La Prima Commissione del Consiglio superiore della magistratura, competente sulle richieste di tutela dell’indipendenza e del prestigio delle toghe, ha approvato una risoluzione in difesa di Marco Gattuso, il presidente del collegio di giudici di Bologna che ha rinviato alla Corte di giustizia europea il decreto del governo sui Paesi sicuri, sospendendone l’applicazione per dubbia […]
La Prima Commissione del Consiglio superiore della magistratura, competente sulle richieste di tutela dell’indipendenza e del prestigio delle toghe, ha approvato una risoluzione in difesa di Marco Gattuso, il presidente del collegio di giudici di Bologna che ha rinviato alla Corte di giustizia europea il decreto del governo sui Paesi sicuri, sospendendone l’applicazione per dubbia compatibilità col diritto comunitario. Per questa decisione i magistrati bolognesi avevano ricevuto violente critiche da esponenti di maggioranza, e Gattuso, in particolare, era stato “profilato” da un articolo del quotidiano La Verità in cui si raccontava del figlio avuto insieme al suo compagno, nato in California da gestazione per altri. In risposta a questa offensiva politico-mediatica, tutti i componenti togati del Csm e i laici in quota centrosinistra avevano chiesto l’apertura di una “pratica a tutela“, cioè di una discussione finalizzata a varare un documento di solidarietà al giudice sotto attacco.
Quel documento giovedì è stato licenziato dalla Prima Commissione a maggioranza: a favore il presidente Tullio Morello, giudice della corrente progressista di Area, gli altri togati Andrea Mirenda (indipendente), Edoardo Cilenti (dei conservatori di Magistratura indipendente) e Marco Bisogni (dei moderati di UniCost), e il laico Michele Papa, professore in quota 5 stelle. Unico contrario Enrico Aimi, avvocato ed ex senatore scelto da Forza Italia. Ora la delibera dovrà essere approvata anche dal plenum (l’organo al completo): si voterà probabilmente nella seduta di mercoledì 20 novembre. Ma i tempi rapidissimi con cui si è arrivati all’ok in Commissione sono già un segnale piuttosto evidente: di solito, infatti, il percorso delle pratiche a tutela si arena dopo l’apertura, che viene considerata già di per sé un’adeguata attestazione di solidarietà. È quanto era successo ad esempio nel caso di Iolanda Apostolico, la giudice di Catania a sua volta subissata dalle polemiche politiche nell’autunno del 2023 per non aver convalidato alcuni trattenimenti di migranti: la pratica aperta per difenderla è tuttora pendente in Prima Commissione a causa dell’ostruzionismo del centrodestra, nonostante gli sforzi della relatrice della pratica, la giudice Mimma Miele di Magistratura democratica, per arrivare a una risoluzione.
Nella delibera a favore di Gattuso si legge che “le dichiarazioni e le esposizioni mediatiche” di “fatti e atti della sfera intima e della vita privata e familiare” del magistrato “non si soffermano sui profili tecnici” della decisione “e sugli argomenti posti a suo fondamento, ma adombrano un’assenza di imparzialità dell’organo giudicante priva di riscontri obiettivi e fondata su elementi personali alieni al contesto del giudizio. Conseguentemente, esse appaiono lesive del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione e tali da turbare il regolare svolgimento e la credibilità della funzione giudiziaria nel suo complesso”. Secondo la Prima Commissione del Csm, quindi, “nel caso in esame, sono stati travalicati i limiti di cronaca e di critica dei provvedimenti giudiziari, così determinando un possibile indebito condizionamento dell’esercizio della funzione giudiziaria oltre che dei singoli magistrati, in violazione delle imprescindibili condizioni di autonomia, indipendenza ed imparzialità. L’auspicio”, conclude dunque il testo, “è quello di un dialogo sereno tra le istituzioni, nel rispetto della reciproca autonomia”.
L’unico consigliere a votare contro il documento in Commissione, il laico forzista Aimi, ha diffuso un comunicato per spiegare le sue motivazioni: “Pur riconoscendo che vi sono state, come era naturale che fosse, reazioni dal mondo della politica, che si è sentita ostacolata nelle sue prerogative, tali dichiarazioni pur connotate da toni aspri, non hanno tuttavia concretamente prodotto un reale turbamento tale da incidere sull’indipendente esercizio della funzione giurisdizionale”. Secondo l’ex senatore l’approdo in plenum della delibera rischia di causare “un’ulteriore escalation delle tensioni tra politica e magistratura di cui l’Italia non ha in questo momento alcuna necessità”.