Intervista a Aimee Allison, fondatrice di She the People, organizzazione nazionale che mira a creare una classe dirigente di donne di colore, asiatiche, latine e nativo americane. "Il punto non è mai stato se la candidata democratica fosse qualificata ma una questione più ampia che riguarda l’America: abbiamo tutti le stesse possibilità di leadership?"
“Ho sempre saputo che quello che non va in America va oltre la politica. E ho iniziato questo lavoro con la consapevolezza che uomini e donne bianchi, elezione dopo elezione, votano per una serie di leader che sostengono l’ingiustizia e l’ineguaglianza, minando la democrazia in supporto all’idea della supremazia bianca”. Da oltre 30 anni Aimee Allison lavora per aumentare l’accesso delle donne nere americane alla politica e alla società. Laureata e specializzata a Stanford, nel 2018, durante il primo mandato di Donald Trump, ha fondato She the People, una organizzazione nazionale che mira a creare una classe dirigente di donne di colore, asiatiche, latine e nativo americane “affinché possano guidare l’America verso una nuova era politica. Un’America governata dall’amore, dalla giustizia e dal senso di appartenenza, guidata da donne di colore”. Kamala Harris era la sua grande occasione, il coronamento di una vita di attivismo. Non può nascondere la delusione per un esito così negativo.
Una delle molte critiche di queste ore ai Democratici è che abbiano scelto Kamala Harris senza una vera selezione interna. Che sia stata scelta dall’alto in modo opportunistico, per sfruttare il suo possibile appeal presso donne e minoranze. Cosa ne pensa?
Non sono affatto d’accordo. Era una vicepresidente in carica e, sinceramente, voglio essere molto chiara, qualsiasi critica non ha senso – era una candidata eccellente, e ha condotto una campagna eccellente. Ha dato energia alla campagna di Joe Biden, che stava languendo. Ha fatto un lavoro straordinario. In 100 giorni, questo è tutto ciò che aveva. Era la scelta migliore per questo momento, e non c’era abbastanza tempo.
A cosa attribuisce la sconfitta?
A due fattori: suprematismo e sessualità. Il suprematismo bianco, questa folle convinzione, ha infettato gruppi non bianchi che sono arrivati in questo paese e che hanno, in qualche modo, lasciato che questa ideologia influenzasse il loro voto. La maggioranza delle donne latine e asiatico-americane si sono unite agli elettori neri nel sostenere Kamala Harris. Poi c’è il fatto che è un donna. È stato possibile, eccezionalmente, eleggere un nero, lo abbiamo visto con Obama, ma una donna, vedi Hillary Clinton, e nera, Kamala, ancora no. Il punto non è mai stato se fosse qualificata ma una questione più ampia che riguarda l’America: abbiamo tutti le stesse possibilità di leadership? Possiamo sostenere una politica e un governo che includano tutti?
Ma le donne bianche hanno scelto in maggioranza Trump, malgrado minacci anche il loro diritto all’aborto?
Negli Stati Uniti la razza e la casta, il modo in cui la razza definisce ogni elemento della nostra società, spiega il voto delle donne bianche. Condannano il patriarcato, ma quando entrano nelle cabine elettorali, sostengono la supremazia bianca. Questo è ciò che definisce la loro politica, magari non come individui ma come blocco sociale.
Quindi lei pensa che le ragioni siano culturali prima che politiche?
Si, assolutamente. Abbiamo problemi profondi, persistenti e fondamentali in America, legati alle sue origini stesse come Paese fondato su belle parole e begli ideali, mentre costruiva la propria ricchezza sulla schiavitù e sul furto di terre. E quei peccati originali non sono mai stati affrontati. Persone come me, persone nere come me, donne nere, hanno articolato un modo per andare avanti e raddrizzare le disuguaglianze… siamo andati lontano, ma chiaramente non ci siamo ancora arrivati. Ma un dato è certo: con il 92% di supporto, le donne nere sono gli elettori più potenti del Partito Democratico. Le Democratiche più leali. Votiamo sempre tra l’85 e il 93% per i Democratici, e così gli uomini neri.
Qual è ora il sentimento prevalente fra le donne della sua organizzazione?
Siamo ben oltre la delusione… siamo al disgusto per come ha votato l’America. Ma il sentimento tra le donne nere è unico nel senso che vediamo quanto sia straordinaria e potente la nostra visione, e siamo profondamente scoraggiate dal fatto che altri gruppi non ci seguano. Siamo disgustate dalla maggioranza delle donne bianche e dal modo in cui hanno votato nonostante abbiano perso il diritto all’aborto, siamo disgustate dal modo in cui la maggioranza degli uomini latini ha votato, nonostante le dichiarazioni razziste virulente di Trump e i suoi piani per deportazioni di massa. Proviamo anche un senso di tradimento, perfino da parte di comunità e minoranze vulnerabili.
Ma ora cosa succede?
Ora ci prendiamo una pausa. Dobbiamo capire, come movimento, dove andare da qui. Le donne nere si rimboccano le maniche e combattono, ma ora siamo stanche. Abbiamo portato avanti questo non solo quest’anno… Non sto parlando solo di quest’anno. Sto parlando di decenni e decenni. Sono in politica da 30 anni. Ma adesso che Trump e i suoi sostenitori hanno tutto il potere… sarà brutto. E so che gli italiani capiscono questo, per via di chi guida l’Italia in questo momento.