L'ex re dell'hip hop e fondatore della celebre Death Row Records ha vuotato il sacco in una intervista rilasciata in carcere sul sistema musicale e sui rapporti loschi
Da quando è scoppiato il “caso” dei “Freak Off”, i festini a base di alcol e droga di Puff Daddy, nell’ambiente musicale americano si sussurra solo un nome: Justin Bieber. Tutti sapevano che l’artista ha avuto come mentore Puff Daddy, che lo ha sicuramente aiutato ad ottenere il successo internazionale, al netto del suo indiscutibile talento. Ma la “strana” amicizia tra i due ha fatto storcere da sempre il naso sia ai fan che agli amici più stretti. Ora Puff Daddy è in carcere travolto da accuse e da reati come il traffico sessuale e violenze.
In questi giorni si avvicendano interviste di possibili testimoni, vittime e denunce varie che saranno sul tavolo del processo al via il 5 maggio 2025. Nel frattempo gli avvocati del magnate dell’hip hop spingono affinché il giudice fermi l’ondata di interviste, che stanno uscendo contro il loro assistito per evitare che la giuria sia influenzata negativamente.
Ma è arrivata in queste ore un’altra bomba. Stavolta a sganciarla è l’ex re dell’hip hop, Marion “Suge” Knight, in carcere con una condanna a 28 anni per aver investito e ucciso con un furgone un uomo. Suge Knight era popolarissimo perché nei primi Anni 90 ha fondato la Death Row Records insieme ad un altro esponente di spicco dell’hip hop Dr. Dre, producendo artisti del calibro di Snoop Dog e Tupac Shakur.
In un’intervista in carcere con Michael Franzese, pubblicata su YouTube il 12 novembre, e riportata da The Express Tribune l’uomo ha vuotato il sacco, spiegando cosa legasse Puff Daddy ad una illustre vittima, Justin Bieber. “Ciò che Puff Daddy e i suoi soci hanno fatto con Justin Bieber è la cosa più triste del mondo – ha affermato -. Che cosa hanno fatto? Hanno fatto sesso con lui. Le cose sono due o nessuna persona ne era a conoscenza o hanno scelto di rimanere in silenzio. Odio davvero dirlo, perché mi piace molto Justin Bieber. Penso anche che tutto questo non sarebbe successo se Justin avesse avuto alle spalle una famiglia benestante perché proveniva praticamente da una famiglia povera. Ma il ragazzo era così talentuoso che avrebbe potuto essere più grande di Michael Jackson“.
E non è tutto. Sembra, sempre secondo Marion Knight, che Puff Daddy non si fermasse qui con Justin: “Lo spediva da solo a fare viaggi romantici con altri uomini adulti, ricchi e di successo. In mezzo non c’è solo il sesso, ma anche la droga e questa cosa è malsana e fottuta. Le presunte attività illecite che questi uomini intraprendevano con Bieber sulle loro isole romantiche senza le loro mogli o fidanzate, erano presumibilmente inaccettabili”.
E il diretto interessato? Da quando è scoppiata la bomba mediatica e giudiziaria Justin Bieber tace e respinge qualsiasi richiesta di intervista. In questi anni l’artista, che ha avuto anche diversi problemi di salute, non ha mai parlato del suo passato direttamente, tranne in una intervista ad Apple Music nel 2020. L’artista è scoppiato in lacrime parlando del successo e di come il sistema fagociti vite umane. In particolare il soggetto della discussione era Billie Wilish.
“L’esposizione pubblica per Billie è stata così rapida – ha detto Bieber – Vorrei solo provare a proteggerla ed essere un buon esempio per lei. Per me è stato difficilissimo essere così giovane al massimo livello in quest’industria. Non sapevo bene come comportarmi, tutti mi dicevano che mi adoravano, ma un secondo dopo si voltavano dall’altra parte. Se Billie dovesse avere bisogno di me io ci sarò per qualsiasi cosa. Le persone danno per scontate le relazioni umane e io vorrei solo prendermi cura di lei e proteggerla. Non vorrei che passasse attraverso ciò che ho provato io”.
Parole che sembrano macigni alla luce delle ultime rivelazioni, in merito ai rapporti con Puff Daddy.