Il vento della politica interna spagnola spira fino a Bruxelles. È un vento che viene da sud-ovest, un Libeccio caldo e potente che nella capitale dell’Europa si è trasformato in un tornado abbattutosi sui Palazzi dell’Ue. La guerra lanciata da Vox e soprattutto dal Partito Popular alla candidatura di Teresa Ribera sta minando alle basi il progetto di Ursula von der Leyen sulla squadra di nuovi commissari, con il rischio di un effetto domino in grado di far crollare tutta la struttura sulla quale si regge la nuova squadra del Berlaymont. Le nomine dei sei vicepresidenti esecutivi, tra cui c’è anche l’italiano Raffaele Fitto, rimangono in standby a tempo indeterminato, con i Socialisti che rispondono all’imboscata dei Popolari minacciando di far saltare proprio l’esponente di Fratelli d’Italia. Toccherà di nuovo alla presidente della Commissione mediare e mettere pace all’interno della sua maggioranza. Se non dovesse riuscirci, a Bruxelles si aprirebbe una crisi politica che potrebbe rimettere in discussione tutte le cariche all’interno della nuova Commissione.
Ribera la ‘pasdaran’ del clima che non piace agli imprenditori
Le audizioni dei commissari Ue erano filate lisce fino all’ultimo giorno, salvo qualche richiesta di ulteriori chiarimenti, come nel caso dell’ungherese Olivér Várhelyi, commissario designato da Viktor Orbán che, anche in caso di bocciatura, non provocherà scossoni nella maggioranza europea, dato che intorno ai Patrioti è stato creato un cordone sanitario. Anche l’audizione di Fitto, salvo qualche domanda più incalzante della coordinatrice di The Left, la pentastellata Valentina Palmisano, è filata liscia. Ma nella serata di martedì, quando al banco della commissione Ambiente si è seduta Teresa Ribera, è iniziato un attacco senza esclusione di colpi da parte di Ppe e Patrioti che hanno tentato di attribuire alla ministra per la Transizione Ecologica la responsabilità della strage climatica di Valencia. Le opposizioni spagnole sono arrivate a dire, con il coordinatore dei Patrioti e membro di Vox, Jorge Buxadé, che la ministra socialista vorrebbe “nascondersi” a Bruxelles e che “non dovrebbe far parte del collegio dei commissari”, ma che dovrebbe invece “essere seduta in tribunale” in attesa del giudizio per le sue azioni. Parole ripetute dalla vicepresidente del Ppe, l’esponente del Partido Popular Dolors Montserrat, secondo cui Ribera dovrà rispondere “in tribunale del suo ruolo nel disastro”.
Il tutto, secondo quanto apprende Ilfattoquotidiano.it da fonti parlamentari, ha un’origine ancora più profonda. Non si tratterebbe solo di pura opposizione politica al governo di Pedro Sanchez sfruttando il disastro climatico di Valencia, bensì una strategia legata a pressioni di una certa parte dell’imprenditoria spagnola che vede nell’ascesa a Bruxelles della ‘pasdaran’ del clima Teresa Ribera un rischio per i loro business in termini di nuove norme green imposte dall’Ue. Inoltre, il 20 novembre, Ribera tornerà di fronte all’Assemblea spagnola, altra occasione per le opposizioni che sperano di poterla attaccare nuovamente.
Bocciano Ribera? I Socialisti minacciano di far saltare il banco
Come è chiaro fin dal giorno successivo alle elezioni, far cadere anche una sola tessera del domino europeo significa innescare una reazione a catena che rischia di trascinare l’Ue in una crisi politica senza precedenti. Da mesi i Socialisti si oppongono al conferimento di una vicepresidenza esecutiva per l’esponente di Fratelli d’Italia, dato che il suo gruppo politico, i Conservatori, non fanno parte della maggioranza Ursula che ha permesso alla tedesca di ottenere il via libera alla riconferma sia in Consiglio Ue sia in Parlamento. Un’opposizione che è rimasta ma che S&D, in nome della buona riuscita delle trattative e della preservazione proprio della figura di Ribera, ha lasciato fino a oggi a decantare. Adesso che la spagnola viene messa in discussione da esponenti del Ppe, con il quale era stato siglato informalmente un accordo di non belligeranza sui rispettivi candidati, i socialisti che più di tutti osteggiano il conferimento dell’incarico a Fitto, i francesi, sono tornati a minacciarne la bocciatura.
