Diritti

Cos’è successo prima degli spari dell’agente contro Moussa? La telecamera più vicina non funzionava. “Ci sono altre riprese, ma lontane”

Quasi un mese dopo la morte di Moussa Diarra, il ventiseienne del Mali ucciso da un agente di polizia davanti alla stazione di Verona, si scopre che la telecamera che poteva essere decisiva per ricostruire ciò che è accaduto, non funzionava. Si tratta dell’apparecchio di registrazione delle immagini che si trovava proprio sulla facciata di Porta Nuova e che avrebbe potuto fornire una prova fondamentale. L’agente della Polfer che ha sparato tre colpi con la pistola di ordinanza ha infatti dichiarato che Moussa era armato di un coltello e aveva causato danni alla tabaccheria e alla biglietteria della stazione. Quando si era trovato di fronte i due agenti appena entrati in servizio avrebbe cercato di scagliarsi su di loro ed era stato colpito al cuore.

Questa versione è però contestata da Djemagan, il fratello di Moussa, dagli amici, dal Comitato Verità e Giustizia per Moussa e dagli attivisti del Laboratorio Paratodos che danno ospitalità ai senza casa in una vecchia casa battezzata il Ghibellin Fuggiasco, dove il giovane si trovava da un paio d’anni. Hanno chiesto di poter visionare le prove, ovvero le riprese video, per verificare se davvero i fatti si siano svolti in quel modo. Lo stesso hanno fatto gli avvocati Paola Malavolta e Francesca Campostrini. Moussa soffriva di depressione, dopo la morte del padre, ma lavorava in agricoltura. Stava assumendo dei farmaci e questi potrebbero essere all’origine del disagio esploso il 20 ottobre scorso.

Se non ci sono le immagini della telecamera più vicina al luogo della sparatoria, gli investigatori affermano di avere però altre riprese, effettuate da più lontano. Vi si vedrebbero i due poliziotti e Moussa, che si era avvicinato loro, ma non era entrato in contatto diretto. Solo chi ha visto le riprese potrà spiegare a che distanza minima Moussa fosse arrivato e se la minaccia fosse sufficiente per giustificare i tre colpi di pistola, uno dei quali lo ha raggiunto al cuore, un altro lo ha sfiorato e ha colpito una vetrata ad altezza d’uomo, mentre un terzo è finito in aria.

Al momento l’ipotesi di reato formulata dalla Procura della Repubblica nei confronti dell’agente è di eccesso colposo in legittima difesa. Solo le perizie (oltre all’autopsia, l’analisi balistica) potranno dire se l’agente ha seguito i protocolli nell’intimare a Moussa di fermarsi e nello sparare un colpo di avvertimento, prima di colpirlo. Decisivo è il coltello che secondo la Questura e gli investigatori Moussa stava impugnando. È davvero così o era nello zaino? Secondo gli accertamenti un coltello è stato trovato a terra.

Critiche sono state espresse dal comitato Verità e Giustizia per Moussa. “Un quotidiano ha pubblicato un lungo articolo in cui sostiene che ‘la telecamera centrale orientata verso il piazzale non era in funzione a causa di un’anomalia su cui ora sono in corso accertamenti’. Quella telecamera ‘non ha registrato nulla’”. Il Comitato sottolinea come “nelle scorse settimane l’esistenza di questi video registrati in stazione è stata confermata da vari esponenti politici e dal comunicato diramato il 20 ottobre in modo congiunto da Procura, cioè chi indaga, e Questura, cioè l’ufficio del poliziotto su cui si sta indagando. In quel comunicato si sostiene da subito, e in modo piuttosto anomalo, la tesi della legittima difesa. Si dice inoltre che sono al vaglio della Procura ‘tutte le immagini registrate dalle numerose telecamere presenti nella zona’ e che ‘l’indagine potrà quindi avvalersi di riscontri oggettivi che saranno fondamentali per una ricostruzione completa ed imparziale di quanto accaduto’”.

La mancanza delle immagini decisive induce gli amici di Moussa a “registrare e segnalare con la massima urgenza la coincidenza e l’anomalia di tali circostanze, nonché esprimere una grave preoccupazione in merito alla garanzia procedurale delle indagini e al pericolo di inquinamento probatorio. Pretendiamo che venga fatta immediata chiarezza sui video di queste telecamere. Se esistono chiediamo nuovamente che vengano al più presto resi disponibili, se non dovessero esistere chiediamo che venga reso pubblicamente conto di quanto diramato finora dalle autorità e da alcuni media”.

Intanto è stato confermato che la senatrice Ilaria Cucchi di Sinistra Italiana seguirà il caso e il 22 novembre una conferenza stampa a Palazzo Madama per fare il punto dei dubbi e degli interrogativi aperti.