Nella notte tra il 13 e il 14 novembre, un uomo ha fatto esplodere due ordigni a Brasilia, nella piazza dei Tre Poteri, a pochi passi dalla Corte Suprema, dal Parlamento e dal Palacio do Planalto, sede della presidenza della Repubblica. La prima esplosione si è verificata in un parcheggio vicino alla Corte Suprema, mentre la seconda è avvenuta pochi secondi dopo davanti all’edificio. L’autore dell’attentato è Francisco Wanderley Luiz, un fabbro di 59 anni, già candidato al consiglio comunale per il Partito Liberale nel 2020 a Rio do Sul e sostenitore di Bolsonaro. L’uomo è morto durante l’esplosione. Aveva già annunciato le sue intenzioni su Facebook, dove aveva pubblicato frasi contro i comunisti e attacchi diretti al presidente Luiz Inácio Lula da Silva, nonché ai presidenti della Camera dei Deputati, Arthur Lira, e del Senato, Rodrigo Pacheco.

La vice governatrice del Distretto Federale, Celina Leão, ha confermato che l’uomo si è tolto la vita dopo aver tentato di entrare, auspicando che il gesto fosse opera di un “lupo solitario”. “Lo stiamo considerando un suicidio poiché c’è stata una sola vittima, ma saranno le indagini a dimostrarlo”, ha dichiarato. La Corte Suprema ha comunicato in una nota che i giudici avevano appena concluso una sessione plenaria al momento delle esplosioni e sono stati rapidamente evacuati in sicurezza. Il presidente Lula aveva lasciato il Palacio do Planalto poco prima delle deflagrazioni. La polizia federale brasiliana sta indagando per “terrorismo”. Dai primi dettagli emerge che l’obiettivo dell’attentato fosse il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, come testimoniato dall’ex moglie dell’attentatore. In serata, Lula si è riunito nella residenza presidenziale con il capo della polizia federale, Andrei Rodrigues, e i giudici della Corte Suprema, Alexandre de Moraes e Cristiano Zanin, per un briefing sulla situazione. Al termine dell’incontro, il governo brasiliano ha rassicurato che l’episodio non avrà alcun impatto sul G20, che inizierà lunedì 18 novembre a Rio de Janeiro.

“Quello che è successo ieri non è un episodio isolato nel contesto iniziato allora, quando il famigerato ‘gabinetto dell’odio’ ha iniziato a diffondere discorsi di odio contro le istituzioni e l’autonomia del potere giudiziario”, ha dichiarato de Moraes durante una cerimonia a Brasilia. Il ‘gabinetto dell’odio’ era un gruppo di consiglieri che gestiva le reti sociali di Jair Bolsonaro durante la sua presidenza, guidato da Carlos Bolsonaro, secondo figlio dell’ex presidente. “Questa escalation si è sviluppata sotto la falsa veste di un uso criminale della libertà di espressione, culminando negli eventi dell’8 gennaio”, ha aggiunto de Moraes. Nel mentre l’ex presidente Jair Bolsonaro, ha detto di “ripudiare” l’attacco tramite un post su X definendolo un evento isolato che sembra essere stato causato da problemi di salute mentale dei quali soffriva l’attentatore.

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