Il vento della politica interna spagnola spira fino a Bruxelles. È un vento che viene da sud-ovest, un Libeccio caldo e potente che nella capitale dell’Europa si è trasformato in un tornado abbattutosi sui Palazzi dell’Ue. La guerra lanciata da Vox e soprattutto dal Partito Popular alla candidatura di Teresa Ribera sta minando alle basi il progetto di Ursula von der Leyen sulla squadra di nuovi commissari, con il rischio di un effetto domino in grado di far crollare tutta la struttura sulla quale si regge la nuova squadra del Berlaymont. Le nomine dei sei vicepresidenti esecutivi, tra cui c’è anche l’italiano Raffaele Fitto, rimangono in standby a tempo indeterminato, con i Socialisti che rispondono all’imboscata dei Popolari minacciando di far saltare proprio l’esponente di Fratelli d’Italia. Toccherà di nuovo alla presidente della Commissione mediare e mettere pace all’interno della sua maggioranza. Se non dovesse riuscirci, a Bruxelles si aprirebbe una crisi politica che potrebbe rimettere in discussione tutte le cariche all’interno della nuova Commissione.
Ribera la ‘pasdaran’ del clima che non piace agli imprenditori
Le audizioni dei commissari Ue erano filate lisce fino all’ultimo giorno, salvo qualche richiesta di ulteriori chiarimenti, come nel caso dell’ungherese Olivér Várhelyi, commissario designato da Viktor Orbán che, anche in caso di bocciatura, non provocherà scossoni nella maggioranza europea, dato che intorno ai Patrioti è stato creato un cordone sanitario. Anche l’audizione di Fitto, salvo qualche domanda più incalzante della coordinatrice di The Left, la pentastellata Valentina Palmisano, è filata liscia. Ma nella serata di martedì, quando al banco della commissione Ambiente si è seduta Teresa Ribera, è iniziato un attacco senza esclusione di colpi da parte di Ppe e Patrioti che hanno tentato di attribuire alla ministra per la Transizione Ecologica la responsabilità della strage climatica di Valencia. Le opposizioni spagnole sono arrivate a dire, con il coordinatore dei Patrioti e membro di Vox, Jorge Buxadé, che la ministra socialista vorrebbe “nascondersi” a Bruxelles e che “non dovrebbe far parte del collegio dei commissari”, ma che dovrebbe invece “essere seduta in tribunale” in attesa del giudizio per le sue azioni. Parole ripetute dalla vicepresidente del Ppe, l’esponente del Partido Popular Dolors Montserrat, secondo cui Ribera dovrà rispondere “in tribunale del suo ruolo nel disastro”.
Il tutto, secondo quanto apprende Ilfattoquotidiano.it da fonti parlamentari, ha un’origine ancora più profonda. Non si tratterebbe solo di pura opposizione politica al governo di Pedro Sanchez sfruttando il disastro climatico di Valencia, bensì una strategia legata a pressioni di una certa parte dell’imprenditoria spagnola che vede nell’ascesa a Bruxelles della ‘pasdaran’ del clima Teresa Ribera un rischio per i loro business in termini di nuove norme green imposte dall’Ue. Inoltre, il 20 novembre, Ribera tornerà di fronte all’Assemblea spagnola, altra occasione per le opposizioni che sperano di poterla attaccare nuovamente.
Bocciano Ribera? I Socialisti minacciano di far saltare il banco
Come è chiaro fin dal giorno successivo alle elezioni, far cadere anche una sola tessera del domino europeo significa innescare una reazione a catena che rischia di trascinare l’Ue in una crisi politica senza precedenti. Da mesi i Socialisti si oppongono al conferimento di una vicepresidenza esecutiva per l’esponente di Fratelli d’Italia, dato che il suo gruppo politico, i Conservatori, non fanno parte della maggioranza Ursula che ha permesso alla tedesca di ottenere il via libera alla riconferma sia in Consiglio Ue sia in Parlamento. Un’opposizione che è rimasta ma che S&D, in nome della buona riuscita delle trattative e della preservazione proprio della figura di Ribera, ha lasciato fino a oggi a decantare. Adesso che la spagnola viene messa in discussione da esponenti del Ppe, con il quale era stato siglato informalmente un accordo di non belligeranza sui rispettivi candidati, i socialisti che più di tutti osteggiano il conferimento dell’incarico a Fitto, i francesi, sono tornati a minacciarne la bocciatura.
