Sulla Treccani la parola “spietato” è spiegata così: “che non prova pietà, privo di sentimenti di pietà, o che si comporta senza mostrare pietà”. Possiamo definirlo precisamente in questo modo il successo per 6-4 6-4 di Jannik Sinner contro Taylor Fritz nella seconda partita alle Atp Finals di Torino. Sì, perché bisogna essere senza pietà (sportivamente parlando) per vincere un match come quello che ha portato a casa l’azzurro. Una prestazione da vero numero 1 del mondo. L’ennesima della stagione. La semifinale per Sinner non è ancora matematica, ma è davvero a un passo. Basta vincere un solo set per non dover più fare calcoli. L’azzurro sarebbe fuori dai giochi solo con una combinazione: sconfitta in 2 set con Daniil Medvedev, vittoria in 2 set di Fritz su Alex de Minaur e peggior percentuale nel conteggio game. Non impossibile, ma estremamente complicato. Soprattutto se pensiamo alle sette vittorie negli ultimi 8 precedenti contro il russo (prossimo avversario giovedì sera) e allo stato di forma messo in mostra contro Fritz, che ha mandato letteralmente in estasi l’Inalpi Arena.

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Preciso, chirurgico, implacabile. Dopo l’esordio vittorioso contro De Minaur era stato sottolineato come l’azzurro avrebbe dovuto alzare il livello. Una consapevolezza che lo stesso Sinner non aveva mancato di evidenziare. Detto, fatto. Come se fosse la cosa più normale del mondo. La seconda partita contro Fritz si è trasformata in una lezione su cosa significhi essere autorevoli. L’azzurro ha saputo ancora una volta essere superiore nei momenti che contano, perché nel tennis non tutti i punti valgono un semplice “15”. Questi crocevia della vittoria sono stati due, uno per set, entrambi sul 5-4 per l’azzurro, quando la tensione sale e i margini d’errore si assottigliano. Lì Fritz ha tremato, Sinner no. Anzi, ha spinto ancora più forte. È la semplice differenza che intercorre tra l’essere numero 5 del mondo e l’essere numero 1.

Due snodi arrivati a corredo di una partita che è stata anche sofferta, in cui Sinner è stato chiamato a diverse grandissime difese e a dover gestire situazioni delicate create da un avversario giunto a questo appuntamento in piena fiducia e voglioso di riscattare la finale dello Us Open persa tre mesi fa. Fritz infatti c’ha provato, ha avuto le sue chance (è stato lui, per esempio, il primo ad avere palla break sul 3-3 del primo set), ma alla fine non ha potuto fare niente di fronte al cinismo e alla risolutezza del leader della classifica mondiale. Sinner che dentro di sé ha ancora margini di miglioramenti da esprimere, a cominciare dalla percentuale di prime palle al servizio. E a dirlo è lui stesso: “È stata una partita difficile – ha commentato nell’immediato post-partita -, lui ha servito molto bene, io ho provato a entrare nello scambio nei turni di risposta. Potevo servire meglio ma da fondo abbiamo giocato ad un alto livello sia io che lui. Nei punti importanti ho servito molto bene. Sono contento di come ho gestito le situazioni difficili”. Insomma, non siamo ancora al 100 per cento. Il livello è in ascesa ma non al massimo. E forse, è proprio quest’ultimo elemento quello che maggiormente turba. In positivo il pubblico di Torino, in negativo i rivali.

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