Tenevano in casa mazzette per 10-15mila euro. Contanti trovati dalla Guardia di Finanza durante le perquisizioni nelle abitazioni di alcuni indagati dell’inchiesta per corruzione della procura di Roma. L’indagine riguarda gli appalti per i lavori di manutenzione nella Capitale. I soldi sono stati trovati durante le perquisizioni nelle abitazioni di alcuni dei funzionari del Comune e dell’imprenditore Mirko Pellegrini, accusato di essere il “dominus” dell’associazione a delinquere contestata dai pm capitolini.
Gli accertamenti degli inquirenti riguardano appalti affidati negli ultimi due anni, tra cui – come confermato anche dal Campidoglio – alcuni ”affidamenti, tutti effettuati attraverso le procedure di legge, compresi alcuni interventi giubilari“. Sotto la lente, tra l’altro, quattro gare per un totale di due milioni di euro, affidate a una delle società di Pellegrini per interventi di manutenzione di banchine di alcuni ponti della Capitale. Secondo l’accusa lo schema della corruzione era quello classico: per ottenere gli appalti venivano offerte mazzette e utilità, come orologi e ristoranti, a pubblici ufficiali compiacenti. Nell’indagine sono stati perquisiti anche gli uffici del Dipartimento dei Lavori Pubblici del Comune di Roma e della Astral, Azienda strade Lazio Spa.
Sono cinque i pubblici ufficiali finiti nel registro degli indagati, tra loro anche funzionari dell’amministrazione capitolina oltre a due agenti della Polizia Stradale. Nel procedimento si contesta anche l’associazione a delinquere, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, riciclaggio e autoriciclaggio. Secondo l’impianto accusatorio a tirare le fila era l’imprenditore Pellegrini, “dominus” di una piccola galassia di aziende con cui puntava ad ottenere, in modo illecito, l’aggiudicazione degli appalti per il rifacimento del manto stradale “che nella maggior parte dei casi – si legge nel decreto di perquisizione – hanno avuto quale controparte Roma capitale per importi di circa 100 milioni di euro“.