Sergio Castellitto ha dato le dimissioni “irrevocabili” da presidente della fondazione Centro sperimentale di cinematografia. Ad annunciarlo è stato il ministro della Cultura Alessandro Giuli che esprime “rammarico”, “gratitudine e stima” verso di lui. Castellitto ha confermato la notizia scrivendo una lettera in cui parla di una “decisione che meditavo da tempo”. Stando a fonti del Fatto in realtà Castellitto, che svolgeva l’incarico a titolo gratuito, è stato sentito lunedì dagli ispettori inviati dal Ministero dopo cinque interrogazioni parlamentari che chiedevano chiarimenti sulla gestione del Csc, in particolare su 17 contratti non rinnovati, sul licenziamento di un dirigente che si era adoperato per non lasciarli a casa, poi sull’incendio dell’8 di giugno, poi sulle spese come la consulenza alla moglie Margaret Mazzantini (4mila euro) per un convegno, l’incarico per le relazioni istituzionali ad Angelo Tumminelli che riportò sulle scene Castellitto proprio con un testo della Mazzantini. E poi 139mila euro per l’assistenza legale. La prossima settimana, si apprende da fonti interne, dovrebbe toccare proprio a Tumminelli e a due dirigenti, oltre che al licenziato Stefano Iachetti che ha fatto ricorso. Di tutto questo nella lettera di commiato non c’è traccia, né è stata data notizia dell’ispezione.

Castellitto era stato nominato a ottobre 2023 dal predecessore di Giuli, Gennaro Sangiuliano. Nei mesi scorsi il regista era finito al centro di critiche di alcuni esponenti dell’opposizione (e in particolare di Alleanza Verdi Sinistra) sul mancato rinnovo di alcuni lavoratori, sulla gestione accusata di poca trasparenza e sulle consulenze che erano state affidate anche alla moglie, la scrittrice Margaret Mazzantini.

Marco Grimaldi (deputato di Avs) incalza su questo anche oggi Castellitto: “Castellitto lascia la presidenza del Centro senza aver spiegato tutto quello che è accaduto in questi mesi. Si sente ferito e di questo non possiamo che esserne dispiaciuti. Ricordo che abbiamo iniziato a occuparci della vicenda quando il Centro non ha rinnovato il contratto ai 17 lavoratori addetti alla digitalizzazione. Non solo non abbiamo ricevuto risposte, ma abbiamo scoperto di quell’incendio a lungo taciuto e di altri elementi che sembravano indizi di una gestione poco trasparente che rimangono agli atti. Dopo 5 interrogazioni i chiarimenti non sono stati adeguati, mentre si è provveduto a licenziare il dirigente che non aveva condiviso le scelte del CdA. Spero che almeno ora si riattivino le collaborazioni di estrema importanza per il Centro”.

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