Società

Cosa può fare l’architettura contro crisi climatiche e umanitarie? Ne parliamo a UTOPIA!

Negli anni scorsi termini come crisi climatica, emergenze e disastri umanitari evocavano quelle zone del mondo remote in cui si è originato il Buco dell’Ozono e dove si sciolgono i ghiacciai, o quei paesi distanti del quarto mondo più esposti al rischio di catastrofi naturali e coinvolti in perenni guerre civili. Ma recentemente l’illusione di vivere in un continente protetto è tramontata e ci siamo scoperti vulnerabili: la pandemia da Covid-19 ci ha trovato impreparati; il conflitto ucraino nell’Europa orientale dopo 70 anni di pace ci ha colti di sorpresa.

Con sgomento prendiamo atto che il cambio climatico colpisce anche l’Europa: l’alluvione di Valencia dove si contano ancora le vittime; l’Italia stretta tra la siccità della Sicilia e l’Emilia-Romagna sott’acqua a causa del ciclone Boris. La diminuzione della disponibilità idrica, i crescenti rischi di siccità e la perdita di biodiversità sono ormai fatti attestati. Ci riscopriamo più poveri e coinvolti in conflitti sociali alimentati dalle disparità: è a rischio l’equità del sistema sanitario; le leggi fiscali premiano il profitto a discapito del lavoro e poi l’emergenza derivata dai crescenti flussi migratori verso l’Europa, degli attraversamenti irregolari delle frontiere e la crisi dell’accoglienza dei migranti.

Come interviene in tutto questo una disciplina come l’Architettura? L’Architettura svolge – o dovrebbe svolgere – un ruolo fondamentale per la ricucitura del tessuto sociale e urbano e la sicurezza dei territori, operando in un contesto molto più ampio che include le politiche economiche e sociali, l’arte, l’ingegneria, la tecnologia e altre discipline.

Per questo abbiamo ideato la prima edizione di UTOPIA! ARCHITETTURA E DIRITTI UMANI, una rassegna di architettura che vuole esaminare quali soluzioni, strategie o proposte progettuali sperimentali di intervento, si possono adottare in caso di emergenze umanitarie e sociali. La rassegna prodotta da Teatroinscatola e realizzata con ARCH+HR con la curatela di chi scrive (Eleonora Carrano) e Lorenzo Ciccarelli e con la collaborazione di Jorge Lobos e Silvia Serreli, si svolgerà a Roma e si avvale del patrocinio di Regione Lazio, Muncipio I di Roma Capitale, LAZIOcrea, WeGil, Fondazione Di Vittorio, UPTER, Sapienza Università di Roma, Università Roma Tre e del sostegno di FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori.

Dal 14 al 21 novembre 2024 UTOPIA! ARCHITETTURA E DIRITTI UMANI animerà diversi luoghi della città con mostre, spettacoli teatrali, incontri, proiezioni cinematografiche e laboratori aperti al pubblico. Durante la settimana sono previsti una serie di incontri al WEGil, alla Sapienza Università di Roma e all’Università Roma Tre con un parterre internazionale di architetti, ricercatori, studiosi e operatori culturali, per proporre risposte ai problemi più urgenti contemporanei, e per condividere crisi e esperienze che l’architettura ha vissuto negli ultimi anni, monitorando il rapporto tra architettura e società civile, riportando l’attenzione sul progetto e sul ruolo sociale dell’architetto.

La rassegna propone anche una serie di eventi collaterali in diversi luoghi della città, come spiega Lorenzo Ciccarelli: abbiamo scelto alcuni spazi che possono aiutarci a vedere la realtà da più punti di vista, come ha invitato a fare recentemente Papa Francesco chiedendo a tutti di “scollocarsi” per conoscere il vissuto della gente, vedere la realtà da punti di vista differenti.

Perno della manifestazione è la mostra Wood, salt, water ospitata presso il WeGil, che illustra i progetti dell’associazione internazionale di architettura Architecture & Human Rights fondata da Jorge Lobos, piccoli e grandi interventi che forse l’urbanista ungherese Yona Friedman definirebbe Utopie realizzabili. Del resto Utopia potrebbe essere un sinonimo di progresso, per usare le parole dell’autore irlandese Oscar Wilde nel suo saggio The Soul of Man Under Socialism (1891) “Una cartina del mondo che non contenga Utopia non è degna neppure di uno sguardo, perché tralascia il paese nel quale l’umanità continua ad approdare. E quando vi approda, l’umanità si guarda intorno, vede un paese migliore e issa nuovamente le vele. Il progresso è la realizzazione di Utopia”.