È una delle nomine giudiziarie più “pesanti” dell’anno e a orientarla in modo decisivo sarà il ritiro di un candidato. Al Consiglio superiore della magistratura è iniziata la corsa al posto di nuovo procuratore capo di Bologna, vacante da luglio dopo l’addio di Giuseppe Amato, che ad aprile è stato promosso al vertice della procura generale di Roma. Lunedì la Quinta Commissione, quella competente sugli incarichi direttivi – presieduta da Ernesto Carbone, laico in quota Italia viva – ha iniziato le audizioni degli aspiranti: sono ben 15, tutti pm di alto livello e lunga esperienza.

Il nome mancante – A spiccare nell’elenco, però, è soprattutto un nome: quello che non c’è. Giuseppe Borrelli, 65 anni, procuratore di Salerno dal 2020, aveva presentato domanda e sembrava in nettissimo vantaggio su tutti gli altri concorrenti, essendo l’unico a capo di una grande Procura. Eppure, prima ancora che i giochi al Csm si aprissero, ha scelto di abbandonare la contesa e puntare tutto su un’altra poltrona, quella di capo dei pm di Reggio Calabria. Una mossa che ha sorpreso molti, anche perché il concorso per la successione di Giovanni Bombardieri deve essere ancora bandito: l’ex procuratore si è trasferito di recente al vertice della procura di Torino, probabilmente dunque il suo vecchio incarico non verrà assegnato prima della metà dell’anno prossimo.

I favoriti per Bologna – Fatto sta che ora per Bologna c’è un nuovo favorito: Paolo Ielo, già giovane membro del pool di Mani pulite a Milano, poi procuratore aggiunto a Roma e di recente tornato al ruolo di semplice sostituto dopo aver completato il mandato di otto anni da dirigente. Siciliano di Messina, nella corsa alla guida dell’ufficio inquirente emiliano parte in pole position: su di lui dovrebbero orientarsi le correnti progressiste, Area e Magistratura democratica (Md), e i centristi di UniCost. Ielo, però, dovrà vedersela con avversari difficili come Alessandra Dolci, procuratrice aggiunta a Milano ed esperta di indagini sulla ‘ndrangheta nel Nord Italia. Ma corre per Bologna anche l’aggiunto di Palermo Paolo Guido, il magistrato che ha coordinato la caccia a Matteo Messina Denaro, arrivando ad arrestare l’ultimo superlatitante di Cosa nostra il 16 gennaio 2023. Guido e Dolci possono vantare in curriculum il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, mentre Ielo a Roma è stato alla guida del gruppo che indagava sui reati contro la Pubblica amministrazione. La Quinta Commissione, che lunedì ha ascoltato i primi cinque candidati (tra cui Ielo e Dolci), dovrà proporre uno o più nomi al plenum, l’organo al completo, a cui nelle prossime settimane spetterà la decisione finale. Se il designato non dovesse essere lui, Ielo non rimarrà comunque a Roma, ma tornerà a breve a Milano nel ruolo di procuratore aggiunto, occupando il posto lasciato libero da Maurizio Romanelli (diventato capo a Bergamo).

A Borrelli piace il Sud – La scelta di Borrelli, però, ribalta anche il tavolo nella futura partita per Reggio Calabria: a questo punto infatti il procuratore di Salerno diventa il favorito assoluto per l’ufficio in riva allo Stretto. Ad avvantaggiarlo, oltre alle indubbie capacità, l’esperienza e i titoli, ci sono anche i suoi solidi rapporti istituzionali: è considerato molto vicino al procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, di cui è stato a lungo il vice a Napoli. Nei corridoi del Csm, inoltre, Borrelli è un nome dato come vicino al mondo delle correnti: considerato di area progressista, in passato è stato iscritto sia a Md che a UniCost.

La corsa del pm che ha arrestato Iddu – Oltre che a cambiare gli esiti della corsa per Bologna, la sua preferenza per la Calabria avrà anche un altro effetto: azzoppare in partenza candidature diverse per la procura reggina. A partire proprio da quella di Guido, che l’anno prossimo terminerà l’incarico da aggiunto a Palermo. Il pm è arrivato nel capoluogo siciliano nel 1996 da giovane uditore giudiziario, ma è calabrese di Cosenza. Le sue origini potrebbero forse spingerlo a correre per la procura reggina, nel caso dovesse fallire il tentativo per Bologna. O forse potrebbe optare per la procura di Venezia, vacante da qualche settimana, da quando cioè Bruno Cherchi è andato in pensione. Descritto dai colleghi come un instancabile lavoratore, allergico ai riflettori (le sue interviste si contano sulle dita di una mano), nei mesi scorsi Guido ha presentato la sua canditura anche per la procura di Catania e per quella di Firenze: il Csm, però, gli ha preferito altri magistrati. E dire che insieme al suo capo, Maurizio De Lucia, Guido è l’autore dello storico arresto di Messina Denaro: un colpo che in politica la destra continua a rivendicare tra i successi del governo di Giorgia Meloni.

Strada sbarrata per Reggio – Potrebbero correre per Reggio Calabria anche altri magistrati molto esperti nelle indagini antimafia. A cominciare da Sebastiano Ardita, aggiunto a Catania, in passato consigliere togato del Csm e Direttore generale del Trattamento detenuti del Dipartimento amministrazione penitenziaria. Di recente Ardita è stato bocciato da Palazzo Bachelet nella corsa al posto di procuratore della sua città. A sbarrargli la strada un gioco di veti incrociati, che alla fine hanno favorito Francesco Curcio, nome di area progressista, anche lui considerato molto vicino a Melillo. Lunedì il numero uno di via Giulia si è recato personalmente a Catania per essere presente all’insediamento del nuovo procuratore etneo.

L’ipotesi Lombardo – La preferenza di Borrelli per la procura calabrese sbarrerebbe la strada anche a Giuseppe Lombardo, che da aggiunto a Reggio ha coordinato il processo sulla ‘Ndrangheta stragista. È l’indagine che ha fatto luce sul ruolo dei clan calabresi nella strategia stragista del 1992 e 1993. Durante il processo Giuseppe Graviano ha rotto un silenzio lungo trent’anni per tenere un vero e propri show, in cui ha sostenuto – tra le altre cose – di essere stato socio occulto di Silvio Berlusconi. Dopo aver ottenuto la condanna del superboss, Lombardo ha fatto domanda per il vertice della procura di Catanzaro. La Quinta Commissione, però, gli ha preferito il procuratore di Lamezia Salvatore Curcio, che da pm a Catanzaro fu erede del fascicolo Why Not, sottratto a Luigi De Magistris. Per sapere a chi spetterà l’incarico che è stato di Nicola Gratteri ora bisognerà aspettare che si esprima il plenum.

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