E’ arrivata con un discorsetto probabilmente scritto da qualcun altro, ma che ben rifletteva la posizione del governo sulla transizione ecologica: l’energia rinnovabile, lungi dall’essere centrale nel raggiungimento della neutralità climatica, per Meloni, alla COP29, diventa quasi residuale. Nel suo discorso Meloni tira fuori una “ricetta” per la transizione fatta di svariate cose diverse, ma unite dalla stessa caratteristica: l’inutilità ai fini della transizione. Anzi, in alcuni casi la dannosità, visto che Meloni salva il gas come elemento su cui puntare. Ma poi c’è altro: i biocarburanti che tanto interessano Eni, la cattura della CO2, che non serve praticamente a nulla, l’idrogeno buttato lì un po’ a caso (il governo non mi pare se ne sia mai occupato), infine, asso nel cappello del discorso della premier, chi sa chi glielo ha suggerito, la fusione nucleare. Incredibile: perché la fusione non è assolutamente detto che verrà raggiunta ma soprattutto, se lo sarà, lo sarà solo con tempi lunghissimi che non rispondono in alcun modo alle esigenze schiaccianti di ridurre le emissioni ora. Pena, letteralmente, la distruzione progressiva e repentina della terra.

Il secondo punto del discorso è altrettanto assurdo e paradossale. Infatti Meloni ritira fuori la “manfrina” della transizione ideologica, e invoca invece un realismo globale dai contenuti oscuri. Lei lo spiega così: vogliamo una transizione in cui si difenda la natura con al centro l’uomo. Altrimenti non si può fare. E’ un’affermazione senza senso, primo perché com’è noto è proprio l’uomo ad aver distrutto la natura, ma anche, in secondo luogo, perché l’uomo anche è natura, fa parte della natura stessa. In altri termini, diminuire le emissioni e fare la transizione energetica non salva solo la natura, ma anche l’uomo stesso. Altrimenti non staremmo neanche a parlarne. Quindi non esiste alcuna transizione ideologica solo pro natura, ma solo una transizione basata sulla scienza pro natura e insieme pro uomo.

Profondamente disturbante poi l’utilizzo del termine sostenibile sempre riferito ai sistemi produttivi e sociali. Anche qui, la sostenibilità è una sola. Non si possono salvare le aziende, l’economia se non si salva la natura e le migliaia di miliardi che ormai stiamo spendendo ogni anno per compensare i disastri causati dalla natura dovrebbero ormai averlo chiarito.

Irritante e sbagliata, infine, la citazione sulla figlia e sul desiderio di salvarla. Non c’entrava proprio niente, una frase messa a dimostrazione della sua presunta buona fede che tale non è. Ovvero, se Meloni ha detto tutto ciò che ha detto senza far riferimento ad alcun interesse (di chi ci vende il petrolio e il gas, come la nazione che ospita la COP, di Eni che si occupa di biocarburanti etc), allora l’alternativa è l’ignoranza e non mi sembra un’alternativa tanto bella.

La verità, spiace dirlo purtroppo perché anche io ho figli piccoli, è che i nostri bambini si troveranno ad affrontare uno scenario da incubo, con alluvioni sempre più devastanti (ormai le scene sono quotidiane e sono inquietanti) e siccità fortissime con ondate di calore pesantissime. Un futuro apocalittico, grazie alle nostre bugie, reticenze e grazie soprattutto al fatto di ignorare completamente la scienza, che dice tutt’altro rispetto a quanto detto nel discorso di Meloni. Ripeto, io non so se lei lo sappia o meno, se ne sia consapevole o meno. Ma, come ho detto, entrambe le alternative sono, per una che è capo del governo, veramente inquietanti.

Sarebbe stato quasi meglio non andarci proprio alla COP, che andare lì per fare uno spot ai combustibili fossili e a tecnologie che al momento non esistono proprio. Tutto, tranne parlare dell’importanza e della centralità dell’energia rinnovabile, l’unica che, se ci sbrighiamo, potrà rendere la terra ancora abitabile. Anche per la figlia della premier.

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