La mostra più breve nella storia di Milano. Il Museo e centro studi su Leonardo da Vinci, a due passi da Palazzo Marino sede del Comune, ha presentato oggi la mostra “Il cavallo, il mazzocchio e il volto del Maestro” con tre disegni in prestito dall’Ambrosiana e la ricostruzione del disegno geometrico, con la supervisione di Martin Kemp, professore emerito della Oxford University e consulente scientifico del museo. Ma la notizia è un’altra: la mostra appena inaugurata potrebbe infatti chiudere nel giro di quattro giorni, il 18 novembre. Lo annuncia così il fondatore del museo privato Massimiliano Lisa: “Ieri sera alle 18:10 l’Amministrazione comunale ha comunicato l’annullamento di una determina del dicembre dello scorso anno che ci garantiva una certa continuità”. Racconta che dopo 11 anni gli appetiti intorno allo spazio del comune da cui hanno rischiato di essere sfrattati già un anno fa sono sempre più forti, tanto che l’impegno assunto allora a trovare una soluzione con un nuovo bando che vincolasse l’assegnazione a un’attività museale sarebbe stato cancellato insieme a questo presupposto, che a suo dire apre ora a qualsiasi utilizzo commerciale: ristoranti, negozi etc. Con conseguente chiusura del museo.

Il Fatto aveva già raccontato questa storia di spazi di pregio in concessione in Galleria e della guerra di carte bollate attorno a 10 metri quadri di suolo pubblico in concessione che permettono ai visitatori del museo di accedervi. Il punto verte ancora sul fatto che il museo, che è privato, non ha un contratto con il Comune bensì con l’albergo Vik Galleria in via Silvio Pellico (600 euro a notte), la cui concessione demaniale che scadeva nel 2031 è stata sottoposta ad azione di decadenza, motivata da problemi contrattuali, tra cui la subconcessione degli spazi al museo. L’albergo ricorre, ma nelle more della decisione e del nuovo bando eventuale, il 21 dicembre 2023 il direttore dell’Area Patrimonio Immobiliare del Comune aveva firmato una determina che garantiva continuità al museo. Vi si legge: “Si procederà alla pubblicazione di un bando di gara specifico per la parte museale/culturale; in ogni caso l’attività non subirà interruzioni neanche nel tempo necessario all’espletamento della procedura di gara e all’aggiudicazione”.

Dopo un anno la questione riemerge, senza soluzione. Massimiliano Lisa ricorda: “Un anno fa era venuta una funzionaria del Demanio, ha girato per le sale e invece di farci i complimenti perché abbiamo realizzato un museo che con 280mila visitatori è il sesto di Milano, che è privato e non prende alcun contributo pubblico ma versa mezzo milione di canone l’anno, mi dice “noi questi spazi ce li dobbiamo riprendere e mettere a bando”. Il comune ne ha diritto, è suo, ma la storia non è così chiara. “Ci avevano chiesto di non parlare più con la stampa e ci avevano accordato una soluzione ponte in vista del bando, questa pec invece nega questa possibilità perché annulla la determina precedente. Potremmo dover chiudere lunedì 18 novembre, nel migliore dei casi entro l’anno”, sostiene Lisa.

Il tema che agita è più politico che tecnico-amministrativo. “Abbiamo avuto la medaglia di Napolitano, il patrocinio ininterrotto finora, sfilate di assessori alla cultura, il presidente del Consiglio Comunale. Settimana scorsa da questi microfoni Attilio Fontana ha detto che un museo come questo è una ricchezza per la Regione. “Io chiedo alla parte elettiva di questa città al Sindaco e agli assessori al Consiglio comunale di esprimersi e prendere anche una posizione politica, e dire se vogliono far chiudere questa attività dopo dodici anni che non costa un euro al contribuente, ed è l’unico così in Italia”. Attorno a quello spazio, ovviamente, c’è molto appetito. Nel 2019 la società “Duomo 21 lounge&event” Srl si era aggiudicata, unica proponente, il bando per la gestione dei 2mila mq di spazi ai piani quarto e quinto di Piazza Duomo 21, con la Sala dell’Orologio e la terrazza panoramica, oltre che il percorso turistico che si snoda lungo le coperture, denominato “Highline Galleria”, ad oggi inutilizzato. La decisione se rendere commerciale la Galleria o tenervi un museo (e quale) è il tema che l’imprenditore rimette alla giunta e al sindaco.

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