“Un vino rosso è un vino rosso”, non si può avere “un accordo a luglio” e una “maggioranza con l’estrema destra a novembre”, ha dichiarato il leader dei socialisti francesi, Raphael Glucksmann. La capogruppo di S&D a Bruxelles, la spagnola Iratxe García Pérez, attacca l’omologo del Ppe, Manfred Weber, accusandolo di tradimento: “Abbiamo visto che la leadership del Ppe è disposta a mettere a rischio la stabilità delle istituzioni Ue in un clima geopolitico difficile, rompendo l’accordo politico delle forze democratiche filo-europee nel Parlamento europeo per amore di un’agenda distruttiva del Pp spagnolo che attacca la vicepresidente esecutiva designata Teresa Ribera cercando di farne un capro espiatorio per la propria incapacità di gestire le inondazioni di Valencia. Di fatto ha preso in ostaggio il Ppe, spingendo l’intera Unione europea sull’orlo del baratro nel modo più irresponsabile. Il Ppe dovrà spiegare ai cittadini europei perché hanno rotto la storica maggioranza europeista e se vogliono davvero schierarsi con i populisti di estrema destra. Il futuro dell’Europa è nelle nostre mani. Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità e ad agire nell’interesse europeista dei cittadini che ripongono in noi la loro fiducia alle elezioni. Spetta al Ppe spiegare la propria posizione”.
Parole, quelle di Iratxe García Pérez, che riflettono il pensiero di tutto il Partito Socialista spagnolo, disposto a chiudere più di un occhio sull’incarico a Raffaele Fitto per poter mettere all’Ambiente una figura come Ribera. Il Pd, invece, sul tema è spaccato. C’è chi, per non complicare la vita agli spagnoli e non venire accusato di anti-italianità, non condivide la guerra sulla vicepresidenza a Fitto. Altri, però, come l’europarlamentare Brando Benifei, ritengono che l’incarico di vicepresidente esecutivo per l’esponente di un partito fuori dalla maggioranza Ursula sia inaccettabile, sancendo così la divisione interna ai Dem. E questa posizione, dopo lo sgarbo dei Popolari, sta prendendo campo nel gruppo S&D che adesso chiede una riduzione a cinque del numero dei vicepresidenti esecutivi, con l’esclusione proprio di Fitto, e la revisione delle deleghe di Varhelyi. In caso contrario, i Socialisti si tireranno fuori dalla maggioranza, con von der Leyen costretta a cercare voti a destra.
Vicepresidenti in standby: ora tutto è in mano a von der Leyen
La strategia della destra spagnola ha iniziato a far agitare le acque a Bruxelles già dalla serata di lunedì, quando è circolata per la prima volta la notizia di un possibile accorpamento delle valutazioni sui vicepresidenti nella tarda serata di martedì. L’indiscrezione ha trovato conferma a mezzogiorno del 12 novembre, al termine del primo slot di audizioni, ma si è presto capito che il rinvio non aveva una data e che la situazione rimaneva congelata. Sembrava solo un problema di tempistiche, con i Socialisti timorosi di subire imboscate dalla destra, dato che proprio Ribera era stata collocata nell’ultimo slot utile. Invece c’era qualcosa di più: l’azione dei Populares per boicottare la nomina della ministra spagnola era già iniziata e ha trovato conferma durante e dopo la sua audizione.
