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Mike Tyson contro Jake Paul su Netflix: c’era una volta la grande boxe made in Usa. Con i big in Arabia, negli States è tutto wrestling

Mentre gli incontri di boxe che più contano si sono spostati a Riyadh (Fury-Usyk e Beterbiev-Bivol gli esempi più eclatanti del 2024, con Londra che riesce sempre a rispondere con grandi eventi soprattutto quelli con protagonista Anthony Joshua e i suoi 96 mila spettatori a Wembley), gli Stati Uniti sembrano vivere pugilisticamente un momento di stagnazione. L’America, un tempo la patria della boxe, ha perso il suo predominio e, a causa o per conseguenza di ciò, sta puntando su match di esibizioni, che con il pugilato vero e proprio nulla hanno a che fare, come quello che è stato messo in piedi per il 15 novembre in Texas tra il 58enne Mike Tyson e il pugile-youtuber Jake Paul, che verrà trasmesso su Netflix come a sancire il sorpasso dell’aspetto di intrattenimento su quello sportivo. Nonostante appaia anche sul sito boxrec.com, è difficile considerarlo un incontro Pro, quando le otto riprese in programma saranno di due minuti e i guantoni utilizzati dai due protagonisti di 14 once.

Quattro anni fa Tyson aveva affrontato a Los Angeles in un match di 8 round l’ex campione Roy Jones Jr., conclusosi – ma questo è un dettaglio insignificante – con un verdetto di parità. Anche Jake Paul è un habitué di questi eventi, avendo affrontato più volte nel ring ex lottatori di MMA come Ben Askren, Tyron Woodley e Anderson Silva. Un altro ex pugile specializzato in match del genere è Floyd Mayweather Jr., il quale forse ha dato il via a questo trend con il match con Conor McGregor. Poi ha fatto il bis con Gotti a Fort Lauderdale, con il secondo più recente episodio della saga girato invece a Città del Messico. La boxe negli States si sta dunque trasformando sempre di più a qualcosa che si avvicina al wrestling, cioè ad uno spettacolo di finzione con un copione scritto in precedenza. Tra l’altro sia Mike Tyson che Floyd Mayweather, due tra i pugili più popolari di sempre, non hanno mai disdegnato incursioni in passato nella WWE.

Bisogna anche dire che la boxe da sempre ha a che fare con il mondo dello spettacolo. In quale altro sport la carriera di un pugile viene influenzata anche dal numero di spettatori che questi riesce a porta nelle riunioni? Spesso un pugile viene descritto sia per le cinture vinte che per le volte in cui ha riempito tale arena, come fosse una sorta di Bruce Springsteen della sport. Questo è sempre esistito, così come i match truccati o le carriera indirizzate da manager o promotions vari da una parte o dall’altra del successo. Però qui siamo arrivati all’eccesso. Questa è una fiction hollywoodiana. La manifestazione sta muovendo molti soldi, l’interesse di certo non manca. Ma gli italiani si sveglieranno di notte a vedere questo evento trasmesso in streaming su Netflix? Negli anni Ottanta le alzatacce per vedere un giovane Tyson trasmesso in diretta dall’America dalle reti Fininvest con commento di Rino Tommasi sono entrate nell’immaginario comune. I giovani d’oggi seguiranno molto probabilmente il match con Paul e questo non è per forza un male, se sapranno capire la differenza con gli altri incontri della serata valevoli per un mondiale. Nel sottoclou combatterà anche un italiano, Armando Casamonica è stato chiamato all’ultimo per affrontare il forte canadese Lucas Bahdi. Le perplessità rimangono, per il momento gli appassionati devono tenersi stretto ciò che di bello sopravvive nella boxe, anche in America: i pugili veri, i vecchi maestri, le palestre odorose di periferia e le arene storiche. Un mondo che Mike Tyson ha conosciuto e frequentato diventandone il più grande protagonista, sì ma decenni fa.