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“L’arte crea un dialogo tra le persone, tutti hanno diritto a un Paese. Uso il fuoco per costruire, non per distruggere”: parla Jean Boghossian

Le creazioni dell'artista portano i segni distintivi del fuoco e del fumo, le reminiscenze delle guerre che hanno segnato la sua vita

In bilico, perenne, tra distruzione e creazione, il “fuoco” di Jean Boghossian oggi, ancora una volta brucia come brucia il suo Libano. “Quello che osservo è che, come si dice in francese, ‘la raison du plus fort est toujours la meilleure’ (‘il più forte ha sempre ragione’) confessa, in un dialogo esclusivo con FQMagazine, l’artista belga – libanese, nato ad Aleppo nel 1949, e costretto a scappare prima dal genocidio armeno e poi, nel 1975, dal Libano distrutto dalla guerra civile. Una vita in fuga, in un viaggio conclusosi in Belgio che ha portato con sé la morte e la distruzione della guerra come fonte primaria di ispirazione per le sue creazioni artistiche celebrate anche alla Biennale di Venezia del 2017, grazie alla Fondazione Alberto Burri.

Oggi, Jean Boghossian guarda a ciò che sta devastando il paese nel quale ha le sue origini e dove ha trascorso la sua giovinezza ammettendo che: “I più forti vincono sempre”. Ma non solo, “il problema – aggiunge – è che i più deboli a volte non capiscono quanto sono deboli e quindi continuano a prenderle. Questo è ciò che sta accadendo al popolo palestinese, che è stato sfollato dalla sua patria nel corso dei decenni. È un processo in corso dalla creazione di Israele nel 1948, durante il quale i palestinesi sono stati sfollati”. Un conflitto che oggi in un modo o nell’altro dovrà essere risolto, gli chiediamo. “Penso – ci dice – che gli ebrei abbiano diritto a un Paese, così come gli arabi hanno diritto a un Paese, così come i palestinesi hanno diritto a un Paese. Come avverrà? Ogni risposta pone un’altra domanda”.

Jean Boghossian, nato da una famiglia di gioiellieri, crea arte che porta in sé i segni distintivi del fuoco e del fumo, le reminiscenze delle guerre che hanno inseguito la sua vita e che oggi continuano a plasmare le sue opere con tratti imprevedibili, intensi e profondamente affascinanti. “L’arte non può risolvere i problemi del mondo, ma naturalmente – ci spiega – è uno strumento con cui le persone possono innanzitutto comunicare senza litigare, perché il linguaggio può essere più pericoloso, e lo status politico o la religione possono essere più pericolosi”. L’arte, invece, secondo l’artista, “è una soluzione morbida per creare un dialogo tra le persone”. E di fronte ai conflitti di oggi, suo dire, esisterebbe solo una filosofia: “respirare aria fresca è una benedizione. Essere vivi è una benedizione. C’è spazio per tutti su questo pianeta per vivere e convivere, condividendo musica, arte e le cose belle della vita, anzichè litigare”. Torna alla Bibbia con Eva, Caino e Abele per ammettere quale sia la vera e profonda natura degli esseri umani: “essere violenti per ottenere una terra, per prendere qualcosa dal vicino. Quando poi litigano, le cose precipitano e così iniziano a spararsi addosso. La vita non ha prezzo. Quindi è importante che le persone la apprezzino. Pertanto, se tutti credessimo in questo principio e ci sforzassimo, la vita sarebbe molto migliore”.

Quella tra l’Italia ed il Libano “è una lunga storia d’amore“, agli occhi dell’artista del fuoco in mostra a Monaco, prima con “le 1001 vite di un artista, Jean Boghossian” e oggi con “JB” che dedica uno spazio anche alla Ferrari che infiamma da sempre il Gran Premio monegasco. La relazione tra i due paesi sarebbe da sempre stata aiutata dal mare che li lambisce, il Mediterraneo, che ha mescolato storie, abitudini e culture. Sopra, ad illuminare e determinare le vite degli uomini a queste latitudini, c’è la potenza del sole “che fa una grande differenza”. Libanesi ed italiani, secondo Boghossian, sono persone che amano la vita e le feste perchè “il sud dell’Europa è molto diverso dal nord”. “Oggi, ogni angolo di Roma è un mini museo – ammicca, mentre ripercorre il filo che ha unito le due culture dagli antichi -. I Romani erano una civiltà fantastica, una delle più importanti del mondo. Un tempo controllavano parte del Libano. I Fenici, che avevano sede in alcune zone dell’attuale Libano, fondarono colonie in Sicilia e in Sardegna. Fondarono Cartagine, nell’attuale Tunisia e i loro discendenti cartaginesi diffusero la loro influenza in tutto il Mediterraneo occidentale, comprese parti dell’Italia meridionale”.

La storia che ciclicamente si ripete uguale a se stessa, manipolando e riscrivendo i destini dei popoli, oggi ci consegna lo stesso disegno: “Ci sono sempre civiltà che finiscono e nuove civiltà che appaiono”. La celebrazione artistica del fuoco di Jean Boghossian è frutto della volontà di riscatto, non c’è condanna “perché il fuoco è uno degli elementi della creazione e ogni cosa ha sempre due facce”. Le fiamme “possono anche uccidere, come il vulcano che ha distrutto Pompei o come le persone che impugnano le armi e iniziano a sparare” Jean Boghossian ci saluta spiegandoci che il suo intento è quello di cercare di prendere il meglio delle funzioni di ogni cosa. “Io, attraverso il fuoco, costruisco, non distruggo”.