di Rete dei Santuari di Animali Liberi*

La Rete dei Santuari ha, fin dalla sua nascita, sempre avuto l’obiettivo di ottenere il riconoscimento giuridico dei santuari stessi e uno status diverso per gli animali rifugiati, in modo che non fossero più “animali da reddito”.

In principio, infatti, e per lungo tempo i santuari furono, in tutto e per tutto, considerati allevamenti. E come tali venivano trattati. Il fatto che un santuario fosse equiparato e trattato dalla norma come un allevamento ha sempre posto alcuni problemi burocratici e gestionali, spesso irrisolvibili, con grave dispendio di energie e tempo da parte dei gestori dei santuari e significative difficoltà da parte dei Servizi Veterinari delle Asl dei vari territori, nello sforzo continuo di adeguamento a procedure spesso difficilmente attuabili su animali liberi e non contenuti in gabbie o spazi confinati e soprattutto su animali che non verranno mai trasformati in cibo.

Ma, ancor di più, esisteva un motivo significativo e sostanziale per cui abbiamo sempre desiderato non essere considerati allevamenti.
La ragione politica.

Non siamo mai stati allevamenti, ma sempre l’esatto contrario. Ospitiamo animali sterilizzati che non possono riprodursi. Non esiste compravendita né alcun profitto. Ogni animale residente viene considerato (e d’altronde, a tutti gli effetti, è) un soggetto unico al mondo. Non una cosa o un prodotto. Gli animali nei santuari non sono da reddito ma diventano da debito.

Il nostro percorso inizia nel 2012, quando dichiarammo al Ministero della Salute l’esistenza dei santuari, e la loro specificità rispetto agli allevamenti. Da allora sono passati parecchi anni. Parti dei nostri contenuti e delle nostre istanze sono state accolte e recepite, compiendo importanti passi verso l’obiettivo finale.

La strada individuata è stata quella dell’estensione del doppio status (dpa e non dpa), prima valido solo per il cavallo, a tutti gli animali da reddito. L’istituzione di un’anagrafica specifica, dedicata: non dpa, ovvero dei “rifugiati”. L’identificazione tramite microchip, al posto della marca auricolare. E una logica del farmaco diversa, simile a quella dei “pet”, attenta al benessere e alla cura del singolo soggetto.

Così, passo dopo passo, nel 2022 escono in Gazzetta Ufficiale i decreti di recepimento del regolamento europeo 2016/429. In particolare, nel Decreto legislativo 134 del 5.08.22, che detta disposizioni in materia di riorganizzazione del sistema di identificazione e registrazione degli animali e delle strutture che li ospitano, all’articolo 2, comma z, sotto comma bb, per la prima volta si parla di stabilimento (non allevamento) con orientamento produttivo NON DPA per la detenzione di animali con finalità diverse dagli usi zootecnici e dalla produzione di alimenti.

Viene successivamente emanato il decreto ministeriale del 7 marzo 2023, pubblicato il 16 maggio in gazzetta ufficiale. In esso leggiamo, per la prima volta, la parola “santuari”. Il Manuale Operativo, facendo riferimento al decreto legislativo 134 del 2022, elenca e descrive le diverse strutture che detengono e, nel nostro caso, ospitano, animali. Ed è a pagina 23, precisamente al punto 12, comma 3, sottopunto C che, tra le sotto voci del “Rifugio per animali diversi da cani, gatti e furetti” si trova e descrive il Rifugio permanente (così detto santuario) che ricovera bovini, equini, ovini, caprini, suini, ecc.

Sulla carta sembra tutto un sogno. Tutto risolto. Ogni cosa al suo posto. Ma drammatiche contraddizioni lanciate contro i nostri cancelli ci han fatto fare un gelido bagno di crudele realtà.

A settembre 2023 la Peste Suina Africana è entrata in un santuario della Rete dei Santuari, il progetto Cuori Liberi di Sairano, in provincia di Pavia. La gestione dell’emergenza da parte delle autorità è stata identica a quella messa in atto negli allevamenti colpiti dal virus: lo “stamping out”, ovvero l’uccisione di tutti i suidi, sani e malati, laddove viene riscontrato un focolaio. A nulla è servito il riconoscimento ottenuto pochi mesi prima. A nulla sono serviti i ricorsi, le richieste di sospensione dell’ordinanza, il presidio permanente, il tentativo di fermare la strage.

Di fronte ad un’emergenza (che in questo caso non è sanitaria ma commerciale) quegli animali sottratti dall’industria della carne, a cui è stata data dignità e una possibilità di riscatto, vengono ringhiottiti in quella macchina di morte e sfruttamento, senza possibilità di scampo. E così il tempo dei festeggiamenti per il riconoscimento giuridico tanto atteso è durato ben poco.

Ora l’obiettivo principale e urgente è un altro: tutelare i residenti nei santuari. Ottenere deroghe valide in caso di emergenza sanitaria. I santuari non sono allevamenti, non lo sono mai stati e non lo saranno mai. E gli abitanti nei santuari devono godere di una gestione differente in qualsiasi situazione.

Dal 20 settembre 2023 chiediamo queste deroghe. Siamo tornati, di nuovo, al Ministero della Salute, là dove tutto era iniziato. Ci hanno promesso risposte che, ad oggi, non sono ancora arrivate. Nessuna soluzione. Solo una strada, tutta in salita. Ancora una volta. Ma siamo in cammino e non ci fermeremo.

* La Rete dei Santuari di Animali Liberi è un network che riunisce e coordina rifugi per animali così detti da reddito, scampati all’industria della carne. Attualmente conta 26 santuari aderenti, disseminati per tutto il Paese, isole comprese. In essi, in questo preciso momento, risiedono più di 3400 animali, liberati dalla politica di dominio che agisce sugli animali nella nostra società e dall’industria zootecnica. I santuari della Rete non sono solo semplici rifugi. Sono antispecisti. Antifascisti. Per tanto si trasformano in spazi politici di resistenza, pace e libertà, in cui ogni animale torna ad essere ciò che è: ovvero una persona. Un individuo, unico al mondo.
Nei santuari si pratica la Cura e ha luogo un’economia al contrario, in cui quelli che, da tutto il mondo, sono considerati animali da reddito, diventano animali da “debito”, in quanto cessano di creare profitto e devono essere mantenuti (per cui costituiscono un impegno, un debito) da chi gestisce i santuari. E, così, gli animali che, per millenni di domesticazione, sono stati costretti a lavorare per l’uomo, si riposano e sono gli umani a lavorare per loro.

www.anmaliliberi.org, ig@retedeisantuari_official, fb @retesantuari

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