Niente smart working, siamo soldati. A protestare contro la proposta inserita nell’ambito del rinnovo contrattuale dall’esercito è il sindacato interforze Usmia, Unione sindacale militari interforze associati. Tra le proposte inserite nel rinnovo c’è il telelavoro e la settimana corta. “Tali misure – ribatte – il segretario del sindacato, Leonardo Nitti – sono in contrasto con la natura della professione militare, che richiede presenza fisica, prontezza operativa e disponibilità continua“. In più, aggiunge Nitti, “la coesione del gruppo e lo spirito di corpo, pilastri fondamentali della nostra missione, si sviluppano infatti attraverso la quotidiana interazione e il confronto diretto. L’introduzione del telelavoro rischia inoltre di compromettere l’immagine e il valore del servizio militare, rendendo difficile giustificare richieste di maggiori risorse per la Difesa. La sicurezza e la difesa del nostro Paese richiedono infatti un impegno fisico e mentale che non può essere svolto a distanza”. Quanto alla riduzione della settimana lavorativa a 4 giorni secondo Nitti “non porterebbe reali vantaggi per il personale, anzi rischierebbe di risultare controproducente. Eliminare il venerdì ridurrebbe i giorni di servizio di circa 52 giorni l’anno, con conseguente impatto sui giorni di licenza disponibili. Inoltre, l’attuale normativa sugli straordinari già consente una flessibilità oraria, che permette al personale di recuperare le ore straordinarie effettuate e di modulare il proprio orario di lavoro”. Va precisato che altre sigle sindacali sono favorevoli allo smart working.

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