Il percorso che porterà all’ingresso dell’Ucraina nella Nato è “irreversibile“. E gli stati membri dovranno contribuire con più del 2% del loro Pil, come finora previsto. A dirlo è il segretario generale dell’Alleanza atlantica Mark Rutte. Parole – pronunciate in occasione dell’esercitazione Resolute Warrior in Lettonia, altro paese in prima linea sul fronte orientale dell’Ue, […]
Il percorso che porterà all’ingresso dell’Ucraina nella Nato è “irreversibile“. E gli stati membri dovranno contribuire con più del 2% del loro Pil, come finora previsto. A dirlo è il segretario generale dell’Alleanza atlantica Mark Rutte. Parole – pronunciate in occasione dell’esercitazione Resolute Warrior in Lettonia, altro paese in prima linea sul fronte orientale dell’Ue, al confine con il territorio russo – che sembrano voler dare un colpo di acceleratore su una strada che la comunità internazionale sembrava voler tenere da parte: vista da Mosca, con il conflitto che ha ancora una fiamma più che viva, l’adesione alla Nato potrebbe avere effetti diversi e più impattanti rispetto, per esempio, all’integrazione nell’Unione Europea. Ma nell’ultimo mese – in avvicinamento alle elezioni negli Stati Uniti – la questione è tornata sul tavolo dei vertici internazionali.
Occorre far entrare Kiev nell’Alleanza e “bisogna farlo adesso più in fretta, per evitare un’escalation come quella che sta preparando Putin”, coinvolgendo la Corea del Nord, ha aggiunto in un’intervista a Radio Radicale Carmen Romero, direttrice della Security Policy Political Affairs and Security Policy Division della Nato. “Il fatto che la Corea del Nord adesso partecipa in questo conflitto significa che Pyongyang percepirà qualcosa in cambio da parte della Russia, e sarà sicuramente tecnologia missilistica. Il che significa che la Corea del Nord può lanciare dei missili che possono arrivare in Europa, possono arrivare in America del Nord e possono anche attaccare Paesi come il Giappone e la Corea del Sud”. Alla domanda se sia realistico pensare a un ingresso di Kiev nell’Alleanza atlantica, Romero ha risposto: “Chiaramente un Paese che è in un conflitto non può entrare in un’organizzazione perché deve anche esportare sicurezza”, però “stiamo lavorando, sia l’Unione europea che noi” perché Kiev “faccia parte di queste due organizzazioni”.
Era stato il presidente dell’Ucraina Volodymir Zelensky a rimettere in pista la questione in un incontro di ottobre a Bruxelles in un forcing che durava da mesi: “La Nato per noi è un ombrello di sicurezza cruciale. In fondo è la nostra unica speranza – aveva detto dopo una riunione del Consiglio europeo –. La debolezza relativa dell’Ucraina si traduce in una forza relativa della Russia. Sarebbe un errore non permetterci di entrare nell’organizzazione militare. La prima tappa può essere un invito, poi l’ingresso. Forse anche dopo la fine della guerra. Comunque, il prima possibile”. In quei giorni di ottobre a frenare era stata l’Ungheria che aveva avvertito che l’eventuale approdo di Kiev nell’Alleanza atlantica “nelle attuali circostanze” provocherebbe la “terza guerra mondiale“. Il termine “irreversibile” era stato usato per la prima volta all’ultimo vertice Nato di luglio a Washington, anche se non era stata ipotizzata una possibile data. La reazione del Cremlino fu prevedibilmente glaciale: mentre il vicepresidente del Consiglio di sicurezza – l’ex presidente Dmitry Medvedev – disse seccamente che Mosca deve impegnarsi per far “scomparire Ucraina e Nato”, la portavoce del ministero degli Esteri si “limitò” a prevedere che la strada scelta dagli Alleati va “verso il precipizio“.
Erano tempi diversi: il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non era stato ancora “esautorato” (non si era ancora ritirato dalla corsa per la Casa Bianca), il segretario generale della Nato – per quello che poteva valere – era ancora il norvegese Jens Stoltenberg. Ora questo concetto della “irreversibilità” è però ripreso dal nuovo segretario, l’ex premier dei Paesi Bassi Mark Rutte. Sull’Ucraina “abbiamo chiarito che il loro futuro sarà nella Nato – ribadisce -. C’è una decisione, che abbiamo ripetuto di nuovo al vertice Nato a Washington, di un percorso irreversibile verso l’adesione alla Nato per l’Ucraina e stiamo costruendo il ponte con la promessa di 40 miliardi di dollari“. La differenza è che il presidente eletto degli Usa ora è Donald Trump, atteso o comunque annunciato con un nuovo corso nella strategia per la guerra nell’Europa dell’Est. E quindi resta da capire come le prese di posizione di Rutte possano stare insieme alla politica estera che ci si aspetta dal nuovo capo della Casa Bianca.
Per esempio sulla fine del conflitto Rutte dice: “Solo il governo ucraino può decidere di avviare colloqui con la Russia, su come porre fine a tutto questo. Ma devono affrontare la questione da una posizione di forza, ed è per questo che dobbiamo continuare a fornire aiuti alla difesa in Ucraina per assicurarci che saranno in quella posizione di forza quando arriverà quel giorno”. Gli Usa? “Sono parte integrante della Nato. Hanno fondato l’Alleanza – si limita a rispondere l’ex premier dei Paesi Bassi -. Sono nella Nato per una ragione storica, per non ripetere l’errore della prima guerra mondiale, per non ripetere l’errore della seconda guerra mondiale. Sanno che questa è parte integrante della loro difesa, della nostra difesa, della nostra difesa collettiva“. “E abbiamo bisogno degli Stati Uniti – prosegue -. E loro hanno bisogno di noi. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro”. “Sto incoraggiando gli alleati ad arrivare al 2% delle spese in difesa, che peraltro non basterà ed abbiamo già iniziato un dibattito al riguardo all’interno della Nato”, ha aggiunto Rutte. “Quale sarà il nuovo livello però resta ancora da vedere”, ha sottolineato.
Prima del passaggio di consegne l’attuale amministrazione Usa prevede di inviare un’ultima richiesta al Congresso per nuovi aiuti all’Ucraina per il 2025, come ha ribadito di nuovo oggi Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale di Biden. Un modo per “raggiungere la posizione negoziale più forte possibile” dice. A proposito di bisogni, il catalogo è questo, aggiunge il segretario della Nato Rutte: “Abbiamo bisogno di più spesa per la difesa e di una maggiore produzione nella difesa in tutta l’Alleanza per avere le forze giuste, ma anche per avere le giuste capacità per mantenere la nostra gente al sicuro”. “L’Ucraina ha urgente bisogno del nostro aiuto. Putin userà l’inverno come arma“, ha sottolineato Rutte. Vladimir Putin “cercherà di distruggere il sistema energetico ucraino. Quindi dovremo tutti aumentare il nostro sostegno all’Ucraina, anche con difese missilistiche aeree per proteggere le infrastrutture critiche”. Rutte, insomma, descrive una sorta di corsa contro il tempo non solo per il generale inverno ma anche, probabilmente, per i generali di Trump.