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Xenofobo, negazionista e indagato per traffico sessuale: Trump impone Matt Gaetz alla Giustizia. Deputati Gop tra choc e sarcasmo: “Senza di lui staremo meglio”

Ha aspettato la nomina finale per scioccare, scandalizzare, lasciare attonita la Washington politica. Ha aspettato la fine per assegnare il ruolo per lui più significativo e per far capire a tutti, democratici e repubblicani, che la sua presa sul governo americano sarà totale, aggressiva, incurante di forme e tradizioni. Donald Trump ha nominato Matt Gaetz, deputato della Florida, come attorney general nella sua prossima amministrazione. Considerato il numero di cause che pendono sulla testa del futuro presidente, la carica era quella cui Trump teneva di più. La scelta è caduta, ancora una volta, su un suo fedelissimo. Gaetz non è però solo un fedelissimo di Trump. È anche uno dei politici più controversi apparsi sulla scena politica americana negli ultimi decenni. Gli unici a essere soddisfatti sembrano essere i colleghi repubblicani di Gaetz che si liberano di un personaggio che in questi anni ha costantemente sollevato divisioni tra i loro ranghi. Per diventare attorney general, Gaetz dovrà infatti dimettersi da deputato. Senza di lui, ha detto Max Miller, repubblicano dell’Ohio, la Camera “sarà un luogo migliore”.

“Matt è un avvocato di profondo talento e tenacia, educato al Willian & Mary College of Law, che si è distinto al Congresso per essersi concentrato sulla tanto attesa riforma del Dipartimento di Giustizia”. Così Donald Trump, in un post su Truth, ha annunciato la nomina. 42 anni, Gaetz è eletto dal 2010 alla Camera in un’area particolarmente conservatrice della Florida occidentale, quella raccolta attorno a Pensacola. È un conservatore che in questi anni ha abbracciato ogni tipo di teoria cospiratoria, antisemita, xenofoba. Ha sostenuto che c’era George Soros dietro una carovana di migranti del 2018. Ha appoggiato l’idea della sostituzione etnica di cui sarebbero vittime i bianchi americani. Ha invitato come suo ospite al discorso sullo Stato dell’Unione del 2018 Chuck Johnson, un negazionista dell’Olocausto che ha fissato in “250mila morti per tifo” le vittime ebraiche dei campi di concentramento. Gaetz ha partecipato a diversi eventi pubblici insieme a membri dei “Proud Boys”, il gruppo neofascista che promuove l’uso della violenza politica, ed è particolarmente nota la sua battaglia per accelerare l’esecuzione dei condannati a morte nelle carceri della Florida. Più di recente, ha appoggiato la tesi delle elezioni rubate dai democratici di Biden e ha combattuto contro tutte le inchieste giudiziarie aperte contro Trump.

Anche Gaetz è incorso in qualche problema con la giustizia. Il Dipartimento alla Giustizia ha aperto contro di lui, e chiuso un anno fa con la decisione di non incriminarlo, un’indagine per sex trafficking che coinvolgeva una ragazza di 17 anni. Gaetz ha sempre negato le accuse ma Joel Greenberg, suo amico e alleato politico, è stato condannato a undici anni di prigione. Se l’indagine giudiziaria è stata chiusa, è invece ancora in corso quella del Comitato etico della Camera “per aver commesso molestie sessuali e fatto uso di droghe illecite, accettato regali impropri, concesso privilegi e favori speciali a individui con cui aveva una relazione personale e cercato di ostacolare le indagini governative sulla sua condotta”.

Tra le azioni che gli sono contestate dal Comitato etico, c’è l’aver usato 200mila dollari di finanziamento pubblico per affittare un ufficio da un amico immobiliarista che è anche cliente del suo studio legale. Gaetz ha poi fatto installare uno studio, che lui usa quando deve apparire in TV, nella casa del padre – i network pagano, ogni volta che si connettono. E ha speso migliaia di dollari in discorsi preparati da società di consulenze (cosa proibita dalle regole della Camera). Nel 2023 ha anche assunto Derrick Miller come assistente sulle questioni militari. Miller era appena uscito di prigione, dopo una condanna a otto anni per aver ucciso un civile in Afghanistan.

“Matt dovrebbe essere condannato in un processo”, ha detto lo scorso aprile Kevin McCarthy, l’ex speaker repubblicano della Camera che proprio Gaetz ha contribuito a far allontanare per non essersi dimostrato abbastanza fedele al verbo conservatore. Invece di essere condannato, Gaetz viene ora mandato da Trump al Dipartimento di Giustizia. L’intento è chiaro e contenuto nel messaggio in cui il presidente annuncia la nomina: Gaetz si è “concentrato sulla tanto attesa riforma del Dipartimento di Giustizia”. La riforma di cui Trump parla è, secondo alcuni, la pura e semplice vendetta nei confronti del Dipartimento che ha gestito le cause contro di lui.

Trump vorrebbe ribaltare il Dipartimento, cacciare centinaia di persone, farne uno strumento docile nelle sue mani. La mossa è talmente spregiudicata, talmente controversa da un punto di vista etico e politico, da lasciare attoniti molti tra gli stessi senatori repubblicani. “Sono scioccata”, ha detto la senatrice del Maine, Susan Collins. “È uno scherzo”, ha fatto notare Lisa Murkowski, senatrice dell’Alaska. “Sto cercando di assorbire la cosa”, ha spiegato John Cornyn, repubblicano del Texas. E quando i giornalisti gli hanno comunicato la notizia della nomina di Gaetz, Chuck Grassley, senatore repubblicano dell’Iowa, è rimasto muto.

Appare altamente improbabile che Gaetz riesca a ottenere il voto di conferma del Senato. Quello che Trump potrebbe allora fare è chiedere che il nuovo leader del Senato, John Thune, dichiari il recess, quindi la sospensione temporanea delle attività del Senato, in modo da nominare Gaetz senza voto. Sarebbe una scelta clamorosa che Thune non sembra disposto a fare. Inizia dunque ora una battaglia politica dagli esiti incerti. Trump vuole Gaetz. Buona parte del mondo politico di Washington, inclusi molti repubblicani, pensa che sia una scelta al di là di ciò che è considerato accettabile. Per tutti è comunque chiara una cosa. Le ultime nomine mostrano che Trump è intenzionato a dare una scossa violenta alla Washington politica, con una escalation sulle nomine che lascia senza parole. Un conduttore di Fox News, Pete Hegseth, a capo del Pentagono. Una ex democratica che ha più volte espresso simpatia nei confronti della Russia di Putin, Tulsi Gabbard, come direttrice della National Intelligence. Un provocatore di estrema destra, sotto inchiesta per sesso con una minorenne e droga, per la carica di attorney general. Chi pensava che molte delle promesse, delle minacce di Trump in campagna elettorale, fossero destinate a restare sulla carta, si deve ricredere. L’ex presidente torna alla Casa Bianca e non ha intenzione di fare prigionieri.