La rottura nella maggioranza brussellese è quindi un dato di fatto e adesso da più parti si invoca l’intervento di una silenziosa Ursula von der Leyen, l’unica in grado di prendere in mano la situazione per cercare di ricomporre tutti i cocci di un vaso ormai in mille pezzi. Ci ha già provato alle 13, quando si è riunita con i capigruppo di Socialisti, Ppe e Liberali per cercare una mediazione che sembra ancora molto lontana. Tutte le forze in campo dovrebbero “evitare” che il processo di nomina della nuova Commissione europea finisca in uno “stallo” che sarebbe “dannoso per tutti – ha cercato di mediare la capogruppo di Renew Europe Valérie Hayer – Denunciamo e deploriamo l’azione irresponsabile di tutte le forze politiche che non contribuiscono a una soluzione responsabile, praticabile e affidabile. Denunciamo e ci rammarichiamo che i contenuti siano presi in ostaggio da giochi e interessi politici che non contribuiscono ad alcun lavoro costruttivo. Ad essere danneggiata è la vera natura delle audizioni. Rinnoviamo ora, come attori responsabili e costruttivi che cercano una forte unità in un’Ue efficace, l’appello a tutte le parti a tornare al tavolo per avere un esito responsabile, per evitare un collasso politico, per evitare uno stallo politico ingovernabile e disfunzionale che danneggerebbe l’interesse di tutti”. Adesso, concludono, “la presidente della Commissione europea deve agire e assumersi la responsabilità adesso, per superare questa situazione di stallo e costruire ponti per tornare al tavolo e lavorare come una piattaforma forte, centrista, responsabile”. Anche perché in gioco c’è anzitutto il futuro della sua nuova Commissione.
X: @GianniRosini
Zonaeuro
La maggioranza Ursula si sgretola sull’incarico a Teresa Ribera: i Popolari spagnoli la vogliono fuori. E i Socialisti minacciano lo stop a Fitto
Il vento della politica interna spagnola spira fino a Bruxelles. È un vento che viene da sud-ovest, un Libeccio caldo e potente che nella capitale dell’Europa si è trasformato in un tornado abbattutosi sui Palazzi dell’Ue. La guerra lanciata da Vox e soprattutto dal Partito Popular alla candidatura di Teresa Ribera sta minando alle basi il progetto di Ursula von der Leyen sulla squadra di nuovi commissari, con il rischio di un effetto domino in grado di far crollare tutta la struttura sulla quale si regge la nuova squadra del Berlaymont. Le nomine dei sei vicepresidenti esecutivi, tra cui c’è anche l’italiano Raffaele Fitto, rimangono in standby a tempo indeterminato, con i Socialisti che rispondono all’imboscata dei Popolari minacciando di far saltare proprio l’esponente di Fratelli d’Italia. Toccherà di nuovo alla presidente della Commissione mediare e mettere pace all’interno della sua maggioranza. Se non dovesse riuscirci, a Bruxelles si aprirebbe una crisi politica che potrebbe rimettere in discussione tutte le cariche all’interno della nuova Commissione.
Ribera la ‘pasdaran’ del clima che non piace agli imprenditori
Le audizioni dei commissari Ue erano filate lisce fino all’ultimo giorno, salvo qualche richiesta di ulteriori chiarimenti, come nel caso dell’ungherese Olivér Várhelyi, commissario designato da Viktor Orbán che, anche in caso di bocciatura, non provocherà scossoni nella maggioranza europea, dato che intorno ai Patrioti è stato creato un cordone sanitario. Anche l’audizione di Fitto, salvo qualche domanda più incalzante della coordinatrice di The Left, la pentastellata Valentina Palmisano, è filata liscia. Ma nella serata di martedì, quando al banco della commissione Ambiente si è seduta Teresa Ribera, è iniziato un attacco senza esclusione di colpi da parte di Ppe e Patrioti che hanno tentato di attribuire alla ministra per la Transizione Ecologica la responsabilità della strage climatica di Valencia. Le opposizioni spagnole sono arrivate a dire, con il coordinatore dei Patrioti e membro di Vox, Jorge Buxadé, che la ministra socialista vorrebbe “nascondersi” a Bruxelles e che “non dovrebbe far parte del collegio dei commissari”, ma che dovrebbe invece “essere seduta in tribunale” in attesa del giudizio per le sue azioni. Parole ripetute dalla vicepresidente del Ppe, l’esponente del Partido Popular Dolors Montserrat, secondo cui Ribera dovrà rispondere “in tribunale del suo ruolo nel disastro”.
Il tutto, secondo quanto apprende Ilfattoquotidiano.it da fonti parlamentari, ha un’origine ancora più profonda. Non si tratterebbe solo di pura opposizione politica al governo di Pedro Sanchez sfruttando il disastro climatico di Valencia, bensì una strategia legata a pressioni di una certa parte dell’imprenditoria spagnola che vede nell’ascesa a Bruxelles della ‘pasdaran’ del clima Teresa Ribera un rischio per i loro business in termini di nuove norme green imposte dall’Ue. Inoltre, il 20 novembre, Ribera tornerà di fronte all’Assemblea spagnola, altra occasione per le opposizioni che sperano di poterla attaccare nuovamente.
