Cronaca

In Sicilia è emergenza siccità pure a novembre: nella diga Ancipa sta finendo l’acqua, tagliata l’erogazione. I cittadini: ‘Non possiamo lavarci’

L’Ancipa, la diga artificiale sui monti Nebrodi, è ormai agli sgoccioli: avrà acqua solo per 5 comuni e soltanto per 80 giorni ancora. L’emergenza siccità in Sicilia non solo non accenna ad arretrare ma si aggrava, nonostante l’allarme sulla carenza di piogge sia stato lanciato già lo scorso gennaio. E dopo mesi di tavoli tecnici, la tensione politica arriva alle stelle, tra denunce, bocciature, richieste di dimissioni e di istituzione di commissioni d’inchiesta sulla gestione dell’acqua.

La polemica politica – L’ultima dichiarazione di fuoco arriva dallo stesso presidente della Regione, Renato Schifani, che, intervenendo all’Assemblea regionale siciliana, ha bocciato sonoramente l’operato del commissario straordinario per l’emergenza siccità, Nicola Dell’Acqua: “Il nostro atteggiamento allo stato attuale nei confronti dell’attività svolta dal commissario, devo dirlo in quest’aula, è estremamente negativo, me ne assumo la responsabilità”, sono le parole del presidente siciliano, intervenendo giovedì mattina in Aula. Una stroncatura netta: “Lo stimolo a esercitare i poteri che ha attraverso un decreto legge che lo ha nominato”, ha aggiunto Schifani. “Una volta tanto non possiamo che concordare totalmente con Schifani. L’azione, o meglio inazione, di Dell’Acqua finora è stata assolutamente inefficace. Se i rubinetti in mezza Sicilia sono ancora a secco è anche colpa sua. È ora che sia rimosso”, hanno commentato i deputati del M5S all’Ars Angelo Cambiano e Nuccio Di Paola.

La protesta dei cittadini – La situazione è, d’altronde, in continuo peggioramento: dal 15 novembre la dica Ancipa comincerà a erogare acqua solo in cinque comuni (Troina, Cerami, Nicosia, Sperlinga, Gagliano) mentre normalmente sono 22. Una soluzione tampone: l’acqua basterà soltanto per 80 giorni ancora. E già da settimane la popolazione locale riceve l’erogazione soltanto una volta ogni sette giorni. Per questo mercoledì mattina alcuni cittadini dei comuni di Agrigento, Enna e Caltanissetta hanno manifestato di fronte a Palazzo d’Orléans a Palermo, sede del governo regionale: “Non abbiamo l’acqua per lavarci”, hanno gridato i manifestanti. E dopo le proteste arrivano anche le denunce per una situazione che “sta mettendo a nudo le gravissime falle presenti nell’intera filiera dei sistemi di governo delle risorse idriche e della gestione del servizio idrico integrato nella Regione Sicilia”, tuona Fabio Bruno, presidente del Movimento per la difesa dei territori, un’associazione di Nicosia, in provincia di Enna, che riunisce un gruppo di professionisti che costantemente monitorano l’emergenza. Bruno poi spiega: “A luglio del 2023 l’Ancipa contava 26 milioni di metro cubi, l’ultimo rilievo del 21 ottobre 2024 conta un milione di metri cubi d’acqua: vogliamo sapere come hanno fatto a sperperare 25 milioni di mc d’acqua in soli 15 mesi, dal primo luglio del 2023 al primo novembre di quest’anno, sembra evidente che il fornitore Siciliacque non abbia gestito bene la risorsa, e l’organismo di controllo, l’Autorità di Bacino, non sia intervenuto prontamente per evitare che si arrivasse a questo punto, l’invaso ormai quasi a zero e i cittadini con l’acqua corrente solo ogni 7 giorni (e tra poco senza)”. Secondo Beppe Amato di Legambiente “non hanno un piano B, e questo è gravissimo”.

Il caso dei pesci immobili – Ismaele La Vardera, consigliere regionale del gruppo Misto, ha inviato una richiesta per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione dell’Acqua: “Ho presentato una richiesta ufficiale a giugno e non ho mai ricevuto risposta. La Sicilia è a secco, ma aziende private usano i nostri pozzi. Si istituisca una commissione d’inchiesta”, dice il politico. Il riferimento è alla concessione trentennale della Regione Siciliana che – come ha raccontato ilfattoquotidiano.it -permette alla AcquaVera Spa d’imbottigliare venti litri al secondo alla sorgente di Santo Stefano di Quisquina. Ci sono problemi anche di trasparenza, secondo il comitato: “I dati vengono pubblicati in ritardo e sono parziali – spiega Bruno – Abbiamo richiesto l’accesso agli atti a Siciliacque e all’Autorità di Bacino ma non abbiamo ancora avuto riscontro, abbiamo chiesto al Presidente della Regione di farsi garante per la risoluzione della crisi idrica e nell’immediato che si trovi una soluzione per evitare che si debba ricorrere alle autobotti quando il servizio sarà interrotto”. Intanto le immagini dell’Ancipa mostrano un progressivo prosciugamento della diga. Alcune di queste immagini mostrano un banco di pesci immobili, una delle ipotesi studiate nei tavoli tecnici regionali era stata quella di trasferirli in altre dighe. L’ambientalista Amato avverte: “Temiamo che così l’ecosistema della diga possa essere alterato e con questa la salubrità dell’acqua: bisogna trovare alternative vere”.