“Smantellare la burocrazia governativa, ridurre le regolamentazioni eccessive, tagliare le spese inutili e ristrutturare le agenzie federali“. La strada di Elon Musk alla guida del Dipartimento per l’efficienza governativa che Donald Trump gli ha affidato è stata tracciata dai teorici della Alt-Right che hanno creato l’ossatura ideologica del primo mandato del tycoon e dalle stesse indicazioni da lui stesso seminate in campagna elettorale. Obiettivo: riformare lo Stato federale ponendolo sotto un controllo più diretto della Casa Bianca, dando al presidente la possibilità di licenziare i funzionari “teoricamente non licenziabili” e sostituirli con altri a lui fedeli. In un coacervo di conflitti d’interesse che ruotano attorno allo stesso proprietario di Tesla e Space X.
I conservatori la chiamano “decostruzione dello Stato amministrativo“. A enunciare per la prima volta il concetto è stato Steven K. Bannon il 23 febbraio 2017. Parlando alla Conservative Political Action Conference di National Harbor, nel Maryland, l’allora capo stratega della Casa Bianca annunciò la volontà di riformare dalle fondamenta il sistema di tasse, regolamenti e patti commerciali che secondo i teorici della destra sovranista ostacolerebbe la crescita economica del paese.
Il piano è stato poi dettagliatamente declinato nel 2022 nel “Project 2025“. Elaborato da una coalizione di organizzazioni ultra-conservatrici, il documento di 920 pagine intitolato “Mandate for Leadership” propone una profonda ristrutturazione dell’architettura amministrativa degli Stati Uniti: “Il nostro obiettivo è quello di assemblare un esercito di conservatori allineati, controllati, addestrati e preparati per mettersi al lavoro fin dal primo giorno per decostruire lo Stato amministrativo“, ovvero mettere l’intera macchina federale comprese le agenzie indipendenti – dal Dipartimento di Giustizia a quello per la Sicurezza interna, fino alla Cia – sotto il controllo del presidente.
“Il presidente non può nascondersi dietro le agenzie“, dice il documento, ma “deve mettere l’interesse dell’americano medio davanti ai desideri dell’elite dominante”, “può iniziare a correggere decenni di corruzione e rimuovere migliaia di burocrati federali teoricamente ‘non licenziabili’; (…) ripristinare l’autorità costituzionale del popolo americano sullo Stato amministrativo”. E deve farlo subito, prima dell’insediamento: “Il Progetto di Transizione Presidenziale 2025 è lo sforzo compiuto dal movimento per l’amministrazione conservatrice che governerà dalle 12.00 del 20 gennaio 2025“. Trump ha provato a prenderne le distanze ma almeno 140 ex dipendenti della sua prima amministrazione, tra cui alcuni dirigenti apicali, hanno lavorato al Progetto. E ora la questione risuona nel vasto universo di interessi gravitante attorno a Musk e alle sue aziende.
Il futuro capo del Dipartimento per l’efficienza governativa sta conducendo una guerra legale contro il National Labor Relations Board, agenzia federale che ha tra i suoi compiti quello di far rispettare il diritto del lavoro e la contrattazione collettiva. Nel 2018 l’organismo ordinò a Musk di cancellare un post su Twitter in cui minacciava i lavoratori di Tesla che avrebbero perso le loro stock option se si fossero sindacalizzati e il 27 ottobre il patron ha vinto la causa dinanzi a una corte d’appello di New Orleans. Nel 2023, poi, l’agenzia ha denunciato Space X per aver licenziato 8 dipendenti che avevano fatto circolare una lettera di protesta contro i “commenti inappropriati, denigratori e sessualmente offensivi di Musk su Twitter“. Il 21 marzo 2024 l’agenzia ha accusato la stessa azienda di aver chiesto ad alcuni dipendenti licenziati di firmare accordi di buonuscita “illeciti” che impediscono loro di criticarla e di partecipare a cause collettive contro di essa e il 10 luglio Musk ha vinto la prima battaglia dinanzi al giudice distrettuale Alan Albright di Waco, in Texas, nominato da Trump nel primo mandato.
Nel frattempo il miliardario ha intentato due cause contro l’organismo in cui sostiene che l’agenzia è “strutturata in maniera incostituzionale perché i suoi membri esercitano tutti e tre i poteri costituzionali – legislativo, esecutivo e giudiziario – negli stessi procedimenti amministrativi”, i suoi dipendenti sono “incostituzionalmente protetti dal licenziamento” perché possono essere rimossi solo per giusta causa e che “il presidente deve avere il potere di rimuovere funzionari subordinati che lo assistono nello svolgimento dei suoi compiti”. Un’auspicata libertà di licenziare i dipendenti pubblici che risuona nel concetto espresso da Musk sui magistrati che in Italia hanno bocciato l’invio di migranti in Albania tentato dal governo Meloni: “Questi giudici se ne devono andare“.
Senza contare gli evidenti conflitti d’interesse prettamente finanziari. Da capo del Dipartimento Musk sarà chiamato a combattere l’eccesso di burocrazia che paralizza i processi autorizzativi relativi alle sue stesse aziende. I suoi obiettivi commerciali, dalle auto elettriche di Tesla ai razzi di SpaceX, fino ai chip prodotti da Neuralink, dipendono in larga misura da normative, sussidi e politiche governative. E il suo obiettivo è riassumibile in una parola: deregolamentazione. Musk, ad esempio, punta a convincere la National Highway Traffic Safety Administration, altra agenzia governativa, che i sistemi automatici di guida “Autopilot” e “Full Self-Driving” che Tesla sta mettendo a punto sono sicuri. E a settembre ha minacciato di citare in giudizio la Federal Aviation Administration per i suoi piani di multare SpaceX per presunte violazioni di licenza relative ad alcuni lanci di razzi dalla Florida. L’accusa: “Eccesso di regolamentazione”.
Che la strada sia tracciata lo conferma la persona scelta da Trump per affiancarlo alla guida del Dipartimento, Vivek Ramaswamy. A fine 2023 il 38enne multimilionario del settore biotecnologico già candidato alla Casa Bianca ha presentato un piano per smantellare diversi dipartimenti federali, tra cui il Dipartimento dell’Istruzione, la Nuclear Regulatory Commission, l’Internal Revenue Service (l’agenzia delle entrate) e persino il Federal Bureau of investigation (l’FBI): “In molti casi – disse a NBC News – queste agenzie sono ridondanti rispetto alle funzioni che vengono già svolte altrove nel governo federale”. Trump l’ha definito il nuovo “Progetto Manhattan“: non servirà a costruire la bomba atomica come negli anni 40, ma se attuato cambierà gli Stati Uniti dalle fondamenta.