Bocciano Ribera? I Socialisti minacciano di far saltare il banco
Come è chiaro fin dal giorno successivo alle elezioni, far cadere anche una sola tessera del domino europeo significa innescare una reazione a catena che rischia di trascinare l’Ue in una crisi politica senza precedenti. Da mesi i Socialisti si oppongono al conferimento di una vicepresidenza esecutiva per l’esponente di Fratelli d’Italia, dato che il suo gruppo politico, i Conservatori, non fanno parte della maggioranza Ursula che ha permesso alla tedesca di ottenere il via libera alla riconferma sia in Consiglio Ue sia in Parlamento. Un’opposizione che è rimasta ma che S&D, in nome della buona riuscita delle trattative e della preservazione proprio della figura di Ribera, ha lasciato fino a oggi a decantare. Adesso che la spagnola viene messa in discussione da esponenti del Ppe, con il quale era stato siglato informalmente un accordo di non belligeranza sui rispettivi candidati, i socialisti che più di tutti osteggiano il conferimento dell’incarico a Fitto, i francesi, sono tornati a minacciarne la bocciatura.
“Un vino rosso è un vino rosso”, non si può avere “un accordo a luglio” e una “maggioranza con l’estrema destra a novembre”, ha dichiarato il leader dei socialisti francesi, Raphael Glucksmann. La capogruppo di S&D a Bruxelles, la spagnola Iratxe García Pérez, attacca l’omologo del Ppe, Manfred Weber, accusandolo di tradimento: “Abbiamo visto che la leadership del Ppe è disposta a mettere a rischio la stabilità delle istituzioni Ue in un clima geopolitico difficile, rompendo l’accordo politico delle forze democratiche filo-europee nel Parlamento europeo per amore di un’agenda distruttiva del Pp spagnolo che attacca la vicepresidente esecutiva designata Teresa Ribera cercando di farne un capro espiatorio per la propria incapacità di gestire le inondazioni di Valencia. Di fatto ha preso in ostaggio il Ppe, spingendo l’intera Unione europea sull’orlo del baratro nel modo più irresponsabile. Il Ppe dovrà spiegare ai cittadini europei perché hanno rotto la storica maggioranza europeista e se vogliono davvero schierarsi con i populisti di estrema destra. Il futuro dell’Europa è nelle nostre mani. Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità e ad agire nell’interesse europeista dei cittadini che ripongono in noi la loro fiducia alle elezioni. Spetta al Ppe spiegare la propria posizione”.
Parole, quelle di Iratxe García Pérez, che riflettono il pensiero di tutto il Partito Socialista spagnolo, disposto a chiudere più di un occhio sull’incarico a Raffaele Fitto per poter mettere all’Ambiente una figura come Ribera. Il Pd, invece, sul tema è spaccato. C’è chi, per non complicare la vita agli spagnoli e non venire accusato di anti-italianità, non condivide la guerra sulla vicepresidenza a Fitto. Altri, però, come l’europarlamentare Brando Benifei, ritengono che l’incarico di vicepresidente esecutivo per l’esponente di un partito fuori dalla maggioranza Ursula sia inaccettabile, sancendo così la divisione interna ai Dem. E questa posizione, dopo lo sgarbo dei Popolari, sta prendendo campo nel gruppo S&D che adesso chiede una riduzione a cinque del numero dei vicepresidenti esecutivi, con l’esclusione proprio di Fitto, e la revisione delle deleghe di Varhelyi. In caso contrario, i Socialisti si tireranno fuori dalla maggioranza, con von der Leyen costretta a cercare voti a destra.
Vicepresidenti in standby: ora tutto è in mano a von der Leyen
La strategia della destra spagnola ha iniziato a far agitare le acque a Bruxelles già dalla serata di lunedì, quando è circolata per la prima volta la notizia di un possibile accorpamento delle valutazioni sui vicepresidenti nella tarda serata di martedì. L’indiscrezione ha trovato conferma a mezzogiorno del 12 novembre, al termine del primo slot di audizioni, ma si è presto capito che il rinvio non aveva una data e che la situazione rimaneva congelata. Sembrava solo un problema di tempistiche, con i Socialisti timorosi di subire imboscate dalla destra, dato che proprio Ribera era stata collocata nell’ultimo slot utile. Invece c’era qualcosa di più: l’azione dei Populares per boicottare la nomina della ministra spagnola era già iniziata e ha trovato conferma durante e dopo la sua audizione.
