Mancano poche ore all’appuntamento dell’Emilia-Romagna con le urne. Domenica 17 e lunedì 18, gli elettori decideranno chi guiderà la Regione dopo il presidente del Pd, Stefano Bonaccini. Sono chiamati al voto 3,6 milioni di cittadini, che hanno a disposizione la scelta tra quattro candidati: Michele de Pascale, sostenuto dal centrosinistra; Elena Ugolini, candidata civica appoggiata […]
Mancano poche ore all’appuntamento dell’Emilia-Romagna con le urne. Domenica 17 e lunedì 18, gli elettori decideranno chi guiderà la Regione dopo il presidente del Pd, Stefano Bonaccini. Sono chiamati al voto 3,6 milioni di cittadini, che hanno a disposizione la scelta tra quattro candidati: Michele de Pascale, sostenuto dal centrosinistra; Elena Ugolini, candidata civica appoggiata da tutto il centrodestra; Luca Teodori per la lista “No-vax” Lealtà, Coerenza e Verità e, infine, Federico Serra, in campo con Emilia-Romagna per la pace, l’ambiente e il lavoro e sostenuto da Potere al popolo, Rifondazione comunista e Partito comunista italiano. La sfida finale sarà tra de Pascale, grande favorito secondo i sondaggi, e Ugolini. Molto diversa la loro visione di Emilia-Romagna e i loro programmi. I temi su cui i due competitor si sono osteggiati maggiormente sono quelli di attualità più stringente come l’alluvione e gli scontri in centro a Bologna di sabato scorso, ma anche la sanità, l’aborto e il fine vita. Le loro posizioni sono emerse nettamente nel primo e unico faccia a faccia pubblico a cui Ugolini abbia accettato di partecipare nel corso della campagna elettorale: quello di giovedì 14 novembre al Teatro Duse a Bologna, organizzato da Qn-Il Resto del Carlino.
Diametralmente opposte le posizioni dei due candidati sull’alluvione. Per de Pascale “la procedura dei rimborsi è stata gestita molto male: siamo a percentuali di indennizzo intorno all’1,5% e il dubbio è che una parte significativa di questi soldi non li si voglia spendere ma riprenderli poi indietro”. Per Ugolini, reggente del Liceo Malpighi a Bologna, la colpa dei ritardi è della “piattaforma Sfinge già usata per il terremoto”, quindi, in sostanza della Regione, e “i soldi ci sono”.
La sanità è sicuramente il tema che sta più a cuore agli emiliano-romagnoli che, giovedì sera, al Teatro Duse, hanno fatto sentire il loro malcontento interrompendo, unica volta in tutta la serata, l’intervento di de Pascale quando ha sottolineato: “Io posso dire una cosa che Elena non può dire, cioè che questo governo non sta assicurando le risorse necessarie per la sanità e che neanche i governi di centrosinistra lo hanno fatto. L’Emilia-Romagna è un’eccellenza che ha bisogno di più fondi”. Ma per Ugolini, invece, “dobbiamo potenziare l’assistenza domiciliare e la medicina territoriale” e i Cau (Centri di assistenza urgenza), fiore all’occhiello della giunta Bonaccini, “non hanno ridotto le liste d’attesa”.
Agli antipodi anche la lettura dei disordini di sabato 9 novembre a Bologna, quando un corteo organizzato dalla Rete dei Patrioti e da Casapound ha fatto scendere in campo delle contromanifestazioni antifasciste di antagonisti e anarchici, che si sono scontrati con le forze dell’ordine. Ne sono seguite aspre polemiche tra la premier Giorgia Meloni e il sindaco di Bologna, Matteo Lepore. Per De Pascale, “c’è stata una gestione dell’ordine pubblico deficitaria e la manifestazione neofascista non andava autorizzata perché, per rispetto della Costituzione, le organizzazioni di questo tipo andrebbero sciolte”. Ugolini, invece, ha posto l’accento, i giorni scorsi, su tutt’altro. “Quando il nostro sindaco, Matteo Lepore, prima chiede al ministro Matteo Piantedosi più forze dell’ordine e poi vedo il suo vicesindaco, Emily Clancy, nei cortei degli antagonisti, degli anarchici e dei collettivi, le domande me le faccio – ha sferzato -: la nostra città ha bisogno di pace e ci deve essere più rispetto delle istituzioni”.
Una distanza siderale tra i programmi dei due sfidanti si è delineata anche sul tema aborto e fine vita. Ugolini ha lanciato la proposta – che ha causato un’alzata di scudi di molte associazioni e delle esponenti di sinistra e centrosinistra – di far entrare le associazioni pro vita nei consultori, pur ribadendo, anche al confronto, che non bisogna toccare il diritto all’aborto. Il sindaco di Ravenna ribatte: “Se una donna non vuole abortire, deve avere una risposta sociale per accompagnare la sua scelta. Se, invece, ha preso la decisione di abortire, nessuno si può permettere di renderla ancora più gravosa e pesante e, nel Servizio sanitario, servono persone preparate: le battaglie politiche si fanno fuori, non dentro la sanità pubblica”. Infine, scintille tra i due ci sono state anche sul fine vita. Per la candidata civica sostenuta dal centrodestra “se ci sarà una legge sul fine vita, deve essere a livello nazionale” e non una delibera della Regione, scelta che ha fatto l’Emilia-Romagna. Secondo de Pascale, invece, “c’è stata una sentenza della Corte Costituzionale, secondo cui, è necessario intervenire ed è assurdo che il governo non faccia una legge ma impugni un atto di una Regione per i cittadini che sono costretti ad andare in tribunale per vedere riconosciuto un diritto costituzionale sancito”.