Più che una sbandierata ‘norma anti-Renzi’, l’emendamento di Fratelli d’Italia alla manovra sui soldi esteri ricevuti da ministri, parlamentari (anche europei) e presidenti di Regione rischia di essere controproducente e di avere un effetto boomerang. Il motivo? Il testo della deputata meloniana Alice Buonguerrieri non prevede un divieto totale di ricevere compensi da società o Stati esteri, ma solo un tetto di 50mila euro lordi percepibili. E ancora, si precisa nella proposta, “non si applica alle attività svolte nell’esercizio dei propri compiti istituzionali”. Tradotto, potrebbe bastare stare sotto la soglia prevista o trincerarsi dietro le attività istituzionali per aggirare la norma.

A bocciare l’emendamento di Fdi è il presidente M5s Giuseppe Conte, replicando al Fattoquotidiano.it, nel corso di una conferenza stampa sulla manovra: “Non saprei dire quale è la ragione, la finalità e l’origine dell’emendamento che propone un tetto per i compensi esteri. Temo pure che sia un elemento un po’ di distrazione, perché c’è il sospetto di inammissibilità”. Nei fatti, per Conte, “uno specchietto per le allodole, ma noi del M5s non siamo allodole”.

Il presidente M5s insiste: “Sul conflitto di interessi abbiamo presentato una proposta a mia prima firma; il centrodestra ha avuto la possibilità di assumersi la responsabilità su un conflitto che è endemico, ma in quell’occasione ha insabbiato quella proposta. Per noi è un tema fondamentale: se qualcuno vuole fare sul serio, noi ci siamo”.

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