“Che guaio ho combinato. Non pensavo che fosse vera, non avevo mai visto una pistola prima. Stavamo giocando. Ho capito tutto solo quando ho visto il sangue sul corpo di Arcangelo. Non volevo, non volevo”. Con queste parole, il 19enne Renato Benedetto Caiafa ha raccontato agli inquirenti la sequenza di eventi che ha portato alla morte dell’amico, Arcangelo Correra, il giovane deceduto a Napoli dopo essere stato colpito da uno sparo alla testa.

Caiafa è stato fermato perché accusato dei reati di porto e detenzione di arma clandestina e ricettazione, inoltre è indagato a piede libero anche per omicidio colposo. Nella giornata di ieri si è presentato spontaneamente in questura, accompagnato dall’avvocata Antonella Recano, per ricostruire la dinamica di quello che sembra un incidente. Come riportato da La Repubblica, il giovane, visibilmente scosso e in lacrime, ha confermato l’ipotesi iniziale degli investigatori: il colpo sarebbe partito per errore mentre maneggiava la pistola.

Secondo la sua versione, il 19enne avrebbe notato l’arma posata su un pneumatico di un’auto e l’avrebbe presa, pensando che fosse “finta”, per giocare. Solo al momento dello sparo, resosi conto della gravità della situazione vedendo l’amico a terra e sanguinante, ha cercato di portarlo in ospedale, dove però il giovane non ce l’ha fatta. Le indagini proseguono per chiarire i dettagli dell’accaduto, mentre la posizione di Caiafa è ora al vaglio del giudice per la convalida del fermo.

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