La puntata di Report dello scorso 9 novembre 2024, grazie a Bernardo Iovene ed anche con il mio contributo, ha illustrato come i dati sanitari in Campania peggiorano costantemente a causa della assoluta inerzia della politica regionale nel risolvere i problemi causati da 40 anni almeno di disastri ambientali, con non meno di 2746 siti inquinati da bonificare censiti da Ispra nel 2023, al 90% nelle Province di Napoli e Caserta (Terra dei Fuochi).
Silenzio assoluto dei media locali su questa puntata mentre anche mercoledì, e con sommo orgoglio, il nostro Presidente De Luca ha presentato i dati sulle rinnovabili in Campania definendo la Regione come la più “sostenibile” di Italia, dimenticando che resta la Regione con i peggiori dati sanitari innanzitutto per disastri ambientali.
Restiamo unica Regione di Italia con zero assoluto di impianti finali di smaltimento a norma da oltre 40 anni. L’orgoglio di ieri è dovuto in particolare al notevole incremento intraregionale, di impianti per energie rinnovabili, specie eolico: ben 638 maxi pale! E’ paesaggio ormai acquisito specie nel tratto di autostrada Napoli-Bari che va da Grottaminarda a Candela, quello di una foresta di pale eoliche enormi nello stesso territorio (Vallata) dove all’epoca il governo Berlusconi (2008) voleva realizzare una maxi discarica regionale per non meno di 20 milioni di tonnellate.
Oggi quel territorio non ha subito una maxi discarica ma una vera foresta di pale, che hanno reso comunque molti ettari non utilizzabili per agricoltura o pastorizia. Siamo in un territorio a bassa densità abitativa (circa 60 abitanti/kmq): quelle pale eoliche, cresciute in modo selvaggio, assicurano oggi una notevole produzione di energie rinnovabili.
In un impeto di orgoglio nel corso della riunione, il nostro presidente ha quindi aggiunto di avere ormai quasi del tutto avviato a soluzione anche l’atavico problema campano della gravissima carenza di impianti di compostaggio con la prossima realizzazione di non meno di 11 impianti di compostaggio sul territorio regionale.
Uno dei maggiori misteri dolorosi della Campania era e resta quello di come vengono scelte le località dove fare sorgere gli impianti di compostaggio. Essi sono tra gli impianti meno “accettati” dalle popolazioni dove dovrebbero essere costruiti, e per un motivo ben preciso: la totale assenza di tracciabilità certificata dei rifiuti umidi in ingresso che ha portato per gli oltre 50 impianti che si è tentato di costruire negli ultimi vent’anni, alla ribellione dalle popolazioni ivi residenti o alla chiusura degli impianti per gravissima contaminazione causata da materiali anche tossici non conformi entrati senza validi controlli a monte con conseguenti puzze che impediscono la sopravvivenza in prossimità.
E’ infatti sufficiente rivedere Report su Acerra per osservare come sia ben documentata ancora oggi il notevole inquinamento da materiale non conforme proveniente dai fanghi di depurazione non tracciati.
L’assenza di impianti di smaltimento finale e per il trattamento dei fanghi di depurazione rendono questo materiale (simile ai rifiuti umidi) il più pericoloso tra i materiali non conformi che finiscono per infiltrarsi negli impianti di compostaggio in Campania, come dimostrato in decenni di inchieste e sequestri. In questi giorni, abbiamo registrato pure l’ennesima mobilitazione di numerosi Comuni e migliaia di cittadini del Casertano contro la proposta di realizzazione di un ennesimo maxi impianto di Biodigestione anaeraobica a Gricignano di Aversa (110mila tonn/anno).
Una domanda sorge spontanea specie dopo avere preso atto della vera foresta di pale eoliche che ha invaso i territori campani interni. Dal momento che non è possibile né vivere né coltivare né fare pastorizia sotto le maxi pale eoliche perché sino ad oggi a nessuno è venuto in mente di ubicare almeno qualcuno dei pur indispensabili impianti di compostaggio e/o biodigestione, giusto sotto o in prossimità di qualcuna di quelle pale eoliche?
Da anni mi pongo questa domanda e penso ad una proposta a mio parere razionale ma mai presa in considerazione nella Regione oggi più sostenibile di Italia ma che resta con i dati sanitari peggiori di Italia innanzitutto per inquinamento ambientale e carenza di impianti a norma?
Alla Campania servono almeno 400mila tonnellate di compostaggio. Le tre province a superficie maggiore intraregionale (Avellino Benevento e Salerno) portano a Napoli (maxi inceneritore di Acerra) ogni giorno i loro rifiuti indifferenziati per non meno di 150mila tonnellate/anno. Perché, per almeno una quantità pari a quella dei rifiuti indifferenziati (150mila tonn/anno) portati ad incenerire ad Acerra (oggi il Comune napoletano con il record italiano di incidenza e mortalità per cancro per disastro ambientale), non si pensa a compensare con impianti di compostaggio ubicati sotto qualche pala eolica anti puzza e che oggi rendono non utilizzabili centinaia di ettari delle nostre zone interne?
Grazie agli strumenti della ZES unica si potrebbero realizzare impianti di compostaggio e offrire lavoro in zone certamente più idonee di Gricignano di Aversa, già nota all’opinione pubblica per i pessimi dati sanitari e per il grave inquinamento delle falde acquifere, sempre in attesa del rapporto Rentri a tutela di tutti. Perché nella scelta delle zone dove costruire impianti di compostaggio o bio digestione non solo non si chiede nulla prima alla popolazione ma soprattutto in trasparenza non si stabiliscono a priori i criteri di scelta?