rai si danno 400 milioni dei soldi dei cittadini”. Operazione bollata come “una vergogna” da Bruno Vespa, che si è confrontato con Giovanni Floris. “Il tetto pubblicitario Rai non si tocca perché bisogna far sopravvivere Mediaset” convergono il direttore de il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio e Franco Bechis, direttore di Open.
Al termine della due giorni il tanto atteso ‘confronto tra leader delle diverse forze politiche’ si riduce alla seconda opzione presente sul programma, ovvero confronto tra gli esponenti della Commissione di Vigilanza per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (che per brevità viene chiamata Commissione parlamentare di Vigilanza RAI, ndr), organismo che per il direttore Travaglio “andrebbe abolito”. Nel dibattito finale più che raccogliere le indicazioni emerse alcuni degli esponenti dei partiti si segnalano per gli attacchi al giornalismo d’inchiesta RAI, con la presidente Floridia che prende le distanze dagli attacchi alla trasmissione ‘Report’. La sintesi più efficace, e forse più spietata, è quella di Gasparri. “Bel convegno, ma tanto poi la riforma la fa il Parlamento”. Cioè i partiti e nulla lascia sperare che ci sia la volontà di mollare la presa dalla Rai. Ipotesi che già in apertura dei lavori Geppi Cucciari aveva definito “fantascienza”