La vittoria di Trump, e cioè della peggiore oligarchia americana capace di manovrare le masse, ha reso attuale una affermazione di Shakespeare, secondo il quale caratteristica della umanità è che sovente “dei pazzi guidano i ciechi” (traggo la citazione da un bellissimo articolo di Tomaso Montanari, sul Venerdì di Repubblica, del 25 ottobre 2024). È proprio quello che sta avvenendo oggi, dopo che i potentati economici mondiali si sono accaparrati la benevolenza di moltissimi governanti (come è avvenuto in Italia dal 1981 fino ai nostri giorni) e si sono impadroniti dei mezzi di comunicazione per influenzare le masse, sfruttando il dato psicologico secondo il quale la gente trova molto più comodo abbandonarsi all’ “egoismo”, anziché all’ “altruismo” e alla “solidarietà”, diventando “indifferenti” e praticamente “abulici”. Ed è proprio questa “indifferenza” che maggiormente preoccupa. Si pensi che a Valencia, solo per fare un esempio, la crisi climatica ha provocato 217 vittime e circa 100 dispersi quasi certamente seppelliti dal fango, mentre sono molti quelli che ancora credono ai “negazionisti” e se la prendono con i governanti di turno. E gli esempi, lo si creda, potrebbero continuare all’infinito.
E, se ben si guarda, la causa prima che ha generato questo disastro globale è da ricercarsi nel sistema economico neoliberista, che ha sostituito la “solidarietà” e la “cooperazione”, con la “competitività” e la “concorrenza”, dando forza all’egoismo e all’istinto di sopraffazione. Non ci si deve dimenticare, infatti, che le necessità dell’uomo legate alla sua sopravvivenza, e cioè l’assicurarsi il vitto quotidiano e un tetto sotto cui ripararsi, costituiscono l’essenza della realtà economica. E si consideri ancora che l’egoismo porta all’accaparramento dei beni e che soltanto il “diritto” può dar luogo al principio fondamentale della “convivenza civile”, che è “l’eguaglianza economica e sociale”.
D’altro canto, non deve sfuggire che negli ultimi 40 anni il neoliberismo si è diffuso nell’Occidente, animando peraltro il Trattato di Maastricht, nelle sua forma più insidiosa ed esiziale, quella dell’ “ordoliberismo”, che pone come principio organizzatore e regolatore dello Stato la libertà del mercato, con la conseguenza che non è più lo Stato (e, quindi, il “diritto”) a sorvegliare il mercato, ma è quest’ultimo che sorveglia lo Stato.
Fatale, ai nostri fini, è poi stata la concezione “relativistica” del diritto. Il fatto che si è affermato che il valore universale della “Giustizia”, e in ultima analisi del principio di “eguaglianza”, non dipende dalla Costituzione formale, ma da una supposta “Costituzione materiale”, che consisterebbe nell’effettiva realizzazione di “interessi della collettività, così come sono valutati nelle singole epoche storiche dalle forze politiche dominanti” (C. Mortati, Istituzioni di diritto pubblico, I, Padova, 1975, p. 38). Si tratta di una errata concezione che non tiene conto del dato fattuale che la nostra Costituzione si distingue da tutte le altre perché non pone essa i “principi fondamentali” da osservare, ma “li riconosce e garantisce”, li prende cioè dall’ “etica”, dalla natura dell’uomo e delle cose, in modo che si realizzi “il pieno sviluppo della persona umana” unitamente alla tutela dell’ambiente. Non si dimentichi che Ulpiano, giureconsulto romano del II secolo d.C., affermò che “ius naturale est quod natura omnia animalia docuit”.
Di fronte a questi errori economici e giuridici, e di fronte alla distruzione delle Istituzioni e della Costituzione con modifiche attuate pezzo per pezzo, che l’attuale governo sta perseguendo, è forse il caso di chiedere agli italiani, con un referendum consultivo, se ancora vogliono mantenere l’attuale Costituzione nella sua totalità. E la risposta, oso affermare, non potrà che essere positiva, perché il senso della Giustizia è stato e sarà sempre nell’animo di tutti.