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“I rapper ora vanno nei palazzetti o chiedono 100mila euro per una serata in discoteca. Milano è il far west ho paura ad uscire, se mi accoltellano?”: lo sfogo dell’imprenditore Steven Basalari

L'imprenditore racconta la sua esperienza nel mondo delle discoteche

di F. Q.
“I rapper ora vanno nei palazzetti o chiedono 100mila euro per una serata in discoteca. Milano è il far west ho paura ad uscire, se mi accoltellano?”: lo sfogo dell’imprenditore Steven Basalari

Steven Basalari è popolare sui social sull’onda del milione di follower su TikTok e su Instagram, ma è anche figlio d’arte, il padre Mario infatti è stato il fondatore delle celebre discoteca di Brescia Number One. Steven ha 32 anni e ha seguito le orme del padre nel campo dell’imprenditoria, dell’intrattenimento e delle discoteche. Intercettato da Il Corriere della Sera Brescia ha raccontato del suo rapporto con il mondo del rap, che ha conosciuto anche grazie alle sue attività sulle serate in discoteca. Ne ha due in gestione.

Tutti i cachet sono lievitati alle stelle, – ha rivelato – prima i 15mila euro di cachet per un cantante erano il tetto massimo mentre adesso sono la base di partenza. Si parte da 15mila e si arriva fino a 100mila euro: il rapporto non torna più per un imprenditore, anche se riempio un locale come il mio che può arrivare fino a 9mila presenze. I cantanti che vanno forte nella scena rap-trap, come Sfera Ebbasta, Tony Effe o Lazza, ora non vengono più da noi ma vanno nei palazzetti e non nelle discoteche per la capienza maggiore: così guadagnano più soldi grazie alla popolarità che hanno raggiunto. A noi restano artisti medio piccoli e super inflazionati“.

E ancora: “Da quando ho cavalcato la musica rap e trap, posso dire che alcuni di questi artisti hanno portato movimenti pericolosi nel mondo della musica perché nei loro testi ci sono riferimenti anche alla violenza, che provocano emulazione da parte dei diciassettenni di oggi (…) I giovani oggi hanno un modo diverso di approcciarsi alla vita rispetto alla generazione dei miei genitori: un pugno o una coltellata fuori dalla discoteca per loro è normale, quasi una cosa banale. Io ho tantissimi problemi di questo tipo. Se porto un ospite famoso, devo prendere due ambulanze private, quattro infermieri, 50 buttafuori, chiamare la Questura per avere 6-7 pattuglie fuori dal locale. Negli ultimi anni la situazione è diventata estrema e pericolosa, lo dico contro i miei interessi. Le discoteche, specie quelle grandi, sono in forte crisi: sconsiglio ai giovani di investire questo business”.

Sempre in tema di sicurezza l’imprenditore confessa: “Esco da casa mia a Milano con una collana mi accoltellano, io ho paura ad uscire: ho fatto installare dieci telecamere, un antifurto perimetrale, ho una guardia giurata con la pistola: dove siamo, nel Far West? Lo Stato me la mette in quel posto e io devo anche rischiare di morire?”.

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