Era noto per i suoi ritratti e per le scene di strada di Camden, a nord di Londra, dove ha tenuto lo stesso studio per 50 anni
Il mondo della cultura è in lutto. L’artista tedesco naturalizzato inglese Frank Auerbach è morto lunedì 11 novembre all’età di 93 anni nella sua casa di Londra. Era uno dei più importanti pittori figurativi del dopoguerra, scampato all’Olocausto, che invece vide uccisi i suoi genitori ad Auschwitz. Auerbach ha avuto un figlio, il regista Jake Auerbach, con Wolstenholme, e dopo la fine della relazione con West ha ricominciato a vivere con la moglie nei fine settimana. Spesso, però, si sentiva più felice da solo con la sua tela. “A volte penso di fare altre cose – aveva dichiarato al Guardian nel 2015, – ma in realtà è molto più interessante dipingere”.
Geoffrey Parton, direttore della Galleria Frankie Rossi Art Projects, che lo rappresentava, ha dichiarato sempre al Guardian: “Frank Auerbach è stato uno dei più grandi pittori della nostra epoca. Abbiamo perso un caro amico e un artista straordinario, ma ci conforta sapere che la sua voce risuonerà per le generazioni a venire”.
In una carriera lunga sette decenni, l’artista era noto per i suoi ritratti e per le scene di strada di Camden, a nord di Londra, dove ha tenuto lo stesso studio per 50 anni. Era noto anche per il modo unico in cui creava le sue opere: raschiava ripetutamente la vernice dalle versioni di cui non era soddisfatto e ricominciava da capo, fino a quando l’opera finita poteva essere così carica di vernice da minacciare di staccarsi dalla tela. Una volta ha stimato che il 95% della sua pittura finiva nel cestino. “Cerco di trovare un nuovo modo di esprimere qualcosa- dichiarò Auerbach, in un’intervista al Guardian – Così provo tutti gli altri modi finché non mi sorprendo con qualcosa che non avevo considerato in precedenza”.
Costante di tutta la produzione pittorica di Auerbach è un linguaggio personale di timbro espressionista, segnato da un deciso approccio materico-gestuale e dalla scelta di soggetti a lui familiari, in particolare paesaggi urbani e ritratti. Per le sue opere, frutto di una lunga e intensa elaborazione, ha utilizzato spessi impasti di colore, progressivamente più accesi, che applicava con le mani o con larghe spatole in più strati con l’intento di ottenere particolari effetti tridimensionali. Di rilievo anche le incisioni e i disegni, in gesso o a carboncino, dal tratto rapido e sommario, che spesso preludono all’opera pittorica. Ha rappresentato la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia del 1986, ottenendo con Sigmar Polke il Leone d’oro quale migliore artista.
Auerbach faceva spesso riferimento alla storia dell’arte nelle sue opere e amava parlare dei suoi eroi: Constable, Tiziano, Tintoretto e Veronese.