Non credo che in questo momento stiano piangendo Meloni e Tajani. Sta piangendo Salvini e più di lui Zaia e Fontana, che sono i veri fissati dell’autonomia differenziata. Salvini ha sempre inseguito il sogno di una Lega nazionale, quindi è uscito dall’ambito del vernacolo padano lombardo-veneto”. Così a Otto e mezzo (La7) il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio commenta la decisione della Corte Costituzionale che ha bocciato parzialmente la riforma dell’autonomia differenziata , accogliendo i ricorsi delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania e smontando alcuni capisaldi della legge Calderoli.
Travaglio ricorda che l’equilibrio delle tre forze politiche della maggioranza si regge su un accordo incentrato su 3 riforme costituzionali, “detestate ciascuna dagli altri due partiti”: la separazione delle carriere voluta da Forza Italia, il premierato rivendicato da Fratelli d’Italia e l’autonomia differenziata totem della Lega.

E spiega: “La Consulta ha sbaraccato i Lep, osservando che non possono essere calcolati così, che non può essere il governo a decidere ma il Parlamento, che bisogna garantire la sussidiarietà, cioè l’equilibrio fra le regioni. Dice addirittura che le norme fiscali che hanno previsto favoriscono le regioni inefficienti, perché queste incassano i soldi dallo Stato e se non riescono a garantire i servizi relativi, ormai i soldi li hanno presi. Ma soprattutto – continua – per il momento resta in piedi il referendum abrogativo totale. Da tutti i sondaggi sappiamo che la gran parte degli italiani, non solo al Sud ma anche al Nord, è scettica sull’idea di trasformare una nazione, che già ha dei problemi a restare unita, in un’accozzaglia di repubblichette. Abbiamo già visto col covid il disastro che succede quando si polverizza la sanità in sistemi diversi. Questa legge parodizza quel modello”.

Il direttore del Fatto, infine, puntualizza: “È vero che questo è un governo di somari: scrivono le leggi coi piedi e poi se la prendono coi giudici perché non le applicano. Ma non si possono applicare leggi scritte coi piedi, visto che confliggono con la Costituzione, col diritto europeo, eccetera. Però guardate che la faccenda dei Lep, che è stata devastata dalla Consulta, portava la firma del professor celebratissimo Sabino Cassese – conclude – Lui si è prestato a questa operazione dell’autonomia differenziata, che oggi la sua Corte Costituzionale, di cui è un giudice emerito, ha raso al suolo. Lo dico perché spesso ci sono dei personaggi che passano per dei giganti del diritto così, a prescindere dalle cose che dicono e che fanno. Oggi ne abbiamo avuto un esempio in Italia”.

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