Politica

Centri Sociali dopo Bologna, mozione di Fratelli d’Italia in Lombardia: “Chiusura di quelli irregolari: il Leoncavallo ha 110 sfratti”

Il gruppo di Fratelli d’Italia in Regione Lombardia ha presentato una mozione che dichiara guerra ai centri sociali. Dopo i fatti del 9 novembre a Bologna, dove la presenza di CasaPound e Rete dei Patrioti ha innescato il contro-corteo degli antifascisti che ha finito per scontrarsi con le forse di polizia e dato fiato alla […]

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Il gruppo di Fratelli d’Italia in Regione Lombardia ha presentato una mozione che dichiara guerra ai centri sociali. Dopo i fatti del 9 novembre a Bologna, dove la presenza di CasaPound e Rete dei Patrioti ha innescato il contro-corteo degli antifascisti che ha finito per scontrarsi con le forse di polizia e dato fiato alla politica. Uno su tutti, il milanese Matteo Salvini: “Occupati dai comunisti e covo di delinquenti”. Lontani i tempi in cui il leader della Lega, era il 1994, guidava i “Comunisti Padani” e in consiglio comunale a Milano ricordava che “mentre frequentavo il liceo Manzoni, il mio ritrovo era il Leoncavallo. Stavo bene, mi ritrovavo in quelle idee, in quei bisogni. Nei centri sociali ci si trova per discutere, confrontarsi, bere una birra e divertirsi”. E se proprio c’era qualche testa calda, spiegava allora al Corriere, non era il caso di generalizzare.

A trent’anni di distanza, le parole della politica al governo esprimono invece un’emergenza. FdI ci prova anche in Lombardia e nelle premesse della mozione appena presentata in Consiglio regionale mette una manifestazione del 18 maggio scorso a Lecco che ha “deturpato ed imbrattato di scritte anarchiche la città”; due strutture di Milano che “sarebbero state occupate abusivamente” a ottobre; e infine: “In meno di 20 anni, sarebbero arrivate a oltre 110 le notifiche di sfratto al Centro Sociale Milanese “Leoncavallo“, sito in via Watteau 84”. Tentativi di sgombero, spiegano i consiglieri regionali firmatari della mozione, “rimasti infruttuosi a causa del rifiuto da parte degli occupanti di lasciare spontaneamente l’immobile”.

E allora bisogna far chiudere i centri non in regola, scrivono, che nel solo capoluogo “sarebbero una decina“. Esprimono “la ferma condanna verso chi, distorcendo i principi democratici, confonde la legittima libertà di espressione con il presunto diritto di negare agli altri la libertà di esprimersi”. E invitano presidente e giunta regionale ad avviare con le prefetture una ricognizione dei centri in Lombardia per verificarne regolarità e rispetto di norme urbanistiche, di sicurezza e di gestione. E infine ad “adottare provvedimenti concreti per la chiusura di tutti i centri sociali che risultino in violazione delle leggi e delle normative, nel limite delle competenze regionali”.

Competenze non ci sarebbero, secondo il consigliere Luca Paladini (Patto civico). “Ovviamente Regione non ha poteri per fare nulla di tutto questo ma serve lanciare l’ennesimo messaggio intimidatorio a chi non si allinea. Ormai non si tengono letteralmente più. Non si mettono nell’ottica di chi amministra ma piuttosto in quella di chi è pronto a punire le voci fuori dal coro. Questa è la vera violenza”, ha commentato in una nota. Intanto però il Consiglio regionale questa mozione dovrà ritrovarsi per discuterla.