“Un vino rosso è un vino rosso”, non si può avere “un accordo a luglio” e una “maggioranza con l’estrema destra a novembre”, ha dichiarato il leader dei socialisti francesi, Raphael Glucksmann. La capogruppo di S&D a Bruxelles, la spagnola Iratxe García Pérez, attacca l’omologo del Ppe, Manfred Weber, accusandolo di tradimento: “Abbiamo visto che la leadership del Ppe è disposta a mettere a rischio la stabilità delle istituzioni Ue in un clima geopolitico difficile, rompendo l’accordo politico delle forze democratiche filo-europee nel Parlamento europeo per amore di un’agenda distruttiva del Pp spagnolo che attacca la vicepresidente esecutiva designata Teresa Ribera cercando di farne un capro espiatorio per la propria incapacità di gestire le inondazioni di Valencia. Di fatto ha preso in ostaggio il Ppe, spingendo l’intera Unione europea sull’orlo del baratro nel modo più irresponsabile. Il Ppe dovrà spiegare ai cittadini europei perché hanno rotto la storica maggioranza europeista e se vogliono davvero schierarsi con i populisti di estrema destra. Il futuro dell’Europa è nelle nostre mani. Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità e ad agire nell’interesse europeista dei cittadini che ripongono in noi la loro fiducia alle elezioni. Spetta al Ppe spiegare la propria posizione”.
Parole, quelle di Iratxe García Pérez, che riflettono il pensiero di tutto il Partito Socialista spagnolo, disposto a chiudere più di un occhio sull’incarico a Raffaele Fitto per poter mettere all’Ambiente una figura come Ribera. Il Pd, invece, sul tema è spaccato. C’è chi, per non complicare la vita agli spagnoli e non venire accusato di anti-italianità, non condivide la guerra sulla vicepresidenza a Fitto. Altri, però, come l’europarlamentare Brando Benifei, ritengono che l’incarico di vicepresidente esecutivo per l’esponente di un partito fuori dalla maggioranza Ursula sia inaccettabile, sancendo così la divisione interna ai Dem. E questa posizione, dopo lo sgarbo dei Popolari, sta prendendo campo nel gruppo S&D che adesso chiede una riduzione a cinque del numero dei vicepresidenti esecutivi, con l’esclusione proprio di Fitto, e la revisione delle deleghe di Varhelyi. In caso contrario, i Socialisti si tireranno fuori dalla maggioranza, con von der Leyen costretta a cercare voti a destra.
Vicepresidenti in standby: ora tutto è in mano a von der Leyen
La strategia della destra spagnola ha iniziato a far agitare le acque a Bruxelles già dalla serata di lunedì, quando è circolata per la prima volta la notizia di un possibile accorpamento delle valutazioni sui vicepresidenti nella tarda serata di martedì. L’indiscrezione ha trovato conferma a mezzogiorno del 12 novembre, al termine del primo slot di audizioni, ma si è presto capito che il rinvio non aveva una data e che la situazione rimaneva congelata. Sembrava solo un problema di tempistiche, con i Socialisti timorosi di subire imboscate dalla destra, dato che proprio Ribera era stata collocata nell’ultimo slot utile. Invece c’era qualcosa di più: l’azione dei Populares per boicottare la nomina della ministra spagnola era già iniziata e ha trovato conferma durante e dopo la sua audizione.
La rottura nella maggioranza brussellese è quindi un dato di fatto e adesso da più parti si invoca l’intervento di una silenziosa Ursula von der Leyen, l’unica in grado di prendere in mano la situazione per cercare di ricomporre tutti i cocci di un vaso ormai in mille pezzi. Ci ha già provato alle 13, quando si è riunita con i capigruppo di Socialisti, Ppe e Liberali per cercare una mediazione che sembra ancora molto lontana. Tutte le forze in campo dovrebbero “evitare” che il processo di nomina della nuova Commissione europea finisca in uno “stallo” che sarebbe “dannoso per tutti – ha cercato di mediare la capogruppo di Renew Europe Valérie Hayer – Denunciamo e deploriamo l’azione irresponsabile di tutte le forze politiche che non contribuiscono a una soluzione responsabile, praticabile e affidabile. Denunciamo e ci rammarichiamo che i contenuti siano presi in ostaggio da giochi e interessi politici che non contribuiscono ad alcun lavoro costruttivo. Ad essere danneggiata è la vera natura delle audizioni. Rinnoviamo ora, come attori responsabili e costruttivi che cercano una forte unità in un’Ue efficace, l’appello a tutte le parti a tornare al tavolo per avere un esito responsabile, per evitare un collasso politico, per evitare uno stallo politico ingovernabile e disfunzionale che danneggerebbe l’interesse di tutti”. Adesso, concludono, “la presidente della Commissione europea deve agire e assumersi la responsabilità adesso, per superare questa situazione di stallo e costruire ponti per tornare al tavolo e lavorare come una piattaforma forte, centrista, responsabile”. Anche perché in gioco c’è anzitutto il futuro della sua nuova Commissione.