La rottura nella maggioranza brussellese è quindi un dato di fatto e adesso da più parti si invoca l’intervento di una silenziosa Ursula von der Leyen, l’unica in grado di prendere in mano la situazione per cercare di ricomporre tutti i cocci di un vaso ormai in mille pezzi. Ci ha già provato alle 13, quando si è riunita con i capigruppo di Socialisti, Ppe e Liberali per cercare una mediazione che sembra ancora molto lontana. Tutte le forze in campo dovrebbero “evitare” che il processo di nomina della nuova Commissione europea finisca in uno “stallo” che sarebbe “dannoso per tutti – ha cercato di mediare la capogruppo di Renew Europe Valérie Hayer – Denunciamo e deploriamo l’azione irresponsabile di tutte le forze politiche che non contribuiscono a una soluzione responsabile, praticabile e affidabile. Denunciamo e ci rammarichiamo che i contenuti siano presi in ostaggio da giochi e interessi politici che non contribuiscono ad alcun lavoro costruttivo. Ad essere danneggiata è la vera natura delle audizioni. Rinnoviamo ora, come attori responsabili e costruttivi che cercano una forte unità in un’Ue efficace, l’appello a tutte le parti a tornare al tavolo per avere un esito responsabile, per evitare un collasso politico, per evitare uno stallo politico ingovernabile e disfunzionale che danneggerebbe l’interesse di tutti”. Adesso, concludono, “la presidente della Commissione europea deve agire e assumersi la responsabilità adesso, per superare questa situazione di stallo e costruire ponti per tornare al tavolo e lavorare come una piattaforma forte, centrista, responsabile”. Anche perché in gioco c’è anzitutto il futuro della sua nuova Commissione.
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“Sui migranti un sistema, l’avevo denunciato”. Meloni attacca sull’arresto del tesoriere Pd Campania. Conte: “Ci prende per idioti?”
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Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "La presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda Almasri. Prima lo farà, prima potrà occuparsi dei gravi problemi del Paese e tentare qualche soluzione alla crisi industriale, al Pil che ristagna, alla sanità ormai alla deriva. Perda meno tempo nella comunicazione social e ne trovi per cose più gravi e urgenti. Chi la segue nei suoi video e poi legge la bolletta della luce e del gas comincia a chiedersi come mai tanta distanza fra la realtà e la rappresentazione che ne dà Meloni. Sulla vicenda Almasri ci metta la faccia, ma in Parlamento e non su X o Instagram. Solo così potrà chiudere una vicenda gestita male e conclusa peggio". Lo dice Daniela Ruffino di Azione.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Fdi e Lega all'attacco del Pd sull'inchiesta campana sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che vede coinvolto il tesoriere regionale dem, Nicola Salvati, già sospeso ieri dal partito. "Siamo sconcertati da queste notizie che coinvolgono i 'buoni e generosi' del Pd. Se le accuse fossero confermate sarebbe gravissimo", attacca direttamente Matteo Salvini via social. Anche la premier Giorgia Meloni dedica un post alla vicenda sottolineando come l'inchiesta campana confermi "ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli". La premier garantisce: "Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità".
Non tarda la replica dei dem che, dopo aver sospeso ieri Salvati, oggi hanno incaricato il tesoriere nazionale del Pd, Michele Fina, di assumere la gestione della tesoreria regionale. "Quanto al merito della vicenda, oltre ad averlo rimosso dall'incarico di tesoriere, dopo un secondo lo abbiamo immediatamente sospeso in via cautelare dall'anagrafe degli iscritti del Pd -sottolinea lo stesso Fina-. E' giusto il caso di osservare che una ministra della Repubblica, rinviata a giudizio per falso in bilancio e sotto indagine per truffa ai danni dello Stato, siede ancora tranquillamente al suo posto. Prego di notare le differenze".
