“Alla Roma non potrò mai dire di no”. Detto, fatto: riecco Claudio Ranieri con la tuta giallorossa, cinque mesi dopo l’addio al Cagliari e l’annuncio di aver chiuso con le squadre di club. Sir Claudio aveva lasciato una porta aperta solo a un’eventuale nazionale “simpatica”, ma la chiamata non è mai arrivata. È spuntata invece la Roma, profondamente malata, dodicesima in campionato, in grande ritardo in Europa, un gruppo di giocatori in crisi, una tifoseria depressa e furibonda con la proprietà. La Roma ha chiamato e Ranieri, volato martedì sera a Londra con la moglie Rosanna e l’agente Pietro Chiodi per incontrare Dan Friedkin, ha detto “obbedisco”. Il “sì” non è stato però a scatola chiusa: il tecnico di San Saba ha chiesto un paio di rinforzi a gennaio e un proseguimento del rapporto. Farà il dirigente. Prima di imbarcarsi per Roma da Londra, Ranieri ha detto: “Mi sono preso una bella gatta da pelare”.
Ranieri ha una missione non facile da compiere: rimettere in piedi una squadra costruita male, con alcune lacune pesanti in ruoli delicati, vedi l’esterno basso destro e l’attaccante di riserva, dove dietro all’ucraino Dovbyk c’è l’uzbeko Shomurodov, giocatore che don Claudio conosce bene dai tempi di Cagliari. I Friedkin, legati al mondo dell’intelligenza artificiale, non hanno voglia di spendere ancora dopo i 96 milioni di euro investiti in estate, ma per navigare in mari sicuri serve uno sforzo a gennaio. È stato uno degli argomenti di maggior discussione.
Ranieri è uno dei padri della patria a Roma: non a caso, qualcuno, sui social, lo ha accostato al presidente Sergio Mattarella. Da spettatore disinteressato, aveva colto la confusione all’interno di un club, dove mancano un CEO dopo la partenza di Lina Soukoulou, non c’è traccia di un direttore generale e nel ruolo di direttore sportivo c’è il francese Florien Ghisolfi, in difficoltà non solo con la lingua italiana, ma anche con la proprietà. Il vero nodo di fondo è però un altro: capire le reali intenzioni dei Friedkin dopo l’acquisto dell’Everton. Hanno voglia di impegnarsi ancora nel club giallorosso, o dopo quattro anni, complice anche il cronico ritardo sulla questione stadio, hanno maturato l’idea di vendere?
Ranieri è alla terza missione in giallorosso da tecnico: questa è sicuramente la più difficile. Nell’autunno 2009, ereditò la Roma alla terza giornata, dopo l’addio di Luciano Spalletti: sfiorò una clamorosa conquista dello scudetto, naufragata nel ko contro la Sampdoria. Nella primavera 2019, fu chiamato da James Pallotta a sostituire Eusebio Di Francesco, reduce dalla semifinale Champions della stagione precedente. Ranieri non riuscì a condurre la Roma ad un’altra avventura in Champions e si congedò a fine annata, lasciando spazio a Paulo Fonseca. Stavolta, deve rimettere in piedi una Roma più debole di quelle del 2009 e del 2019. Il popolo giallorosso adora Claudio: il tributo che gli fu riservato all’Olimpico, nella semifinale di Conference del 2022 contro il suo vecchio Leicester, lo commosse.
Il suo ennesimo ritorno ha qualcosa di romanzesco, ma Ranieri è l’uomo delle favole. Una su tutte: Leicester. Ma poi anche Cagliari, trascinato in A nel 2023 e salvato sei mesi fa. Per incontrare Dan Friedkin, martedì è stato costretto a prendere l’aereo per presentarsi a Londra: situazione bizzarra, ma l’imprevedibilità è l’unica certezza della Roma attuale. Ranieri, 96 partite da coach dei giallorossi, con un bilancio di 53 successi, 20 pareggi e 23 sconfitte, è stato scelto dopo aver perlustrato altre strade. In questi giorni, dopo l’esonero di Juric di domenica pomeriggio, hanno ballato diversi nomi, italiani e stranieri. Sir Claudio, uomo di mondo dall’alto della lunga esperienza internazionale e dei suoi 73 anni, sa benissimo come sono andate le cose, ma è uomo pratico e bada al sodo. La Roma ha chiamato e lui ha risposto. Il resto è noia e soprattutto lavoro. Alla ripresa c’è il Napoli, poi Tottenham e Atalanta. Partenza durissima, ma Ranieri è l’uomo delle imprese impossibili.