Quella che sembrava essere una polemica isolata, si è trasformata in un vero e proprio caso. “Ho fatto un po’ di ricerche e ho chiesto informazioni alle aziende che producono le palline da tennis. Dall’epoca della pandemia sono peggiorate, sono diventate molto più lente”: le parole pronunciate qualche giorno fa da Alexander Zverev (non a caso membro del Player Council, ovvero il consiglio dei giocatori) alle Atp Finals di Torino hanno ispirato altri tennisti nelle ultime ore. Da Medvedev a Ruud, passando per De Minaur e Rublev. Infortuni al gomito o al polso causati proprio da queste nuove palline con un “materiale di gomma diverso che le rende tra il 30% e il 60% più lente in media rispetto a prima del Covid”, ha detto il numero 2 al mondo. Insomma, per il tennista tedesco tutta colpa delle aziende che hanno tagliato i costi. Ma ci sarebbe dell’altro: la preoccupazione nasce anche dalle diverse marche di palline utilizzata nei principali tornei. Troppi cambi che non consentono ai tennisti di trovare il giusto feeling. Wawrinka prima: “Quattro settimane, quattro tipi di palle diverse. Quando verranno ascoltati i giocatori?”. Fritz poi: “Ho dovuto convivere con problemi al polso sin dall’inizio dello US Open e tutto per problemi di cambio delle palline da gioco. Ne abbiamo avuto tre tipi in tre settimane”.

“Il mio punto di forza è stato danneggiato”
Gli infortuni e lo spettacolo offerto in campo, al centro delle discussioni. Zverev dà il via, Medvedev prosegue: “Alcuni giocatori come me non sono soddisfatti delle palline, dopo il Covid sono cambiate. Nel 2022, il mio anno peggiore, ho dovuto cambiare le corde con altre più morbide, così la mia pallina andava più veloce perché non riuscivo più a fare un vincente. Ha funzionato bene. Sono sempre stato in grado di restare nello scambio più a lungo di molti dei miei avversari. Ma ora tutti possono farlo. Non importa quanto sei alto, quanto sei scarso nei movimenti, quanti errori non forzati puoi fare. Il mio punto di forza è stato danneggiato, è una sensazione dura, è uno svantaggio per me”. Il tennista russo si sente chiaramente penalizzato, oltretutto per una decisione che “viene dall’alto”. Andrey Rublev, invece, generalizza il tutto parlando di un cambiamento netto riscontrato negli ultimi anni: “Non so se i campi sono cambiati o le palline, ma qualcosa è cambiato. Forse entrambi. È dura controllarle. Senti di fare più o meno gli stessi colpi ma la palla vola in modo diverso: a volte acceleri e la palla va alla grande mentre la palla successiva può andare invece 5 metri fuori. Succede a tutti i giocatori, immagino che sia per questo che molti si lamentano“.

Le proposte di De Minaur e Ruud
Stesse palline in qualsiasi torneo, di qualunque importanza e per ogni tipo di fondo. “In un mondo ideale si dovrebbe giocare ovunque con le stesse palline, in questo modo ci si libererebbe di tutte le lamentele o di doversi abituarsi a condizioni differenti ogni volta, e si eliminerebbe il rischio di infortuni“: questa la proposta di Alex De Minaur, numero 9 della classifica Atp. “Se si svolgono quattro tornei consecutivi nello stesso continente e si usano palline diverse, può essere difficile e impegnativo. Ci sono alcuni giocatori a cui piace la palla di un marchio, altri che ne preferiscono altre, e così via”. Casper Ruud però non gradisce questa soluzione: “Se ci si limitasse a una sola palla, sarebbe in un certo senso un po’ ingiusto nei confronti di qualcuno a cui piace una palla specifica. E su un campo indoor come Torino, quando è ruvido e granuloso, la palla si gonfia un po’ troppo: è difficile tirare forte e la palla non dura più come una volta”.

La schiena di Tsitsipas e l’allarme infortuni
Un tema più volte discusso, con punti di vista differente. Ma i tennisti hanno trovato un minimo comun denominatore: gli infortuni sono strettamente collegati al tipo di pallina utilizzata. Chiedere a Tsitsipas e ai suoi recenti problemi alla schiena: “È necessario mantenere palline della medesima consistenza per un periodo più lungo di una sola settimana. Penso che, soprattutto durante i tornei sulle superfici dure, questo accorgimento diminuirebbe sicuramente il numero di infortuni. Sono convinto che i miei problemi alla schiena nel periodo successivo l’Australian Open siano derivati proprio da questa pratica”.

Il medico-fisiatra: “Cosa mostrano le simulazioni”
Ma esiste davvero un legame tra infortuni e tipo di pallina utilizzata? “Le simulazioni mostrano che durante gli impatti al di sotto dell’asse longitudinale della racchetta, il polso è forzato a flettersi fino a 16 gradi di più, con un aumento fino a sei volte della coppia di estensione del polso rispetto a un impatto centrale. Sarebbe interessante riprodurre studi analoghi considerando le ‘nuove’ palline per capire quanto possano realmente influenzare la biomeccanica del tennis”, spiega il medico-fisiatra Andrea Bernetti, segretario generale della Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa), parlando all’Adnkronos. “È sicuramente utile un monitoraggio dell’incidenza degli infortuni che possa evidenziare un eventuale aumento a carico degli arti superiori”. Nel frattempo, la protesta dei tennisti prosegue e gli Australian Open saranno l’ultimo banco di prova. Infatti, il Player Council potrebbe prendere in considerazione l’opzione di confrontarsi direttamente con i produttori delle palline. Nel mondo del tennis è scoppiato definitivamente un nuovo caso.

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