di Michele Sanfilippo
Se fossi Zelensky, dopo le elezioni di Trump, sarei ancora più preoccupato di quanto già non lo sia. Lui è l’ultimo di una lunga fila di politici, che su indicazione dell’amministrazione Usa che gli ha garantito il sostegno militare, anche tramite la Nato, s’è imbarcato in una guerra più lunga e sanguinosa di quanto avrebbe potuto essere.
È un vero peccato che Zelensky non abbia studiato bene la storia più recente perché, altrimenti, avrebbe avuto qualche dubbio in più sulla solidità del sostegno militare fornito dagli Usa. Senza andare troppo indietro, basta ricordare:
– Nel 1963 alcuni generali sudvietnamiti, sostenuti dal personale dell’ambasciata americana organizzarono un colpo di stato, dando inizio ad una lunga e sanguinosa guerra che ebbe termine solo 10 anni dopo, quando l’amministrazione Nixon decretò l’abbandono di Saigon lasciata, così, in balia delle prevedibili ritorsioni dei Nord Vietnamiti.
– Bush padre, nel 1991, dopo che Saddam Hussein aveva invaso il Kuwait, durante la liberazione del paese ha chiesto agli oppositori interni di Saddam di sollevarsi, assicurando loro che avrebbe liberato anche l’Iraq. Peccato che non abbia mantenuto la promessa lasciando i malcapitati alla mercè del tiranno che ne ha fatto strame.
– Bush figlio, invece, dopo l’11 settembre 2001, ha liberato l’Afghanistan dai talebani e l’Iraq da Saddam (perché, come tutti sanno, possedeva delle terribili armi distruzione di massa). Per farlo s’è avvalso dell’aiuto di quasi tutti i paesi occidentali (tra cui l’Italia) che hanno versato un cospicuo tributo di sangue. Ed è un vero peccato che, vent’anni, dopo Biden abbia abbandonato l’Afghanistan precipitandolo nell’identica situazione di partenza, con l’aggravante che milioni di persone, donne soprattutto, ormai abituate a quel minimo di libertà che il loro governo aveva saputo fornire, si sono ritrovate nell’inferno degli infiniti divieti imposti dai cosiddetti studenti coranici.
La lezione che il buon Zelensky avrebbe dovuto trarre da questi eventi è che agli Stati Uniti piace essere dei partner militari affidabili solo fintanto che conviene loro.
Scrivo queste righe non perché io voglia sostenere le ragioni di Putin che, a mio avviso, vale quanto Trump. Le ho scritte perché credo che aver protratto in modo irragionevolmente lungo questa guerra ha causato centinaia di migliaia di morti, in entrambi i fronti, che forse si sarebbero potuti risparmiare se, a dettare l’agenda del conflitto non fosse stato l’interesse degli Usa per il proprio tornaconto (peraltro totalmente contrario a quello europeo di Germania e Italia soprattutto), ma la salvaguardia delle vite umane, oltre che la possibilità di evitare un enorme spreco di denaro e incalcolabili danni ambientali (vedi l’attentato al gasdotto del nord stream).
Soprattutto ora, dopo le elezioni americane, è sempre più necessario che l’Europa si renda autonoma rispetto agli Stati Uniti, sia in campo politico che militare, per arginare il rischio, ogni giorno più concreto, che le democrazie rappresentative spariscano del tutto.