Nella vicenda intervengono anche i 5 Stelle. Il capogruppo Riccardo Ricciardi va giù duro: "Per qualsiasi percorso di alleanza, nazionale o territoriale, ci vuole la massima intransigenza. Ci auguriamo che chi vuole sottoscrivere un accordo con i 5 stelle faccia una pulizia totale in casa propria". Una 'pulizia' che in Campania la stessa Elly Schlein ha come obiettivo. Giuseppe Conte ricorda come "l'etica pubblica è fondamentale" per i 5 Stelle ma è su Meloni che il leader M5S batte, anche su questa vicenda. E a stretto giro ribatte via social al post della premier. "Non posso crederci: Meloni, davvero hai fatto un post per denunciare che l’'immigrazione non può essere lasciata in balia della criminalità'? Cioè tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia, con accuse di stupri di bambini, al centro dei traffici di migranti e oggi te ne esci con un post così? Ma davvero ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti a eccezione di te, tua sorella e dei tuoi stretti sodali? Per farti tornare alla realtà ti allego due immagini: in una il criminale Almasri che scende dal volo di Stato, nell'altra una notizia di qualche mese fa dai comuni d'Italia".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni continua a fuggire dal parlamento preferendo parlare continuamente sui social, quasi fosse una influencer e non la Presidente del Consiglio. Manda i due ministri, Nordio e Piantedosi, che avevano fatto saltare la precedente informativa con una motivazione menzognera: siccome c'era il segreto istruttorio e per rispetto delle indagini, non avrebbero potuto partecipare. Mentivano sapendo di mentire". Così Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e portavoce di Europa Verde.
"Perché la Legge Costituzionale n°1 del 16 gennaio 1989, all'articolo 6, stabilisce in modo inequivocabile che il procuratore invia la denuncia al tribunale dei ministri senza svolgere alcuna indagine. È quindi evidente che gli interessati sapevano che non ci sono indagini e che non c'è alcun segreto istruttorio da rispettare. Infatti, domani i ministri Piantedosi e Nordio si presentano a Montecitorio per l'informativa. Si presentano per non far venire la premier Meloni: colei che ha accusato l'opposizione, in particolar modo Alleanza Verdi e Sinistra, di essere amici dei trafficanti di esseri umani".
"Ora l'Italia e l'opinione pubblica internazionale hanno la prova che lei è amica e complice dei trafficanti di esseri umani. Giorgia Meloni venga in Aula a spiegare perché! È ora di farla finita con il complottismo e il vittimismo da propaganda di Giorgia Meloni, che sparge sui social e nelle trasmissioni televisive amiche", conclude Bonelli.
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Sono in corso i lavori per la costruzione del nuovo Terminal Donato Bramante che, ci auguriamo, sarà pronto entro la seconda parte del 2025. Sarà una struttura completamente green che migliorerà l’esperienza dei crocieristi che vengono qui a Civitavecchia. Abbiamo inoltre completato l’impianto fotovoltaico del Terminal Vespucci, che quindi sarà interamente alimentato da energia rinnovabile. Stiamo lavorando sul rinnovamento del design del Terminal 10 per poi trasferirlo al 18 e che sarà dedicato alle navi boutique, a conferma della vocazione di Civitavecchia come hub europeo principale per questo genere di imbarcazioni". Ad affermarlo è John Portelli, Direttore Generale della Roma Cruise Terminal (Rct) alla conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – illustrando i molteplici interventi infrastrutturali che stanno rendendo il porto di Civitavecchia sempre più funzionale ed ecosostenibile.
"Ma ci sono altri progetti importanti che vedono il ripensamento di tutta l’area portuale di Civitavecchia – continua Portelli -, i nuovi varchi che saranno inaugurati nel 2025, il ponte che collegherà questa parte del porto con le banchine delle crociere. E poi, le nuove bitte di 300 tonnellate che sono piuttosto rare nei porti italiani e che sono fondamentali per dare flessibilità agli ormeggi, specialmente per le grandi navi che si fermano nel porto di Civitavecchia".
