Si chiama “Scuole Sicure” e si traduce con più sistemi di videosorveglianza, più vigili e promozione di “campagne informative volte alla prevenzione e al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti”. È il piano del governo contro la diffusione della droga “nei pressi” degli istituti scolastici. Così cita la circolare del ministero dell’Interno inviata in questi giorni ai prefetti. Il tutto per 1,5 milioni di euro da dividere tra quattordici Comuni capoluogo di Città metropolitana: circa duecento mila euro ciascuno.

Ma attenzione: non è ammesso il finanziamento per la sostituzione o la manutenzione di sistemi di videosorveglianza già realizzati a qualsiasi titolo. Un progetto che non vede nessuno contrario ma che, sottolineano i presidi e l’Osservatorio nazionale adolescenza, non basta perché “serve più prevenzione sin dalla scuola primaria” e “perché lo spaccio non avviene certo davanti le aule ma in piazze ben conosciute dai ragazzi”.

La nota del gabinetto del ministro parla chiaramente di telecamere ma anche di assunzione a tempo determinato di agenti di polizia locale, di pagamento delle prestazioni del loro lavoro straordinario, dell’acquisto di mezzi ed attrezzature e della promozione di campagne informative. È la parola sicurezza a prevalere anche stavolta. Un’idea che piace poco alla vice presidente dell’Osservatorio nazionale adolescenza, Chiara Antonini: “I fondi investiti per il controllo delle nostre città servono sempre ma allo stesso tempo va detto che va fatta più prevenzione a partire dalla scuola primaria. L’età dell’uso degli stupefacenti si è clamorosamente abbassata; serve contrastare questo fenomeno rendendo i giovani più consapevoli fin da bambini”.

Antonini che con la presidente Maura Manca, frequenta le scuole chiede più formazione sul tema non solo per gli studenti ma per gli insegnanti, gli educatori, gli allenatori sportivi: “Serve un coinvolgimento a 360 gradi. Gli incontri nelle scuole non possono essere uno spot ma vanno inseriti all’interno di una strategia complessiva”. Del tutto contraria al piano del governo, la dirigente Giovanna Mezzatesta a capo del liceo Bottoni di Milano: “È vero che nelle scuole esiste la droga ma i ragazzi sanno dove procurarsela e non certo davanti ai nostri edifici. Le telecamere, inoltre, che già abbiamo come sistema d’allarme spesso non funzionano proprio perché manca la manutenzione”.

Un’altra voce critica è quella del preside Ludovico Arte, del professionale Marco Polo di Firenze: “Ho detto no ai cani anti droga nella mia scuola e ho qualche perplessità sull’uso dei sistemi di video sorveglianza all’interno e all’esterno delle aule. Credo serva un lavoro educativo non certo securitario”. In linea con il Governo è, invece, l’associazione nazionale presidi. Il numero uno dell’Anp, Antonello Giannelli dice a IlFattoQuotidiano.it: “Sono assolutamente d’accordo sull’installazione di telecamere contro lo spaccio perché servono da deterrente. È un intervento utile così come lo sono i tanti progetti di prevenzione che già mettiamo in atto”.

Così, infine, la presidente dell’Anp Lazio, Cristina Costarelli, dirigente del liceo Newton di Roma: “Non è una soluzione ma è un aiuto importante non solo nei confronti della diffusione della droga ma anche contro i fenomeni di furto. A Roma molte scuole sono state devastate quest’anno”.

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