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Rapporto Caritas, bassi salari e precarietà tengono in povertà 5,7 milioni di persone. Pesa l’abolizione del RdC

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Quasi un italiano su dieci, 5,7 milioni di persone, si trovano in una condizione di povertà assoluta. Il dato contenuto nel Rapporto 2024 su Povertà ed esclusione sociale della Caritas italiana, conferma l’entità del fenomeno rilevata già nell’analisi 2023. La cifra è in leggero aumento rispetto al 2022 su base familiare e stabile sul piano individuale. In ogni caso “risulta ancora la più alta della serie storica, non accennando a diminuire“.

Pesa il venire meno del Reddito di cittadinanza. “Il passaggio alle nuove misure contro la povertà, Assegno di inclusione e Supporto alla Formazione e al lavoro, segna un cambiamento profondo nell’approccio alla povertà: con queste misure, il diritto a ricevere sostegno non è più garantito “solo in base alla condizione di povertà”. Ora l’Adi (ad oggi percepito da 697.640 famiglie) è destinato solamente a nuclei familiari con persone non occupabili, come minori e disabili, mentre il Sfl è riservato a chi è ritenuto occupabile e richiede percorsi formativi per il reinserimento lavorativo”.

Quindi “Questa distinzione- ha ridotto della metà il numero di famiglie raggiunte rispetto al RdC, lasciando senza supporto 331mila nuclei, molti dei quali sono residenti al Nord, vivono in affitto o sono nuclei monocomponenti, categorie escluse per via dei nuovi criteri in vigore”.

Il Nord è del resto l’area del paese che mostra i tassi di crescita della povertà più sostenuti. In dieci anni il numero di famiglie povere residenti al Nord è praticamente raddoppiato, passando da 506mila nuclei a quasi un milione (+97,2%). Se si guarda al resto del Paese la crescita è stata molto più contenuta, +28,6% nelle aree del Centro e +12,1% in quelle del Mezzogiorno (il dato nazionale è di +42,8%). Oggi in Italia il numero delle famiglie povere delle regioni del Nord supera quello di Sud e Isole complessivamente. Sebbene nel Centro Sud risieda il 54% circa della popolazione.

Non mancano evoluzioni tra le ragioni che spingono così tante persone in una condizione di indigenza. Dall’analisi dei dati emerge infatti che il lavoro povero e intermittente dilaga, con salari bassi e contratti atipici che impediscono una vita dignitosa. I giovani e le famiglie con figli sono le fasce più vulnerabili. Il disagio abitativo rappresenta un’emergenza, con famiglie senza casa o in condizioni abitative inadeguate. L’accesso all’istruzione e alle nuove tecnologie diventa un “miraggio” per molti “alimentando le disuguaglianze”.

“Un altro nodo da richiamare è quello della povertà minorile, che da tempo sollecita e preoccupa. L’incidenza della povertà assoluta tra i minori oggi è ai massimi storici, pari al 13,8%: si tratta del valore più alto della serie ricostruita da Istat (era 13,4% nel 2022) e di tutte le altre fasce d’età”, si legge nel documento.

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