X: @GianniRosini
Zonaeuro
La maggioranza Ursula si sgretola sull’incarico a Teresa Ribera: i Popolari spagnoli la vogliono fuori. E i Socialisti minacciano lo stop a Fitto
Il vento della politica interna spagnola spira fino a Bruxelles. È un vento che viene da sud-ovest, un Libeccio caldo e potente che nella capitale dell’Europa si è trasformato in un tornado abbattutosi sui Palazzi dell’Ue. La guerra lanciata da Vox e soprattutto dal Partito Popular alla candidatura di Teresa Ribera sta minando alle basi il progetto di Ursula von der Leyen sulla squadra di nuovi commissari, con il rischio di un effetto domino in grado di far crollare tutta la struttura sulla quale si regge la nuova squadra del Berlaymont. Le nomine dei sei vicepresidenti esecutivi, tra cui c’è anche l’italiano Raffaele Fitto, rimangono in standby a tempo indeterminato, con i Socialisti che rispondono all’imboscata dei Popolari minacciando di far saltare proprio l’esponente di Fratelli d’Italia. Toccherà di nuovo alla presidente della Commissione mediare e mettere pace all’interno della sua maggioranza. Se non dovesse riuscirci, a Bruxelles si aprirebbe una crisi politica che potrebbe rimettere in discussione tutte le cariche all’interno della nuova Commissione.
Ribera la ‘pasdaran’ del clima che non piace agli imprenditori
Le audizioni dei commissari Ue erano filate lisce fino all’ultimo giorno, salvo qualche richiesta di ulteriori chiarimenti, come nel caso dell’ungherese Olivér Várhelyi, commissario designato da Viktor Orbán che, anche in caso di bocciatura, non provocherà scossoni nella maggioranza europea, dato che intorno ai Patrioti è stato creato un cordone sanitario. Anche l’audizione di Fitto, salvo qualche domanda più incalzante della coordinatrice di The Left, la pentastellata Valentina Palmisano, è filata liscia. Ma nella serata di martedì, quando al banco della commissione Ambiente si è seduta Teresa Ribera, è iniziato un attacco senza esclusione di colpi da parte di Ppe e Patrioti che hanno tentato di attribuire alla ministra per la Transizione Ecologica la responsabilità della strage climatica di Valencia. Le opposizioni spagnole sono arrivate a dire, con il coordinatore dei Patrioti e membro di Vox, Jorge Buxadé, che la ministra socialista vorrebbe “nascondersi” a Bruxelles e che “non dovrebbe far parte del collegio dei commissari”, ma che dovrebbe invece “essere seduta in tribunale” in attesa del giudizio per le sue azioni. Parole ripetute dalla vicepresidente del Ppe, l’esponente del Partido Popular Dolors Montserrat, secondo cui Ribera dovrà rispondere “in tribunale del suo ruolo nel disastro”.
Il tutto, secondo quanto apprende Ilfattoquotidiano.it da fonti parlamentari, ha un’origine ancora più profonda. Non si tratterebbe solo di pura opposizione politica al governo di Pedro Sanchez sfruttando il disastro climatico di Valencia, bensì una strategia legata a pressioni di una certa parte dell’imprenditoria spagnola che vede nell’ascesa a Bruxelles della ‘pasdaran’ del clima Teresa Ribera un rischio per i loro business in termini di nuove norme green imposte dall’Ue. Inoltre, il 20 novembre, Ribera tornerà di fronte all’Assemblea spagnola, altra occasione per le opposizioni che sperano di poterla attaccare nuovamente.