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Dopo aver superato la soglia dei 3 milioni di turisti in transito nel porto di Civitavecchia, l’anno scorso, traguardo mai raggiunto da nessun porto in Italia, oggi celebriamo il risultato di 3.459.000, un risultato importantissimo e straordinario, non solo su base nazionale, ma europeo e mondiale, visto che siamo secondi – e, ormai, di poco – solo a Barcellona, e contiamo di superarla in un paio d’anni, posizionandoci ormai tra i primi sei porti crocieristici al mondo". Ad affermarlo è Pino Musolino, Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – per illustrare i dati delle crociere del 2024 e le prospettive di sviluppo del traffico crocieristico.
"Un altro dato importante – continua Musolino – riguarda anche l’effetto che le crociere turnaround, cioè che partono e arrivano a Civitavecchia hanno prodotto sui servizi di ricettività della città. Il 79% degli operatori di bed and breakfast o di alberghi dichiara che senza le crociere il loro lavoro sarebbe fortemente penalizzato. Parliamo di ristoranti, parcheggi fuori dal porto un’industria che produce tanto lavoro in molti settori”. Un indotto che non favorisce solo Civitavecchia, ma di cui beneficia, ovviamente, oltre alla città di Roma, meta di riferimento per i turisti delle crociere, anche tutto il territorio laziale. “In questi anni, siamo riusciti a mandare oltre 20.000 persone in località come Viterbo e Bomarzo", conclude il Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "Non mi aspetto che altri seguano passivamente quanto detto da noi a Orvieto (...) però mi porrei almeno la domanda perché questi due convegni hanno fatto parlare molto. Non sarà perché c’era un eccessivo silenzio autocompiaciuto sul relativo rafforzamento del Pd in un gioco a somma zero col Movimento Cinque Stelle che al momento non rende comunque le opposizioni competitive per il Governo nazionale?". Lo dice Stefano Ceccanti in un'intervista a Formiche.
Quanto alla costruzione di una coalizione Ceccanti osserva: ". Le culture politiche del centrosinistra, pur separate per decenni dalla Guerra Fredda, erano più facilmente sommabili allora perché si erano progressivamente avvicinate. Non è invece così semplice sommare gli elettorati delle odierne forze di opposizione perché il M5S è sorto come movimento di opposizione all’intero sistema dei partiti e, anche qualora vi siano intese di vertice, non è detto che il messaggio riesca a passare".
"Però non esistono trucchi rispetto a un tentativo che va esperito di formulare in positivo un’ipotesi di Governo senza reticenze e avendo un rapporto risolto con le proprie esperienze passate di guida del Paese e di corresponsabilità nelle istituzioni europee. Il passato non è riproponibile, ma siamo chiamati a fare opposizione al Governo Meloni, non a quelli di Renzi e Gentiloni. In questo senso il passaggio referendario sul jobs act, a cui opporsi, sarà un test significativo".
Milano, 4 feb. (Adnkronos) - "Ha vinto il progetto migliore". E' questo il senso delle dichiarazioni rese davanti al gip di Milano Luigi Iannelli dagli architetti Stefano Boeri e Cino Zucchi indagati per turbativa d'asta perché, in qualità rispettivamente di presidente e commissario della giuria, avrebbero scelto - in conflitto di interesse, secondo la procura - il progetto vincitore per la realizzazione della Beic, la Biblioteca europea di Informazione e Cultura che dovrebbe sorgere nella zona centrale di Porta Vittoria.
Nell'interrogatorio preventivo conseguente alla richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla procura, "entrambi hanno risposto a tutte le domande", secondo le indiscrezioni e hanno consegnato, nonostante l'interrogatorio sia durato circa un'ora e mezza per ciascun indagato, una memoria al giudice e ai pm Paolo Filippini e Giancarla Serafini. Meno risposte, ma una memoria scritta è stata presentata anche da Pier Paolo Tamburelli (così come dai due indagati per cui è stata chiesta la misura interdittiva), considerato dalla procura il "collettore tra Boeri e Zucchi e gli studi Onsitestudio e Baukuh vincitori del bando".
Sia Zucchi che Boeri hanno negato incontri con personaggi coinvolti nel bando di gara e hanno rimarcato la competenza nello scegliere, in pieno anonimato, il progetto migliore. Una valutazione di merito su cui non ha inciso la conoscenza di alcuni professionisti dei numerosi studi internazionali di architettura partecipanti. La decisione del gip è attesa nei prossimi giorni: già nel fine settimana o entro il termine di dieci giorni.