Lavoro & Precari

“L’azienda ci deve centinaia di migliaia di euro ma sta svuotando la fabbrica”: operai in presidio permanente davanti allo stabilimento

Dura da oltre una settimana il presidio davanti alla fabbrica di Montale, in provincia di Pistoia, dei lavoratori della Iron&Logistics che si occupa di imballaggi, smistamento e logistica in conto terzi per varie case di moda. Una protesta iniziata dopo la sparizione di merce e macchinari, con i dipendenti che temono che l’azienda stia cercando di smantellare lo stabilimento per sottrarsi agli obblighi verso i lavoratori. Quest’ultimo episodio si inserisce in un contesto di continui conflitti che durano da anni tra la ditta e i dipendenti, come spiega Luca Toscano per il sindacato Sudd Cobas: “In queste ultime settimane di fatto c’è stato un lento svuotamento nella fabbrica, svuotamento di lavoro – dice – e quindi siamo in assemblea permanente. Si sta dormendo dentro la fabbrica per presidiare i macchinari, perché probabilmente si stava preparando un’operazione simile a quella di prima, come fecero nel 2022, cioè di spostarsi, ma ricambiando anche ragione sociale stavolta per ridurre tutti gli effetti qua”.

Sono 20 i lavoratori in assemblea permanente dentro l’azienda, più altri 16 che hanno vinto la causa contro il licenziamento che sono in presidio fuori dai cancelli e che hanno optato per l’indennità sostitutiva della reintegra, su 40 dipendenti totali. Il 6 novembre 2024, la Corte d’appello di Firenze ha respinto il ricorso della Iron&Logistics contro la sentenza del tribunale del Lavoro di Prato, che nel 2022 aveva dichiarato illegittimi i licenziamenti dei lavoratori dell’azienda. La cacciata dei lavoratori era avvenuta incredibilmente via citofono, erano scattati dopo che questi lavoratori si erano iscritti al sindacato per tutelarsi contro i ritardi nei pagamenti e le condizioni di lavoro. La decisione del Tribunale ha stabilito che l’azienda aveva violato i diritti dei lavoratori, condannandola a risarcimenti che potrebbero arrivare a oltre 500mila euro. Per questo il timore dei lavoratori è di non vedere nemmeno un soldo: “Sappiamo soltanto che il materiale sta uscendo dalla ditta, non sappiamo neanche dove lo stanno mandando e siccome alcuni di noi devono avere parecchi soldi, abbiamo paura che non ci faccia trovare più niente” ha dichiarato una lavoratrice in presidio. Da Sudd Cobas spiegano che l’azienda si sta trovando in una situazione di debito verso i lavoratori che arriva quasi al milione di euro: oltre ai risarcimenti, infatti, ai dipendenti sono dovuti ancora 40mila euro di assegni familiari non pagati più mesi di stipendi ancora da riscuotere. “A fronte di questi crediti che chi lavora ha il diritto di riscuotere – continua Toscano -, abbiamo un verbale dell’assemblea dei soci della Iron&Logistics dello scorso luglio che destina 660mila euro di utili ad “altre riserve. La domanda è: dove sono finiti questi soldi? Qui ci sono lavoratrici e lavoratori con le loro famiglie che da mesi aspettano i loro soldi”.

Nessuna risposta ai lavoratori né da parte dei vertici dell’azienda né dalla politica. Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare sia il comune di Montale sia il consigliere per le crisi aziendali del presidente Eugenio Giani, Valerio Fabiani (Pd) che si era occupato della vicenda in passato, senza successo. Mentre per i dipendenti passa un altro mese senza stipendio, nella giornata del 12 novembre è passato in fabbrica l’ufficiale di giudiziario del Tribunale di Pistoia per pignorare alcuni macchinari aziendali in ragione dei crediti riconosciuti dal tribunale.

Il caso di Iron&Logistics è solo l’ultimo di una serie di vertenze che interessano le aziende della zona di Prato e Pistoia. Dal quadro che emerge in questa parte del territorio toscano, noto per l’industria tessile e per la logistica, si nascondono pratiche di sfruttamento, evasione fiscale e violazione dei diritti dei lavoratori, spesso legate al “sistema degli appalti”. “Il caso della Iron&Logistics è un’ulteriore conferma di ciò che diciamo da tempo: non esiste un distretto buono e un distretto cattivo, un distretto italiano da tutelare e uno cinese da controllare – conclude il sindacalista – Samo di fronte a un’azienda italianissima, che lavora per grandi brand della moda, e che da anni fa di tutto per liberarsi degli operai sindacalizzati che pretendono il rispetto dei diritti di chi lavora”.