Bocciano Ribera? I Socialisti minacciano di far saltare il banco
Come è chiaro fin dal giorno successivo alle elezioni, far cadere anche una sola tessera del domino europeo significa innescare una reazione a catena che rischia di trascinare l’Ue in una crisi politica senza precedenti. Da mesi i Socialisti si oppongono al conferimento di una vicepresidenza esecutiva per l’esponente di Fratelli d’Italia, dato che il suo gruppo politico, i Conservatori, non fanno parte della maggioranza Ursula che ha permesso alla tedesca di ottenere il via libera alla riconferma sia in Consiglio Ue sia in Parlamento. Un’opposizione che è rimasta ma che S&D, in nome della buona riuscita delle trattative e della preservazione proprio della figura di Ribera, ha lasciato fino a oggi a decantare. Adesso che la spagnola viene messa in discussione da esponenti del Ppe, con il quale era stato siglato informalmente un accordo di non belligeranza sui rispettivi candidati, i socialisti che più di tutti osteggiano il conferimento dell’incarico a Fitto, i francesi, sono tornati a minacciarne la bocciatura.
“Un vino rosso è un vino rosso”, non si può avere “un accordo a luglio” e una “maggioranza con l’estrema destra a novembre”, ha dichiarato il leader dei socialisti francesi, Raphael Glucksmann. La capogruppo di S&D a Bruxelles, la spagnola Iratxe García Pérez, attacca l’omologo del Ppe, Manfred Weber, accusandolo di tradimento: “Abbiamo visto che la leadership del Ppe è disposta a mettere a rischio la stabilità delle istituzioni Ue in un clima geopolitico difficile, rompendo l’accordo politico delle forze democratiche filo-europee nel Parlamento europeo per amore di un’agenda distruttiva del Pp spagnolo che attacca la vicepresidente esecutiva designata Teresa Ribera cercando di farne un capro espiatorio per la propria incapacità di gestire le inondazioni di Valencia. Di fatto ha preso in ostaggio il Ppe, spingendo l’intera Unione europea sull’orlo del baratro nel modo più irresponsabile. Il Ppe dovrà spiegare ai cittadini europei perché hanno rotto la storica maggioranza europeista e se vogliono davvero schierarsi con i populisti di estrema destra. Il futuro dell’Europa è nelle nostre mani. Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità e ad agire nell’interesse europeista dei cittadini che ripongono in noi la loro fiducia alle elezioni. Spetta al Ppe spiegare la propria posizione”.
Parole, quelle di Iratxe García Pérez, che riflettono il pensiero di tutto il Partito Socialista spagnolo, disposto a chiudere più di un occhio sull’incarico a Raffaele Fitto per poter mettere all’Ambiente una figura come Ribera. Il Pd, invece, sul tema è spaccato. C’è chi, per non complicare la vita agli spagnoli e non venire accusato di anti-italianità, non condivide la guerra sulla vicepresidenza a Fitto. Altri, però, come l’europarlamentare Brando Benifei, ritengono che l’incarico di vicepresidente esecutivo per l’esponente di un partito fuori dalla maggioranza Ursula sia inaccettabile, sancendo così la divisione interna ai Dem. E questa posizione, dopo lo sgarbo dei Popolari, sta prendendo campo nel gruppo S&D che adesso chiede una riduzione a cinque del numero dei vicepresidenti esecutivi, con l’esclusione proprio di Fitto, e la revisione delle deleghe di Varhelyi. In caso contrario, i Socialisti si tireranno fuori dalla maggioranza, con von der Leyen costretta a cercare voti a destra.
Vicepresidenti in standby: ora tutto è in mano a von der Leyen
La strategia della destra spagnola ha iniziato a far agitare le acque a Bruxelles già dalla serata di lunedì, quando è circolata per la prima volta la notizia di un possibile accorpamento delle valutazioni sui vicepresidenti nella tarda serata di martedì. L’indiscrezione ha trovato conferma a mezzogiorno del 12 novembre, al termine del primo slot di audizioni, ma si è presto capito che il rinvio non aveva una data e che la situazione rimaneva congelata. Sembrava solo un problema di tempistiche, con i Socialisti timorosi di subire imboscate dalla destra, dato che proprio Ribera era stata collocata nell’ultimo slot utile. Invece c’era qualcosa di più: l’azione dei Populares per boicottare la nomina della ministra spagnola era già iniziata e ha trovato conferma durante e dopo la sua audizione.
