Le emissioni prodotte in tre giorni di navigazione dal super-yacht di un miliardario equivalgono a quelle che una persona appartenente all’1% più povero del mondo produce in tutta la sua vita. In generale, in poco più di un’ora e mezza un miliardario emette in atmosfera più CO2 di quella prodotta da una qualsiasi altra persona […]
Le emissioni prodotte in tre giorni di navigazione dal super-yacht di un miliardario equivalgono a quelle che una persona appartenente all’1% più povero del mondo produce in tutta la sua vita. In generale, in poco più di un’ora e mezza un miliardario emette in atmosfera più CO2 di quella prodotta da una qualsiasi altra persona nell’arco di una vita. Il calcolo è di Oxfam, che in un rapporto diffuso alla vigilia della Cop29 in programma a Baku dall’11 novembre ricorda come attraverso i loro investimenti in attività inquinanti e l’uso di jet e super yacht privati in media i super ricchi contribuiscano alla crisi climatica infinitamente più del contribuente medio.
Considerando le emissioni prodotte dall’1% più ricco del mondo a partire dal 1990, il rapporto arriva alla conclusione che hanno prodotto un calo del Pil globale per 2.900 miliardi di dollari dal 1990 ad oggi, ai danni soprattutto dei Paesi più poveri. In più hanno fatto crescere la fame causando, tra il 1990 e il 2023, perdite di raccolti che avrebbero potuto fornire cibo sufficiente a sfamare 14,5 milioni di persone all’anno. Infine, il surriscaldamento globale causa vittime soprattutto nel Sud del mondo. Il 78% dei decessi in eccesso dovuti al caldo fino al 2120 si verificherà nei Paesi a basso e medio-basso reddito.
“Esponenti dei gruppi socio-economici più ricchi hanno maggiori responsabilità, con i propri stili di vita, consumi e scelte di investimento, per l’aggravarsi della crisi climatica”, commenta Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia. “Inoltre, le risorse di cui dispongono garantiscono loro maggiori resilienza e capacità di mitigazione degli impatti avversi dei cambiamenti climatici. Allo stesso tempo milioni di persone che hanno responsabilità ridotte per il collasso climatico ne subiscono le conseguenze più nefaste soprattutto nei contesti più poveri e meno attrezzati per resistere ed adattarsi agli eventi climatici estremi, sempre più frequenti, intensi ed imprevedibili”.
Per questo dalla Cop29 “devono arrivare impegni politici precisi per la riduzione delle emissioni climalteranti, ma anche finanziamenti adeguati per la copertura dei danni arrecati dagli eventi climatici avversi, soprattutto nei Paesi del Sud globale. Serve altresì una strategia coerente di investimenti in grado di favorire una transizione ecologica giusta”.
Oxfam chiede in particolare ai governi di accelerare il phasing out dai combustibili fossili e il passaggio a tecnologie a zero o basse emissioni aggiornando, entro il 2025, gli impegni nazionali sulla riduzione delle emissioni previsti dall’accordo di Parigi e finora del tutto insufficienti; finanziare adeguatamente il fondo per la riparazione di perdite e danni determinati dal cambiamento climatico reso operativo alla COP28 dell’anno scorso che sconta ad oggi promesse di finanziamento irrisorie di 702 milioni di dollari a fronte degli impegni (100 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 a beneficio dei Paesi a basso reddito) assunti alla Cop15 di Copenaghen nel 2009 e non mantenuti; aumentare il prelievo fiscale a carico degli individui più facoltosi e sulle attività inquinanti per recuperare risorse da investire nel finanziamento della transizione ecologica giusta. Un’imposta sui patrimoni di multimilionari e miliardari potrebbe generare un gettito globale di 1.700 miliardi di dollari all’anno. In aggiunta, una wealth tax sugli investimenti in attività inquinanti potrebbe portare altri 100 miliardi.
Secondo la ong sarebbe auspicabile anche mettere al bando o tassare pesantemente consumi di lusso come jet privati, superyacht, suv e viaggi aerei molto frequenti.