Sono solo 200 milioni i fondi ripristinati per la crisi dell’automotive dopo l’azzeramento dello stanziamento iniziale da 4,6 miliardi. “Non è nulla” dice il segretario nazionale della Fiom Cgil, responsabile settore mobilità, Samuele Lodi, al termine dell’ennesimo tavolo Stellantis che si è svolto al ministero per le Imprese e il Made in Italy. “L’incontro è […]
Sono solo 200 milioni i fondi ripristinati per la crisi dell’automotive dopo l’azzeramento dello stanziamento iniziale da 4,6 miliardi. “Non è nulla” dice il segretario nazionale della Fiom Cgil, responsabile settore mobilità, Samuele Lodi, al termine dell’ennesimo tavolo Stellantis che si è svolto al ministero per le Imprese e il Made in Italy. “L’incontro è stato lungo ma deludente” ha aggiunto, spiegando che il prossimo incontro si svolgerà sempre al Mimit il 16 dicembre.
I sindacati chiedono però di spostare la trattativa a palazzo Chigi. “L’annuncio del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, di convocare il prossimo tavolo al Mimit per poi arrivare ad un’intesa con l’azienda da siglare a Palazzo Chigi, è insoddisfacente. Abbiamo bisogno nell’immediato della convocazione del tavolo a Palazzo Chigi in quanto è necessario coinvolgere anche gli altri ministeri, altrimenti ci autoconvocheremo”, dicono sempre Samuele Lodi e Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil.
“Ribadiamo la richiesta di convocazione di un incontro con Stellantis presso la Presidenza del Consiglio, giacché il tavolo automotive aperto da oltre un anno presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy fino ad ora si è dimostrato non solo inefficace, ma addirittura controproducente”, afferma Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto. “Non siamo soddisfatti del tavolo perché innanzitutto pensiamo che bisogna alzare il livello di interlocuzione, perché nel piano industriale presentato da Stellantis ci sono cose che noi sapevamo già. Serve una spinta in più“, concorda il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano.
Ma Urso temporeggia. “Aspettiamo le risposte di Stellantis per poi decidere che se queste risposte sono significative e se Stellantis vuole investire in Italia in maniera concreta e significativa, allora a quel punto, se vi sono le condizioni per chiudere al meglio il tavolo con un accordo di alto profilo, è giusto che questo sia fatto a Palazzo Chigi. Se invece sono necessari ulteriori approfondimenti, è giusto che questi vengano svolti nel ministero competente con i sindacati, le Regioni e le forze produttive” dice il ministro.
Nell’incontro odierno Daniela Poggio, “vicepresidente Communication & Public Affairs di Stellantis Italia”, ha detto che “Stellantis ha un piano per l’Italia e lotteremo per difendere la nostra leadership”. Non si capisce se sia una promessa o una minaccia.
Critiche dall’opposizione – “Dal governo su Stellantis continuiamo ad ascoltare solo chiacchiere e mezze promesse. Abbiamo chiesto in manovra di bilancio di ripristinare integralmente il fondo sulla transizione per l’automotive, ma Urso se ne esce con appena 200 milioni sui 4 miliardi e 600 già tagliati. Praticamente nulla. Hanno ragione Fim Fiom e Uilm a chiedere che la vertenza venga centralizzata a Palazzo Chigi. Qui ci troviamo davanti al rischio che salti il pezzo più importante della industria manifatturiera italiana e migliaia di persone perdano il lavoro”, afferma il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Un mese dopo la supercazzola di Tavares in commissione, Urso convoca il tavolo Stellantis. Oggi il Ministro ci informa che destinerà le risorse ripristinate del fondo automotive – cioè solo 200 milioni, che sono briciole, e solo per il 2025, a sostegno delle imprese della filiera, ma mentre i suoi colleghi di governo tagliavano il fondo di 4,6 miliardi dormiva?“, si chiede in una nota la deputata e vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino.
“Sono parole al vento quelle di Stellantis al tavolo del ministro Adolfo Urso: senza nuovi modelli l’eutanasia va avanti. Basti ricordare che negli ultimi 10 anni negli stabilimenti Stellantis sono uscite circa 8000 persone e che, in più, la scorsa estate 3000 lavoratori interinali sono stati lasciati a casa. Le conseguenze di questa sostanziale deindustrializzazione hanno travolto naturalmente l’indotto”, afferma in una nota Marco Grimaldi, vice presidente di AVS alla Camera.