La rottura nella maggioranza brussellese è quindi un dato di fatto e adesso da più parti si invoca l’intervento di una silenziosa Ursula von der Leyen, l’unica in grado di prendere in mano la situazione per cercare di ricomporre tutti i cocci di un vaso ormai in mille pezzi. Ci ha già provato alle 13, quando si è riunita con i capigruppo di Socialisti, Ppe e Liberali per cercare una mediazione che sembra ancora molto lontana. Tutte le forze in campo dovrebbero “evitare” che il processo di nomina della nuova Commissione europea finisca in uno “stallo” che sarebbe “dannoso per tutti – ha cercato di mediare la capogruppo di Renew Europe Valérie Hayer – Denunciamo e deploriamo l’azione irresponsabile di tutte le forze politiche che non contribuiscono a una soluzione responsabile, praticabile e affidabile. Denunciamo e ci rammarichiamo che i contenuti siano presi in ostaggio da giochi e interessi politici che non contribuiscono ad alcun lavoro costruttivo. Ad essere danneggiata è la vera natura delle audizioni. Rinnoviamo ora, come attori responsabili e costruttivi che cercano una forte unità in un’Ue efficace, l’appello a tutte le parti a tornare al tavolo per avere un esito responsabile, per evitare un collasso politico, per evitare uno stallo politico ingovernabile e disfunzionale che danneggerebbe l’interesse di tutti”. Adesso, concludono, “la presidente della Commissione europea deve agire e assumersi la responsabilità adesso, per superare questa situazione di stallo e costruire ponti per tornare al tavolo e lavorare come una piattaforma forte, centrista, responsabile”. Anche perché in gioco c’è anzitutto il futuro della sua nuova Commissione.
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Amsterdam, 3 feb. –(Adnkronos) - E' nell'ottica di una semplificazione "in linea con i cambiamenti comunicati" a dicembre al momento dell'uscita di Carlos Tavares, la riorganizzazione annunciata questa mattina da Stellantis. Un 'aggiornamento' che rafforza il ruolo delle singole regioni, accorpa ingegneria e software, rilancia su qualità e marketing e vede l'uscita di scena di alcuni top manager. Decisioni - si spiega in una nota - che "consentono il giusto equilibrio tra responsabilità regionali e globali, facilitando la rapidità delle scelte e la loro esecuzione" e "rafforzano ulteriormente l’impegno di Stellantis nell’ascoltare i propri clienti" ponendo "le basi per una rinnovata crescita".
A livello di management, Linda Jackson lascia il gruppo e al vertice del brand Peugeot è sostituita da Alain Favey. Abbandona anche Yves Bonnefont, Chief Software Office, visto che "le attività software sono ora integrate in un’organizzazione di sviluppo e tecnologia del prodotto guidata da Ned Curic allo scopo di semplificare il processo di immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi per tutti i brand in tutti i mercati in cui l’azienda è presente". Nuovo responsabile anche per Jeep, con la nomina di Bob Broderdorf, dal momento che Antonio Filosa - che mantiene il suo attuale ruolo di COO delle Regioni d’America - assume la leadership globale dell’ente Quality, definito "fulcro della promessa dell’azienda ai clienti".
Nuovo capo anche per DS, dal momento che Olivier François - che mantiene la responsabilità di Fiat e Abarth - guiderà un nuovo Marketing Office, per seguire meglio le attività di promozione dei singoli brand e "supportarli al meglio, in particolare attraverso la pubblicità, gli eventi globali e le sponsorizzazioni". Gli enti Corporate Affairs e Communications sono stati uniti sotto la guida di Clara Ingen-Housz e Anne Abboud è stata nominata alla guida dell’unità veicoli commerciali di Stellantis Pro One.
Come sottolinea il Chairman di Stellantis John Elkann "gli annunci di oggi semplificheranno ulteriormente la nostra organizzazione e aumenteranno la nostra agilità e il rigore dell’esecuzione a livello locale. Non vediamo l’ora di guidare la crescita fornendo ai nostri clienti una scelta ancora più ampia di straordinari veicoli a combustione, ibridi ed elettrici”. Confermata la linea sul processo di nomina del nuovo Chief Executive Officer che "è in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio d’Amministrazione, e si concluderà entro la prima metà del 2025".
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Siamo vicini ad Antonio Tajani, alla sua famiglia e soprattutto a suo figlio Filippo, vittima di un malore durante una partita di calcio. Gli auguriamo una pronta guarigione, e che possa tornare presto in campo”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.