La Napoli delle associazioni, delle reti anticamorra, dei sindacati e delle cooperative sociali è scesa in piazza per chiedere un intervento delle Istituzioni di fronte ai numerosi casi di cronaca che sempre più spesso coinvolgono i giovani. L’ultimo solo questa notte, a poche centinaia di metri dal luogo della manifestazione, dove un il 18enne Arcangelo Correra è stato ucciso a colpi di pistola. Più di 180 associazioni hanno risposto presente all’assemblea pubblica ‘Disarmiamo Napoli’ promossa in Piazza del Gesù da Libera Campania in collaborazione con l’Arcidiocesi. All’evento ha aderito anche la Fondazione Fatto Quotidiano, che a Secondigliano ha lanciato un progetto per dare una seconda vita al campo da calcio del parco Laudati di Secondigliano. “La camorra in questa città negli anni ha ucciso oltre 300 vittime innocenti – dice Pasquale Leone, referente di Libera Campania – ma in questo momento storico c’è una violenza mai vista, che va oltre la criminalità, che riguarda ragazzi sempre più giovani, spesso estranei a logiche criminali, ma soprattutto fa paura la diffusione delle armi ormai incontrollata”. “I nostri ospedali – dice il deputato di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli – sono abituati a intervenire su ferite di arma da fuoco o da taglio come se fossimo in guerra, tanto è il numero di casi che si trovano a fronteggiare mediamente. Sarebbe bene – conclude Borrelli – che il ministro Piantedosi se ne renda conto ed intervenga perché finora non ha battuto un colpo”. Un intervento, quello chiesto a gran voce dalle associazioni che però non deve riguardare solo l’inasprimento delle pene o l’aumento dei controlli. “Bisogna partire dalle scuole – dice dal palco padre Alex Zanotelli, il prete che da anni lavora nel quartiere Sanità, uno dei più a rischio della città – c’è bisogno di assistenti sociali, di psicologi. Bisogna investire se vogliamo salvare questi ragazzi”. Investire in strutture e personale prima ancora di militarizzare le strade. È questa la priorità di chi ogni giorno lavora sui territori e nei quartieri difficili. “Oggi in questa piazza ci sono mamme a cui hanno ammazzato il figlio a colpi di pistola per una scarpa pestata – dice Elide Milano della ‘Rete per la sicurezza dei minori’ – è mai possibile che in questa città sia più facile l’accesso alle armi che l’accesso a un libro, a una libreria o a uno spazio di socializzazione? Noi vogliamo risposte”. In piazza del Gesù è stato esposto anche uno striscione con la scritta ‘con l’educazione preveniamo la punizione’. “Lo abbiamo scritto – spiega Ottavia Matichecchia dell’associazione Kaos – perché siamo convinti che se un ragazzo non è moralmente fermato dal togliere la vita a un proprio coetaneo, un inasprimento di pena non lo fermerà. Per questo bisogna puntare sui luoghi di aggregazione e su iniziative che abbiano continuità e che invece non ce ne sono, per avere meno giovani da punire e meno perdite per questa città”.

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